Manovra economica, Senato approva

L’Aula del Senato ha votato la fiducia posta dal governo sul maxi emendamento alla manovra con 113 voti favorevoli, 70 contrari e 2 astenuti. “Tutto bene quel finisce bene”, il commento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo l’approvazione.

“Forse Salvini mi manderà il carbone”, scherza quindi coi giornalisti che gli chiedono dei rapporti con il vice premier. Nell’iter della manovra in seno alla Lega non è mancato qualche malumore per le misure sulle pensioni poi riformulate per un compromesso finale.

“L’ammontare complessivo” della manovra “è salito perché con l’ultimo maxi emendamento abbiamo integrato gli stanziamenti per transizione 5.0 e la Zes, soprattutto il settore delle opere pubbliche per le imprese sull’adeguamento prezzi. Tiene tutto e vale complessivamente circa 22 miliardi“, ha continuato Giorgetti dopo il via libera, definendo la manovra “una buona legge di bilancio che conferma una buona traiettoria positiva per il Paese e per gli italiani”.

Quindi il ministro ha rivendicato gli interventi “su questioni che sembravano quasi impossibili: la detassazione degli aumenti contrattuali era qualcosa che è stato chiesto da sempre dai sindacati e lo abbiamo fatto per i lavoratori dipendenti con i redditi più bassi”. Ancora, “la tassazione all’1% dei salari di produttività anche è sintomatica della direzione verso cui si deve andare Quindi: un bilancio positivo che dimostra come tutto il governo sostiene questa linea impostata tre anni fa”, ha detto ancora il numero uno del Mef.

Le misure sulle imprese in manovra rispondono alle esigenze degli industriali, ha poi spiegato Giorgetti. “Se andate a vedere le richieste del presidente di Confindustria Orsini prima dell’inizio della legge di bilancio, vedrete che quadrano esattamente con il tipo di risposte che abbiamo dato”, ha sottolineato il numero uno del Mef. E a chi gli fa notare che secondo l’opposizione si poteva fare di più risponde con ironia: “C’è anche una canzone che lo dice…”.

“Il Senato approva”, quindi, ma il momento della proclamazione in aula degli esiti del voto di fiducia arriva l’animata discussione tra il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo il ministro Giorgetti. E’ Romeo che si avvicina a Giorgetti, seduto ai banchi del governo. Il capogruppo del Carroccio spiega qualcosa al ministro, si sbraccia e Giorgetti annuisce, senza però mostrare grande convinzione. Poi, a un certo punto, il ministro si alza di scatto, replica anche lui sbracciando, raccoglie le sue cose e va via senza salutare, lasciando il collega di partito sul posto. Intanto la manovra è stata approvata e infatti, prima di lasciare l’aula, Giorgetti riceve i complimenti di alcuni senatori. Nelle ultime ore il confronto sul testo del maxiemendamento alla manovra, in particolare per quel che riguarda le pensioni, era stato particolarmente acceso anche tra la Lega e il titolare dell’Economia.

Al termine delle dichiarazioni di voto, l’opposizione ha intanto protestato in Aula: i senatori del Pd hanno esposto dei cartelli con la scritta ‘Voltafaccia Meloni’, mentre quelli del M5S sventolavano l’opuscolo ‘Tre anni di tasse’ sul governo.

La Commissione bilancio del Senato ha concluso in mattinata l’esame del maxi-emendamento, il provvedimento è quindi tornato in Aula per le dichiarazioni di voto. Confermato intanto lo stralcio di cinque misure prima del nuovo round. “Hanno fatto un approfondimento, quindi si è ritenuto di espungere queste disposizioni. Anche per la tenuta costituzionale del provvedimento, per non esporci a censura sul piano costituzionale”, ha commentato il viceministro al Mef, Maurizio Leo, rispondendo a chi gli chiedeva un commento sullo stralcio delle cinque norme.

Si tratta della norma che permetteva a quei datori di lavoro che non pagano adeguatamente i propri lavoratori di non corrispondere gli arretrati nel caso si siano comunque attenuti agli standard di alcuni contratti collettivi; lo stop all’inconferibilità di incarichi nelle amministrazioni statali, regionali o locali a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati dalle stesse; la norma che riduce da 3 anni a 1 anno il cosiddetto divieto di ‘sliding doors’, cioè il divieto per i dipendenti che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di svolgere, alla cessazione del rapporto di lavoro, incarichi presso privati inerenti all’attività svolta nella Pa; le disposizioni in materia di magistrati fuori ruolo, tra cui la riduzione da 10 a 4 anni dell’anzianità di servizio per poter essere autorizzati al collocamento fuori ruolo; la revisione della disciplina del personale Covip.


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