Il 5 dicembre torna la Giornata Mondiale del Suolo promossa dalla FAO che, per l’edizione 2025, ha introdotto un tema sfidante: “Suoli sani per città sane” (Healthy Soils for Healthy Cities): l’invito è a prestare attenzione al suolo dove questo è più scarso e, anche per questo, più prezioso, perché proprio nelle città il suolo può offrire il meglio di sé, se ne viene tutelata la presenza e lo stato di salute. La salute del suolo è l’obiettivo prioritario della direttiva europea sul suolo (Soil Monitoring Law), approvata lo scorso mese, che dovrà informare anche l’evoluzione della disciplina di tutela nei Paesi Membri, chiamati a recepire la direttiva nel loro ordinamento entro i prossimi due anni.
Un suolo sano custodisce un ecosistema complesso, dal cui equilibrio dipende la vita di tutti gli organismi terrestri, favorendo una maggiore resilienza agli effetti della crisi climatica: se il suolo scompare o non è sano, il verde deperisce e, in definitiva, l’ambiente urbano diviene sempre più vulnerabile. Al riguardo, Legambiente ha raccolto in un decalogo di principi e regole da seguire per tutelare lo stato di salute dei suoli nelle nostre città, in cui al primo punto c’è ovviamente l’esigenza di conservare e, se possibile, aumentare la dotazione dei suoli nelle città, fermando così il consumo di suolo.
La Lombardia
Lo scenario regionale lombardo che emerge dal rapporto ISPRA 2025 (Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici), che riporta i dati delle trasformazioni avvenute tra il 2023 e il 2024, evidenzia però che il consumo di suolo, più che le grandi città lombarde, tende ad affliggere i comuni di piccole e medie dimensioni, terreno di caccia privilegiato per gli operatori economici che hanno bisogno di realizzare in tempi rapidi il loro business. In assenza di un quadro legislativo chiaro e prescrittivo, il livello comunale è quello in cui la discrezionalità che informa l’azione amministrativa è più suscettibile alle pressioni dei gruppi immobiliari.
“Tutelare la salute e l’estensione di suolo libero non è un’opzione, ma un percorso obbligato,” spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. “Il consumo di suolo non si fermerà, in assenza di norme efficaci. I dati lombardi, assai preoccupanti, dovrebbero spingere l’istituzione regionale non solo a consolidare le tutele esistenti, ma anche a investire progettualità e risorse economiche sulla filiera della riabilitazione delle aree dismesse, necessaria per offrire agli operatori alternative economicamente praticabili rispetto alla rapina dei suoli ancora liberi.”
Un dato interessante che emerge dal rapporto ISPRA è che il consumo di suolo non si distribuisce in modo omogeneo, ma tende a concentrarsi: ben il 35% del consumo di suolo lombardo è avvenuto all’interno di trasformazioni che hanno interessato appena trenta comuni, il 2% dei comuni della regione.
Nel resto dei territori compaiono le ordinarie piccole e medie trasformazioni, registrate nella maggioranza dei comuni lombardi. Legambiente, con l’aiuto dei suoi ottantatré circoli territoriali, è andata a vedere, provincia per provincia, cosa è successo l’anno scorso in Lombardia nei trenta comuni più voraci di suolo. I dati (espressi in ettari di suolo consumato) si riferiscono esclusivamente a quanto cantierizzato tra il 2023 e il 2024.
Le province lombarde
In provincia di Bergamo il capoluogo si fa notare per episodi di espansione urbana che riguardano vari interventi, tra cui i cantieri per la nuova metrotranvia della Val Brembana. Le espansioni dell’aerostazione e degli insediamenti commerciali connessi riguardano anche i vicini comuni di Orio al Serio e Seriate, mentre nelle aree dell’Isola Bergamasca e della bassa pianura si segnalano per importanza le nuove logistiche a Filago, Osio Sotto e Calcinate.
