Il sistema sanitario italiano mostra i segni di una grave crisi ma nonostante ciò rimane il migliore al mondo.
Occorre intervenire al più presto con determinazione con una riorganizzazione strutturale che tenga conto dei grandissimi progressi della medicina negli ultimi 50 anni,e del miglioramento del livello sociale e culturale della popolazione italiana.
È stato pensato il secolo scorso e da allora troppo è cambiato.
Non c’era la TAC, l’ecografia, la risonanza magnetica ,negli ospedali c’era la medicina generale o la Medina interna da cui in questi anni si sono sviluppate numerose specializzazioni allora inesistenti: nefrologia, diabetologia,infettivologia, endocrinologia, pneumologia,etc.
Nascevano i primi reparti di ematologia e cardiologia; l’oncologia praticamente non esisteva e muoveva i primi passi in pochi istituti scientifici ed ospedali. La radioterapia diponeva solo della cobaltoterapia: non c’erano gli acceleratori lineari, la radioterapia stereotassica,la Gamma Knife, la tomoterapia etc.
Gli stessi cambiamenti hanno attraversato la chirurgia generale.
È cambiato radicalmente il livello sociale e culturale del popolo italiano: oggi c’è internet e sempre più spesso il paziente va dal medico chiedendogli gli accertamenti che vuole fare.
Continuare ad aumentare il finanziamento del sistema sanitario attuale senza un progetto che tenga conto di questi cambiamenti per i prossimi 50 anni è semplicemente un modo per buttare via soldi perché oltretutto non si tiene conto dei problemi, degli errori che l’intero sistema ha messo in evidenza in questi anni.
Il nostro sistema sanitario non deve essere distrutto ma, mantenendo il principio guida che cioè si deve garantire una assistenza sanitaria di qualità a tutta la popolazione italiana, si devono effettuare interventi strutturali anche radicali in modo da renderlo sostenibile e capace di affrontare i progressi che la Medicina farà nei prossimi 50 anni.
Cominciamo dal medico di base detto medico di Medina generale: così come funziona oggi non può continuare.
Non può avere la competenza su tutte le specializzazioni che oggi la medicina ha, come detto in precedenza, e di fronte ad un paziente che ha un problema che potrebbe essere urgente, ma poiché non ha la competenza sufficiente per quella specializzazione ne l’esperienza. ha solo tre scelte: chiedere un approfondimento strumentale diagnostico, una visita specialistica ed ultimo può inviare il paziente in pronto soccorso.
Per come è la situazione attuale se decide per un approfondimento diagnostico col sistema sanitario l’attesa spesso oggi è di mesi e se decide per una visita specialistica sempre con il sistema sanitario spesso il paziente deve attendere altrettanti mesi.
In Italia funziona ancora molto bene il sistema della raccomandazione con l’amico dell’ amico ma questo funziona solo per pochi e non ha niente a che fare con l’organizzazione e quindi il povero medico nel dubbio è costretto ad inviare il paziente in pronto soccorso e questo crea un ulteriore grave problema.
Messo per ora da parte il problema delle liste d’attesa, parliamo del medico di base.
Questi, pur agendo secondo scienza e coscienza, si ritrova troppo personalmente esposto ad eventuali denunce civili e o penali se non chiede il parere dello specialista o un determinato approfondimento diagnostico strumentale.
Il medico di base da una parte ormai ha i media e l’opinione pubblica che gli chiedono di ridurre allo stretto necessario gli approfondimenti quasi fosse il responsabile dei costi della sanità (apparentemente è un libero professionista ma di fatto è un dipendente della ASL e con le impegnative che emette quotidianamente usa i soldi della ASL), dall’ altra parte ha un paziente che può denunciarlo se, anche in buona fede, non chiede un approfondimento e lo denuncia rovinandolo professionalmente, economicamente e magari penalmente. Cosa pensate che il medico scelga di fare ? Se non è masochista deciderà per chiedere l’approfondimento diagnostico! Ma questo è l’inizio dell’ allungamento delle liste di attesa.
Quindi il medico dovrebbe essere realmente libero di prescrivere un determinato esame senza l’incubo di una denuncia civile e o penale in caso di un errore clinico di interpretazione della sintomatologia di un paziente.
