Bic – Biblioteche Innovazione Comunità, la prima giornata del festival di Bergamo

Dai progetti inclusivi dedicati a persone con fragilità, alle politiche green nelle scelte dei mezzi di consegna, dall’innovazione al factchecking alla creazione di blog, social e portali, dalla rigenerazione urbana alla valorizzazione del territorio.

I bibliotecari si scambiano le loro buone pratiche al BIC, il festival dedicato alle biblioteche in corso allo spazio Daste di Bergamo. Raccontano le loro esperienze prendendo parola sul palco delle ignite talk: interventi che non devono superare i 5 minuti e che potrebbero servire da spunto per altre realtà.

Due le sessioni previste nel primo giorno di lavori al Daste: la prima è stata introdotta dal filosofo Telmo Pievani, la seconda da Alessandro Bollo, esperto in management e progettazione culturale, già direttore del Polo del ‘900 di Torino.

Pievani ha raccontato una storia: quella di Frances Arnold, chimica e ingegnere statunitense che nel 2018 ha vinto il premio Nobel per la chimica. “Frances nel 1976 si trovava a Madrid quando per caso legge “La biblioteca di Babele” di Jorge Luis Borges e ha un’illuminazione: immagina quegli scaffali sterminati pieni di libri senza senso dove solo alcuni contengono frasi di senso compiuto, li immagina pieni di enzimi ed inizia a navigarci dentro, come se fosse una bibliotecaria a caccia di senso. Ci lavora 25 anni inserendo gli enzimi esistenti e applicando tutte le possibili mutazioni. E, grazie alla sua caparbietà, arriva a vincere il Nobel. Questo per dirvi che se si ha un obiettivo bisogna perseverare e che spesso la risposta che si cerca si trova nel libro accanto a quello che si stava cercando. E ci si imbatte per caso. Siamo molto ignoranti, caratteristica che nella scienza è molto positiva, perché ci spinge a scoprire sempre cose nuove. E in questo senso il dialogo è fondamentale, anche tra discipline diverse, perché è dal confronto che arrivano le scoperte più grandi”.

Bollo ha puntualizzato sulla diversa narrazione che deve essere prodotta attorno alle biblioteche: “Negli ultimi 25 anni sono state al centro del cambiamento sociale, culturale, tecnologico. Le biblioteche non sono più i luoghi in cui si prendono in prestito i libri e sono i presidi culturali che maggiormente si sono messi in gioco, uscendo spesso dalle loro zone di comfort. È necessario lavorare sui luoghi e sulla vocazione degli spazi che possono essere inclusivi, abilitanti e militanti: le biblioteche hanno tutte e tre queste caratteristiche ma devono lavorare maggiormente sulla narrazione che viene fatta attorno a questi luoghi. Devono raccontarsi diversamente per uscire dallo stereotipo valorizzando tutte le loro potenzialità”.

Tanti i progetti presentati negli interventi dei partecipanti. Laura Boni, responsabile del Sistema Bibliotecario Urbano di Bergamo ha parlato dei progetti attivi nell’ambito dell’inclusione, come “La biblioteca a casa tua” e il progetto Incoop, che coinvolgono giovani con fragilità, o la biblioteca del carcere.

Anche il progetto BookBox coinvolge persone con disturbi dello spettro autistico. Ne ha parlato, commuovendosi, Stefania Romagnoli della biblioteca La Fornace di Maiolati Spontini, in provincia di Ancona: “Book Box permette di coinvolgere i ragazzi nella raccolta di libri donati dalle case editrici o dai cittadini, che possono lasciarli in scatole disseminate in giro per la città. Una volta raccolti e catalogati, questi libri vengono distribuiti nelle sale d’attesa degli ambulatori, dei pronto soccorso, nei centri estetici, delle parrucchiere, delle aziende e in tutti i luoghi di attesa. Le persone che collaborano al progetto si occupano di cambiare periodicamente i titoli. Il dentro non basta più, andiamo noi a stanare i nuovi utenti della biblioteca”.

C’è il progetto bergamasco DigEducati, finalizzato alfabetizzazione digitale sostenuto da Fondazione della Comunità Bergamasca insieme a Fondazione Cariplo e Impresa sociale ‘Con i Bambini’. Illustrato da Chiara Di Carlo della Biblioteca di Seriate, promuove, per il triennio 2021-2024, attività dedicate ai bambini dai 6 ai 13 anni.

Ci sono i progetti, quasi tutti nati dall’esperienza del Covid e legati quindi alle nuove tecnologie.

C’è Librida, illustrato da Maria Stella Rasetti della biblioteca San Giorgio di Pistoia, che nel lockdown ha organizzato una fiera del libro digitale che è poi diventata uno spazio virtuale permanente dove gli utenti possono interagire con i bibliotecari, porre domande, chiedere informazioni, ricevere un servizio virtuale come quello in presenza.

Damiano Orrù dell’Università di Roma Tor Vergata ha parlato di BiblioVerifica, un blog di bibliotecari nato per sviluppare il senso critico dell’utente al quale vengono fornite informazioni rispetto alle strategie di verifica delle informazioni.

Davide Bassi della Rete Bibliotecaria di Mantova ha illustrato il progetto della Casa Digitale del Lettore, un portale a metà tra un blog e un social network. “Funziona come un catalizzatore, come hub delle esperienze di lettura, una comunità attiva e dialogante di lettori, in particolare rivolto al pubblico giovanile. Abbiamo avviato un percorso con le scuole superiori come esperienza di alternanza scuola lavoro: 274 ragazzi hanno aderito, un numero straordinario per la nostra provincia. In tanti si sono appassionati al mondo della biblioteca e, incredibilmente, alla catalogazione, tant’è che alcuni hanno cominciato a catalogare la biblioteca scolastica”.