In provincia di Brescia i cantieri della nuova linea ad alta velocità stanno lasciando impronte importanti nel paesaggio dei colli morenici, tra Calcinato, Lonato e Desenzano, mentre ampliamenti di sedimi e piazzali industriali nella zona di Ospitaletto e nuove infrastrutture viarie a Montichiari contribuiscono al dato di consumo di suolo di questi due comuni.
In provincia di Cremona spicca il piccolo comune di Pessina Cremonese, per gli ampliamenti connessi alla crescita di un grande allevamento intensivo.
In provincia di Mantova continua a svilupparsi a spese della campagna il distretto logistico lungo l’autostrada del Brennero tra il capoluogo di provincia e San Giorgio Bigarello, mentre a Marmirolo si segnalano ampliamenti industriali insieme a nuove installazioni fotovoltaiche.
In provincia di Milano spicca il nuovo grande Data Center in costruzione nelle campagne di Noviglio, mentre nel capoluogo le grandi trasformazioni riguardano in particolare il “PalaItalia” (ora Arena Santa Giulia) in via di ultimazione per le Olimpiadi invernali. Il dato di San Vittore Olona è da riferirsi alle vasche di laminazione di recente ultimazione, mentre Bollate si segnala per importanti interventi di sviluppo immobiliare che stanno saturando gli spazi residui della prima cintura urbana. Abbiategrasso ha realizzato un nuovo polo commerciale e direzionale nella sua periferia nord ovest, mentre a Cusago sta prendendo forma un grande quartiere residenziale, destinato ai ‘milanesi in fuga’ dalla città, al pari di quanto sta accadendo nelle campagne dal lato opposto della città metropolitana, a Gessate.
In provincia di Monza, un un territorio già saturo di urbanizzazioni, si riescono ancora a trovare terreni agricoli da rosicchiare, ma a Carnate risalta la grande vasca di laminazione. In attesa che arrivi il vero ecomostro, lo sventramento di Pedemontana che sta aprendo i suoi cantieri.
In provincia di Pavia, i nuovi consumi di suolo riguardano la logistica, come a Bressana Bottarone, o gli ampliamenti di cave, nel caso di Pieve del Cairo, ma anche impianti fotovoltaici (in questo caso si dovrebbe parlare di suolo ‘in prestito’ più che definitivamente consumato), come a Verretto.
Anche la provincia di Sondrio non è esente da consumi di suolo. La preparazione dell’evento olimpico si fa sentire a Livigno, dove si evidenzia l’impatto dei cantieri per nuove piste e impianti per sport invernali, ma anche a Samolaco, in Valchiavenna, dove il consumo di suolo si associa ai cantieri per la nuova strada Trivulzia e l’ampliamento delle connesse cave.
In provincia di Varese, infine, il consumo di suolo si associa a importanti deforestazioni: è avvenuto a Casorate Sempione, per la nuova bretella ferroviaria Gallarate-Malpensa, e a Busto Arsizio, dove sono partiti i cantieri per la nuova variante della SP341, in direzione Samarate-Malpensa.
In tre province, stando all’ultimo rapporto ISPRA, nel 2024 non ci sono stati episodi macroscopici di consumo di suolo: si tratta delle lariane Como e Lecco, e della provincia di Lodi. Qui il fenomeno si è svolto solo nella forma ‘molecolare’ delle piccole e medie trasformazioni, registrate nella maggioranza dei comuni lombardi.
“Lo sviluppo diseguale del consumo di suolo è frutto di dinamiche di mercato e di scelte infrastrutturali che il territorio è costretto a subire,” denuncia Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Il fenomeno mette in luce anche quanto il principio di discrezionalità dell’azione amministrativa sia troppo spesso inteso da alcuni comuni come una licenza di consumare suolo, soprattutto quando a spingere sono grandi gruppi, spesso multinazionali, della logistica industriale e del settore Big Tech legato ai data center.”
Tabella:
I 30 comuni lombardi ‘mangiasuolo’ nel 2024 (dati in ettari, Ha, variazione 2023-2024)
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