Il medico di base lavora in nome della ASL, pertanto questa dovrebbe rispondere direttamente in caso di denuncia con richiesta di risarcimento. Il medico di base dovrebbe essere denunciabile solo dalla ASL in caso di errore commesso con dolo.
Bisogna ricordare che in Italia il 60-70% degli esami effettuati ha esito negativo : è su questo punto che bisogna intervenire per ridurre le liste di attesa, cioè ridare un ruolo primario all’interpretazione clinica di un sintomo o segno clinico di un paziente da parte di un medico e poter quindi richiedere un esame senza l’incubo di una denuncia in caso di errore interpretativo.
Con questo non si vuole certo invocare l’impunibilita del medico ma soltanto che questi dovrebbe essere denunciabile solo se l’errore è commesso con dolo.
Questo principio dovrebbe essere valido per tutti i medici in generale compresi gli ospedalieri e i liberi professionisti.
Con i continui progressi della medicina gli esami prescrivibili aumentano quasi a ritmo esponenziale ogni anno aumentando a dismisura le liste di attesa: quindi è fondamentale in questo momento ridurre gli esami fatti per niente cioè quel 60-70 % detto in precedenza.
E questo si può ottenere solo se il medico ritiene indispensabile quel l’approfondimento diagnostico e non come adesso dove “dato che c’è perché non chiederlo” perché così si fa anche bella figura e oltretutto non si corrono i rischi detti prima.
Ritornando al medico di base c’è poi un banale e venale conflitto di interesse: se si dovesse rifiutare ripetutamente di prescrivere un determinato esame o anche un farmaco perché non lo ritiene coscientemente necessario, questi molto spesso perde il paziente riducendosi masochisticamente il proprio stipendio che è in funzione del numero complessivo di pazienti.
Un altro confitto di interesse per il medico di base si manifesta quando deve prescrivere giustificazioni per giorni di assenza per malattia o infortunio: se si rifiuta ripetutamente perde il paziente esattamente come detto sopra (e al Sud sono numerosi i casi in cui i medici di base sono stati finanche aggrediti, ndr).
Non si può continuare così, è così banale, dovrebbe essere un medico dell’ assicurazione che paga a determinare i giorrni di malattia. Il paziente potrebbe poi fare ricorso un ad una autorità terza neutrale in caso di contenzioso.
Chissà che questo nuovo sistema magari riduca l’assenteismo?
Non si può continuare a mandare sul territorio come medici di base medici magari neo laureati con corsi accelerati di preparazione ma senza nessuna esperienza pratica clinica.
Come si può pretendere che facciano prescrizioni con la massima apprpriatezza clinica con così poca esperienza?
Saranno in grado di ridurre gli esami fatti per niente (60-70%) e quindi le liste di attesa?
In Medicina l’esperienza non è in vendita né si compra: si acquisisce duramente applicandosi quotidianamente.
Non si può continuare con questo sistema: la Medicina non è più quella di 50 anni fa:è non riconoscere i progressi fatti ele nuove specializzazioni nate.
Occorre portare sul territorio l’esperienza e la specializzazione!
Negli ospedali ci sono centinaia di miglia di medici con specializzazioni e decine di anni di esperienza ma che per ragioni oggettive non possono fare ulteriori passi di carriera.Immaginate come possano vivere con passione e felicità il loro lavoro quotidiano: vivono questa realtà con frustrazione quotidiana.
Lo stipendio di un medico di base è più o meno quello di un primario ospedaliero.
Si deve facilitare o e promuovere il passaggio degli aiuti o degli assistenti ospedalieri con 20-30 di esperienza in ospedale. Questi ad oggi, per sfuggire alla frustrazione quotidiana si tuffano nella ricerca di una attività libero-professionale extra moenia anche per incrementare il proprio guadagno mensile.
È chiaro che non deve essere un percorso a senso unico, ma in qualunque momento il medico in oggetto potrebbe ritornare in ospedale, se non soddisfatti della nuova esperienza. Oltretutto il nuovo medico di base nello stesso ambulatorio dove svolge l’attività giornaliera, dopo le ore dovute, può svolgere la sua attività specialistica in libera professione senza dover correre come adesso in giro per la città in cerca di un ambulatorio.
