Sono convinto che le battaglie civili vadano affrontante avendo il coraggio di prendere provvedimenti decisi e concreti. Quello contro il fumo all’aperto è un provvedimento che sembra richiamare, per impostazione, quello della chiusura delle porte dei negozi, una battaglia ideologica superata dall’evidenza dei dati.
Qui il tema riguarda fumo, inquinamento e salute. Si tratta di questioni complesse che toccano sia aspetti educativi che di salute pubblica.
In merito al fumo, sarebbe opportuno considerare l’importanza di un approccio educativo, piuttosto che limitarsi a introdurre ulteriori restrizioni che, ai fini pratici, avrebbero ripercussioni economiche negative sui pubblici esercizi e nessun effetto sui fumatori.
Credo invece che un investimento significativo andrebbe inserito nei percorsi scolastici per sensibilizzare i giovani fin da piccoli sui danni del fumo, coinvolgendo medici, esperti e “influencer” seguiti da ragazze e ragazzi. Magari trovando qualche voce di bilancio nelle entrate dei monopoli statali.
Riguardo a eventuali messaggi istituzionali, sarebbe un gesto significativo se figure pubbliche, come assessori comunali o altre istituzioni, potessero offrire un esempio diretto impegnandosi a smettere di fumare e condividendo il percorso con i cittadini, sottolineando che la salute personale e pubblica va ben oltre la distanza prescritta dalla legge, sia essa di 8.5 metri o 10.5 metri.
E infine, per quanto riguarda l’applicazione dei regolamenti, sarà interessante osservare come verranno gestiti in futuro in occasione di eventi pubblici, assicurandosi che eventuali normative vengano applicate in modo coerente.
Così il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri in un post su Facebook.
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