Non solo coronavirus, ospedali in affanno anche per ricoveri da altre patologie.

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Non è solo l’aumento crescente dei malati di Covid-19 a mettere in difficoltà gli ospedali, ma anche il gran numero di pazienti non Covid che arrivano in pronto soccorso per altre malattie e che rischiano di mettere in affanno la macchina organizzativa. A lanciare l’allarme è Stefano Centanni, direttore dell’unità di Pneumologia dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano.

Al San Paolo hanno già riempito i 18 posti del reparto di terapia semi-intensiva respiratoria per Covid inaugurato lo scorso settembre, ma oltre ai reparti di terapia intensiva e malattie infettive, “ora la grande pressione ci arriva dai pazienti non Covid, oltre che da quelli che arrivano al pronto soccorso per un problema urgente e poi scoprono lì di essere positivi al coronavirus”, continua Centanni.

Uno dei problemi da affrontare subito in questa fase è dunque quello di attrezzare reparti per malati positivi al SarsCov2 ma che hanno altre patologie diverse, “che saranno sempre di più, visto l’aumento dei casi. E poi i malati non Covid, anche non urgenti, che vanno comunque gestiti in sicurezza. Credo che per loro la soluzione migliore sarebbe trovare dei piccoli ospedali, intorno alle grandi città, per gestirli in tutta sicurezza”.

Ora, per via della gran quantità di malati Covid e non Covid in arrivo in ospedale, “saremo purtroppo costretti a ridurre le visite ambulatoriali, per cui avevamo cercato di recuperare gli arretrati causati dai mesi di lockdown. Le liste d’attesa torneranno ad allungarsi”, prosegue.
E poi c’è il problema del personale medico, infermieristico e ausiliario, “ancora insufficiente”, lamenta Centanni. Per quanto riguarda invece i pazienti più fragili, i due ospedali milanesi consentono l’ingresso di un parente, che però deve essere risultato negativo al tampone. “Ricominciare è doloroso professionalmente e molto impegnativo psicologicamente – conclude – Ce lo aspettavamo, ma non è piacevole fare a ritroso un percorso già vissuto, anche perchè non ci sono soluzioni alternative disponibili”. (ANSA).