Questo cambiamento radicale potrà essere attuato gradualmente sostituendo progressivamente i medici di base che vanno in pensione; non sono ravvisabili ragionevoli motivi per i quali gli specialisti potrebbero non accettare il passaggio dopo 20/30 anni di ospedale: andrebbero a prendere uno stipendio pari a quello di un primario, potrebbero svolgere la loro attività specialistica libero professionale senza difficoltà incrementando così il loro guadagnano mensile, sarebbero liberi finalmente di trasferire nella pratica clinica quotidiana la loro preparazione professionale e non più costretti, in ospedale, ad accettare ed eseguire strategie terapeutiche decise dall’ alto e che magari tra l’altro non condividevano.
Nell’ era dell’informatica il medico di medicina generale non può lavorare come 50 anni fa: che senso ha che debba fare prescrizioni di farmaci che devono essere assunti cronicamente.
Un esempio banale è quello di pazienti sottoposti a tiroidectomia: per tutta la vita devono poi assumere oralmente l’ormone sostitutivo ed il medico è costretto a ripetere per anni ed anni la stessa prescrizione (!?). Questo vale molti farmaci che devono essere assunti per anni quali i cardiologici, i diuretici, gli anti diabetici alcuni ormoni od anti ormoni come nel carcinoma della mammella ,etc. Ormai c’è il fascicolo sanitario: prescritto un farmaco di questa categoria una prima volta da uno specialista, il paziente dovrebbe poterlo ritirare direttamente in farmacia senza altra inutile burocrazia fino ad una nuova prescrizione da parte di uno specialista che ritiene necessaria una modifica della terapia. Questo vale anche per alcuni accertamenti ematologici cronici: quante impegnative deve emettere il povero medico di medicina generale per controllo della glicemia in una vita di un suo paziente diabetico?(!).Questo vale anche per molte patologie croniche:per pazienti ematologici, nefrologici, oncologici etc.
Si può mai continuare così? È ottusità. Possibile che non ci sia una alternativa nel 2024 e soprattutto per il futuro? Lavorare inutilmente crea solo frustrazione negli operatori.
Sono molti altri gli oneri burocratici che i medici di base devono affrontare ma non è questo il contesto in cui dilungarci.
Pensando al futuro della Medicina si deve segnalare la rapida diffusione di dispositivi impiantabili per il rilevamento della glicemia. Non è fantascienza pensare che in periodo più o meno lungo con lo sviluppo vertiginoso dell’ informaticae della miniaturizzazione, ne avremo progressivamente altri per il controllo di parametri indispensabili per i pazienti ematologici ,oncologici etc,. Questi dati dovranno essere inviati per via informatica a qualcuno: inviarli ad un centro ospedaliero, essendo migliaia, rischierebbero di passare inosservati.
La cosa più logica sarà di inviarli al medico di medicina generale dei singoli pazienti.
In questo modo il medico di base riacquisirà un ruolo cruciale nel monitoraggio e nella terapia del proprio paziente e non sarà più emarginato come adesso e considerato troppo spesso un passacarte.
Infine c’è un’altra incombenza burocratica che non dovrebbe essere più a carico del medico di medicina generale visto l’alto numero di falsi invalidi in Italia.
Questo fenomeno di illegalità costa ai cittadini centinaia di migliaia di euro ogni anno: non si può continuare così!
La procedura per il riconoscimento dell’invalidità viene avviata dal medico di base che, però concretamentee funge da mero passacarte ed oltretutto si trova anche in questo caso in conflitto di interessi perchè se non dà seguito alla richiesta il paziente si rivolge ad un altro medico.
La procedura poi inizia col piede sbagliato perché prevede che la commissione esaminatrice debba eventualmente smentire il parere del medico di medicina generale: parere che può costituire un condizionamento psicologico.
La richiesta dovrebbe essere inviata direttamente ad un commissione di specialisti costituita dall’ente pagatore della invalidità.
In caso di contenzioso il paziente potrà poi rivolgersi ad un commissione neutrale.
Va cambiato subito il sistema perché non è giusto né economico che questi costi vadano a carico della collettività.