Nasce a Saronno la terapia subintensiva: un “volano strategico” che guarda al futuro

Lo sviluppo della medicina degli ultimi cinquant’anni è stato caratterizzato da straordinari progressi tecnologici e conoscitivi. Pazienti sempre più critici, cioè gravi ed instabili, possono essere trattati con successo.

L’impiego delle conoscenze e delle tecnologie comporta la necessità di aumentare l’intensità con cui infermieri e medici si occupano dei loro pazienti. Il fattore umano nell’assistenza e cura non è stato sostituito da nessuna tecnologia, anzi maggiore è la quantità e la qualità della tecnologia impiegata, maggiore è l’impiego di lavoro infermieristico e medico.

Queste necessità organizzative e di impiego delle risorse umane hanno portato ad una divaricazione tra strutture ad alta intensità di cura, le terapie intensive, e le strutture a bassa intensità di cura, le degenze ordinarie. Ciò ha comportato la necessità di collocare correttamente e in modo appropriato i pazienti.

Non è non solo un problema di risorse economiche, ma anche di danni generati dalla troppa intensità: l’uso di dispositivi e macchine, ma anche le pratiche intensive possono nuocere anche gravemente al paziente che non ne ha bisogno. Per questo motivo sono nate le unità di terapia subintensiva capaci di svolgere il ruolo di “cerniera” in fase acuta tra l’area critica e le degenze ordinarie.

“L’implementazione della terapia subintensiva all’Ospedale di Saronno” spiega la Dott.ssa Alba Sciascera, Primario della Unità Operativa Complessa di Medicina “nasce da una direttiva regionale (DECRETO-LEGGE 19 maggio 2020, n. 34: Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19) di convertire in subintensiva alcuni posti di degenza ordinaria medica, correlata alla recente emergenza Covid; necessità di monitoraggio con timing e acquisizione di informazioni maggiori, per far sì che il paziente, in precario equilibrio di vita, possa avere le necessarie attenzioni assistenziali, sia da parte dei medici sia degli infermieri”.

Il progetto di terapia subintensiva dell’Ospedale di Saronno parte inizialmente dalla formazione del personale infermieristico, attraverso la presenza costante di infermieri provenienti dall’area critica (terapia intensiva UTI e terapia intensiva cardiologica UTIC).

L’attività infermieristica in area critica richiede lo sviluppo di competenze assistenziali avanzate; per tale motivo il progetto parte dalla formazione di formatori, con un programma ECM di gruppo di miglioramento. L’obiettivo, attraverso l’implementazione delle conoscenze tecniche e la condivisione con i medici di protocolli terapeutici, è garantire un approccio più intenso anche al paziente anziano e/o polipatologico che non avrebbe la necessità di terapia intensiva o che sarebbe a maggior rischio di danno clinico se ricoverato in area critica.

Questi pazienti affetti per esempio da sepsi, scompenso cardiaco, insufficienza respiratoria necessitano comunque di un monitoraggio più stretto, per compensare il possibile squilibrio emodinamico, di aggiustamento terapeutici più frequenti.

Il personale della terapia subintensiva deve acquisire un’elevata flessibilità in grado di adeguarsi all’evoluzione delle caratteristiche dei pazienti e delle richieste assistenziali per garantire una elevata qualità dell’assistenza

Il padiglione Marrone dell’Ospedale cittadino, da sempre dedicato alla degenza medica, vedrà la conversione di alcuni letti in Medicina Subintensiva, grazie al finanziamento regionale.

È stato equipaggiato con macchinari come ventilatori, alti flussi, ecografi e altre apparecchiature specifiche. Questi letti vengono affidati agli stessi infermieri dell’area di degenza medica, adeguatamente addestrati, favorendo così la continuità delle cure e riducendo la dispersione delle informazioni in casi di miglioramento del paziente e step down da area critica ad area medica generale.

Inoltre, ciò consente al paziente di rimanere in un contesto dotato di tutti gli standard tecnologici intensivi caratterizzato da un livello assistenziale diverso, migliorando l’immediato aumento dell’intensità delle cure in caso di eventuale peggioramento della condizione clinica.

Il Dott. Daniele Sironi, Responsabile dell’U.O. di Terapia Subintensiva, spiega così le motivazioni della scelta “Ci è sembrato naturale stabilire la terapia subintensiva al Padiglione Marrone, dove c’è personale medico già formato alla gestione delle acuzie cliniche, in grado di erogare prestazioni specialistiche di livello come ecografia d’urgenza al letto del paziente (bedside) e valutazioni polispecialistiche grazie alla costante presenza di specialisti in infettivologia, pneumologia o medicina d’urgenza che fanno già parte dell’equipe di Medicina. È un approccio culturale diverso, con il superamento delle attuali rigide divisioni disciplinari, che mira a coinvolgere ed integrare diverse discipline mediche per facilitare le sinergie clinico-organizzative senza ridimensionare l’identità delle discipline coinvolte, garantendo comunque l’integrazione e il coordinamento di tutte le figure professionali necessarie ad apportare le competenze indispensabili per la gestione di tali pazienti, facilitandone anche l’integrazione con le strutture e le competenze che sovraintendono alla gestione dei medesimi pazienti nei livelli più bassi di intensità assistenziale”.

Il progetto non richiede una quantità di risorse umane in eccesso ed è sostenibile perché il fulcro della realizzazione è l’organizzazione di processi. Il meccanismo sta nel definire un linguaggio comune tra infermieri e medici. È un sistema organizzato per erogare le cure necessarie a pazienti in condizioni di diversa criticità, attraverso assistenza medica e infermieristica, con capacità di modulare il monitoraggio e le molteplici modalità di supporto delle insufficienze d’organo. È uno snellimento ma paradossalmente un maggior servizio per il cittadino.

“Si tratta senza dubbio di un progetto ambizioso”, conclude la Dott.ssa Sciascera “che sta al passo coi tempi; guarda al futuro, ma è ben radicato nel presente dell’Ospedale di Saronno e va a vantaggio dei cittadini e di coloro che usufruiscono del nosocomio cittadino. Potrebbe in futuro costituire un “volano strategico” per la dimissione sul territorio di pazienti cronicamente critici (ad es. ventilatore dipendenti) attraverso la identificazione del caregiver, del setting domiciliare o di RSA o di Aree di Cure Palliative/Hospice (pazienti con limitazioni di cure/fine vita) o di Area Riabilitativa post critica”.