Tra barricate e salotti: viaggio nella Milano rivoluzionaria

Da Mazzini a Clara Maffei, passando per Bertani e Cattaneo, quattro vie ricordano la Milano che preparò l’insurrezione e immaginò la nazione moderna

Nel lungo Ottocento italiano, Milano sperimentò l’occupazione austriaca e fu una capitale di idee, di cospirazioni e di reti patriottiche. Nelle sue strade e nei suoi salotti circolarono proclami, giornali clandestini, progetti di insurrezione, ma anche discussioni sull’assetto futuro dello Stato, sui diritti civili, sull’educazione di un popolo che si scopriva nazione.

Le Cinque Giornate del 1848, quando la città si sollevò contro il dominio austriaco, non furono un episodio isolato, ma il punto di coagulo di un lavorio politico e culturale durato decenni. Milano era il cuore economico del Lombardo-Veneto, ma anche uno dei nodi principali della rete rivoluzionaria italiana: qui passavano emissari della Giovine Italia, qui si incontravano i democratici e i moderati, qui si organizzavano comitati, società di mutuo soccorso, raccolte di fondi, ospedali da campo.

Questa storia oggi si legge anche nella toponomastica: nel Centro Storico e nei quartieri limitrofi troviamo vie dedicate a figure che hanno vissuto Milano come laboratorio di politica e di cultura rivoluzionaria. Via Giuseppe Mazzini, Via Carlo Cattaneo, Via Clara Maffei e Via Agostino Bertani disegnano una geografia della Milano del Risorgimento, in cui si intrecciano teoria e azione, pensiero e cospirazione, salotti letterari e barricate.

Via Giuseppe Mazzini

Giuseppe Mazzini è una delle figure centrali del Risorgimento italiano: patriota, teorico politico e animatore della Giovine Italia, diede alla lotta per l’indipendenza un orizzonte repubblicano e democratico, fondato sull’idea di una nazione unita non solo da confini, ma da doveri e responsabilità morali. La presenza di Via Giuseppe Mazzini nel cuore di Milano – una strada del Centro Storico, a ridosso del Duomo, è un segno tangibile di quanto la città si riconosca in quella stagione di lotte.

Milano fu una delle città in cui le idee mazziniane attecchirono con maggiore forza: vi si diffusero le sue pubblicazioni clandestine, nacquero nuclei della Giovine Italia, si formarono reti di cospiratori che pagarono spesso con il carcere e l’esilio la loro scelta. Dopo l’insurrezione del marzo 1848, Mazzini fu presente in Lombardia nei mesi successivi alle Cinque Giornate, lavorando a contatti con i democratici milanesi e con i volontari che volevano proseguire la guerra contro l’Austria.

La via che porta il suo nome, nel dedalo di strade tra la piazza del Duomo e le arterie commerciali centrali, restituisce questo ruolo di “coscienza inquieta” del Risorgimento, che a Milano trovò uno dei suoi teatri decisivi.

Via Carlo Cattaneo 

Se Mazzini è il profeta dell’Italia unita, Carlo Cattaneo è la mente che, nelle Cinque Giornate, lega la tradizione illuminista lombarda alla pratica insurrezionale. Nato a Milano, formatosi negli ambienti colti cittadini, Cattaneo fu storico, economista, filosofo e uno dei principali teorici del federalismo repubblicano.

Nel marzo 1848, quando la città insorge contro gli austriaci, diventa uno dei protagonisti dell’insurrezione: le fonti ricordano il suo ruolo nel Consiglio di guerra e nella guida politica dei giorni di combattimento, in cui si oppose anche a compromessi ritenuti troppo favorevoli alla monarchia sabauda.

Via Carlo Cattaneo è oggi una breve strada del Centro Storico, non lontana dall’asse che collega il Duomo alle zone di Brera e Castello. La sua collocazione centrale è coerente con il ruolo che Cattaneo svolse nella storia cittadina: dalle aule in cui insegnava alle riunioni politiche, il suo lavoro si svolse dentro e per Milano. Dopo la sconfitta del 1848, Cattaneo scelse l’esilio in Svizzera piuttosto che accettare compromessi con il nuovo Stato monarchico; pure, la città lo ha riconosciuto tra i suoi grandi, ospitandone le spoglie nel Famedio del Cimitero Monumentale e intitolandogli una via nel cuore urbano.

Via Clara Maffei

Accanto alle figure dei teorici e dei combattenti, Milano rivoluzionaria deve molto anche a una figura femminile: Clara Maffei, nata Chiara Carrara Spinelli.

Trasferitasi giovane a Milano, sposa nel 1832 il poeta Andrea Maffei e pochi anni dopo dà vita a quello che diventerà il celebre salotto Maffei. Nato nel 1834 in via Tre Monasteri e poi trasferito, tra l’altro, in via Bigli, il salotto divenne un punto di incontro per artisti, letterati e patrioti del Risorgimento: vi passarono Manzoni, Verdi, Hayez, Massimo d’Azeglio, ma anche democratici e cospiratori che discutevano del futuro dell’Italia e della Lombardia.

Via Clara Maffei, oggi, è una strada centrale di Milano con, in un’area urbana segnata da edifici residenziali e uffici, servita dalle stazioni della metropolitana di San Babila e Palestro e da linee di superficie. La scelta di intitolare una via alla contessa patriota riconosce il ruolo del suo salotto come “laboratorio” della Milano risorgimentale: uno spazio in cui la rivoluzione non si preparava solo con le armi, ma attraverso relazioni, letture, discussioni politiche e culturali. Maffei sostenne iniziative patriottiche, favorì contatti tra esponenti democratici e moderati, accompagnò il passaggio da un patriottismo romantico a una più concreta mobilitazione civile. La sua memoria oggi è custodita anche nel Famedio del Monumentale, dove è iscritta tra le cittadine illustri della città.

Via Agostino Bertani

Agostino Bertani è uno dei volti più concreti e “operativi” della Milano rivoluzionaria. Nato in città, si laurea in Medicina e chirurgia all’Università di Pavia e nel 1840 viene nominato chirurgo aiutante all’Ospedale Maggiore di Milano: un ruolo che lo mette al centro della vita sociale e sanitaria lombarda.

Durante le Cinque Giornate, Bertani organizza l’assistenza ai feriti e partecipa alla difesa della città; successivamente sarà protagonista anche della Repubblica Romana del 1849 e delle guerre garibaldine, per poi diventare uno dei leader dell’Estrema sinistra storica nel Parlamento dell’Italia unita, impegnandosi per riforme sociali e diritti più ampi.

Via Agostino Bertani si trova nella zona nord-ovest di Milano, nell’area Sempione/Arco della Pace, come indicano le fermate di tram e bus che la servono. È una via che attraversa un quartiere residenziale ottocentesco-novecentesco, non distante da edifici pubblici e da strutture sanitarie, e ben si presta a ricordare un medico che ha legato la propria professione alla causa nazionale. In Bertani la dimensione rivoluzionaria non è solo ideologica: consiste anche nel ripensare l’organizzazione sanitaria durante le insurrezioni e nel considerare la cura dei feriti un atto politico, oltre che professionale.


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