Lorenzo Gobbo, delle Biblioteche dell’università della Svizzera Italiana ha parlato di Gesnet, un modello di rete decentralizzata per l’accesso permanete al patrimonio culturale digitale di cui possono farsi carico le biblioteche per combattere vulnerabilità di internet e garantire la permanenza delle risorse e trasmetterle alle generazioni future.

Per tutti gli appassionati di viaggi, ma non solo, c’è la Mappa Letteraria, un sito illustrato da Daniela Mena dell’associazione L’Impronta, Microeditoria e Centro per il libro e la lettura di Brescia. Il progetto connette libri e luoghi: “La letteratura abita i nostri paesaggi, vogliamo fornire una risposta a lettore viaggiatore che vuole prepararsi, portandosi in valigia non solo le guide. Coloro che conoscono i luoghi e territori sono i bibliotecari, quindi li abbiamo coinvolti chiedendo loro di caricare sul portale i libri che parlano dei loro territori. Vogliamo affermare il concetto di turismo letterario”.

Le biblioteche svolgono un’importante funzione anche a livello di promozione del territorio.

Laura Campopiano della biblioteca Gianico, in provincia di Brescia, ha illustrato il progetto La Funsciù, mutuando il nome da una celebrazione religiosa che avviene in paese ogni dieci anni. Si tratta una biblioteca digitale che mira a salvaguardare il patrimonio storico culturale del comune.

C’è il progetto che la Rete Bibliotecaria Bergamasca ha creato per Bergamo Brescia Capitale della Cultura. Si chiama Produzioni Ininterrotte ed è stato spiegato dal presidente della Rbbg Gianluca Iodice: “Il progetto è nato per trasferire sui territori oltre i capoluoghi le potenzialità di una capitale italiana della cultura. Le biblioteche, così capillari, sono state protagoniste ed hanno attivato alleanze con le associazioni e gli enti del terzo settore creando un calendario di appuntamenti lungo un anno. Il risultato è stato un successo e i numeri parlano: 31 i comuni coinvolti, 33 i luoghi interessati, 40 le associazioni che hanno collaborato, 93 gli eventi da gennaio a dicembre”.

Giancarlo Zoccheddu del Centro Servizi Culturali di Macomer, piccolo centro Sardegna, in provincia di Nuoro ha presentato dodici pillole partendo da citazioni di autori e libri.

Fabio Fornasari è un architetto e museologo che è stato chiamato a riqualificare la biblioteca Sala Borsa Lab di Bologna – Liquid lab, e lo ha fatto con una visione completamente nuova, utilizzando materiali di riciclo.

A Orvieto, la biblioteca Luigi Fiumi ha ideato il Bibliobike service. Roberto Sasso, il referente della biblioteca Luigi Fiumi, ha spiegato il servizio, nato per raggiungere tutte e 36 le frazioni della città, anche quelle più lontane dal centro. Alla Fiumi si noleggiano anche le biciclette e con il ricavato si sostiene il progetto.

Francesco Serafini del Sistema Bibliotecario di Pavia ha illustrato il progetto Biblioinsieme, che ha parlato di quanto i cittadini, nonostante la città offra ben 50 biblioteche, 11 delle quali comunali, abbiano chiesto a gran voce di riattivare le biblioteche di quartiere. Avendo a disposizione pochi fondi hanno chiesto ad associazioni di gestire questi luoghi facendosi carico della riqualificazione, ottenendo risposte entusiaste. Questi spazi sono diventati tematici: una di queste biblioteche è gestita da un’associazione di gaming, un’altra da una compagnia teatrale ed è specializzata in libri dedicati al cinema, al teatro e alla musica.

BIBLIOTECA DI CONFINE GIACOMO BARONI

Giacomo Baroni ha parlato di una realtà particolare, come la biblioteca di Rosarno: “Troppo spesso ci definiamo biblioteche di confine, marginali, situate in luoghi difficili, ma vorrei che questa logica, grazie alle nostre azioni concrete, si possa ribaltare. Dal confine possiamo anche osservare a distanza ciò che avviene al centro, possiamo sperimentare. La nostra società cooperativa si chiama Kiwi e facciamo della cultura il nostro lavoro. Siamo un gruppo di professionisti che ha deciso di investire in Calabria, a Rosarno, per riabilitare questo territorio troppo spesso etichettato come marginale. Abbiamo riaperto la biblioteca, abbiamo tolto le cancellate che chiudevano lo spazio e abbiamo avviato una progettazione con scuole della città per ridisegnare la biblioteca di Rosarno, insieme. Abbiamo inserito una playstation per portare bambini in biblioteca, facciamo teatro, corsi di ceramica, yoga, presentiamo libri, facciamo incontri con gli autori. La biblioteca è un luogo flessibile e versatile, quasi una casa. Tant’è che sfruttiamo eventi popolari come ad esempio il festival di Sanremo per attirare le persone, che vengono a vedere insieme la finale, la commentano, socializzano, si conoscono. I cittadini non solo utenti, ma partecipano a creazione di prodotti culturali come ad esempio la guida di Rosarno o la progettazione di un gioco per la costruzione di storie. C’è anche biblioteca fuori, per strada, nelle piazze, per azzerare il divario di chi frequenta la biblioteca e chi no, senza limiti”.