San Raffaele, Uil: sicurezza non negoziabile

La situazione che sta emergendo in queste ore sull’Ospedale San Raffaele di Milano
è estremamente preoccupante per gli utenti e insostenibile per chi ci lavora.

Le criticità non nascono oggi: la UIL Lombardia e la UIL FPL Milano le stanno monitorando e segnalando da tempo, attraverso i propri dirigenti sindacali, la RSU e riscontri diretti raccolti tra le lavoratrici e i lavoratori della struttura, con rilievi su organizzazione, carichi di lavoro, continuità assistenziale e sicurezza delle cure. Quanto pubblicato in queste ore si inserisce in un quadro già formalmente rappresentato e che richiede interventi
immediati e verificabili.

La RSU del San Raffaele ha già rappresentato formalmente alle autorità competenti il grave pericolo per pazienti ricoverati e ha richiamato la necessità di interventi degli organi di controllo.

Nella stessa direzione va il comunicato RSU che evidenzia: carichi di lavoro, problemi organizzativi, fuga di personale e l’inadeguatezza degli appalti come risposta strutturale in un policlinico complesso, con il rischio concreto di compromettere l’immagine e l’autorevolezza di un Istituto a carattere scientifico costruita negli anni anche – e soprattutto – grazie alle competenze, alla dedizione e alla responsabilità dei professionisti interni.

“La sicurezza delle cure non è negoziabile. Se in corsia si lavora con personale insufficiente, turni impossibili e pezzi di assistenza affidati a esterni senza una governance clinico-organizzativa rigorosa, l’errore diventa un rischio sistemico. E a pagare sono i pazienti – nel momento di massima fragilità – e i lavoratori, esposti a stress, responsabilità e burnout.”dichiara Salvatore Monteduro, Segretario UIL Lombardia.
Non si può governare un ospedale ad alta complessità con la logica dell’emergenza permanente. Da tempo denunciamo che esternalizzare attività assistenziali come risposta ai vuoti di organico e alle difficoltà organizzative produce frammentazione, perdita di continuità e aumenta i fattori di rischio.

La RSU richiama la necessità di scelte diverse: internalizzazione degli appalti, organici adeguati alla complessità assistenziale e misure per fermare l’emorragia di dimissioni.

“Un IRCCS non si gestisce a colpi di emergenza. Se l’obiettivo diventa solo spremere margini, si comprimono organici, tempi e tutele: e così si mettono a rischio qualità dell’assistenza e sicurezza delle cure. La sanità accreditata riceve risorse pubbliche: proprio per questo deve garantire standard elevati, trasparenza e responsabilità.” evidenzia Angelo Greco, Segretario Generale UIL FPL Milano. Resta una preoccupazione ulteriore e concreta: se e dove personale riconducibile a cooperative o appalti sia eventualmente ancora impiegato in altre unità operative e quali garanzie siano pienamente operative per utenti
e lavoratori (requisiti, formazione, affiancamento, integrazione nei protocolli, tracciabilità, supervisione e responsabilità).

Le richieste di UIL Lombardia e UIL FPL Milano
Chiediamo interventi immediati e verificabili:

1. Verifica ispettiva urgente (Regione/ATS per quanto di competenza) su organizzazione, dotazioni, sicurezza delle cure e gestione del rischio clinico.
2. Mappatura trasparente degli appalti che insistono su attività assistenziali: unità operative interessate, qualifiche, turnazioni, formazione, affiancamenti, responsabilità e supervisione.
3. Piano straordinario sul personale: assunzioni, stabilizzazioni, trattenimento (incentivi), organizzazione dei turni, recupero competenze e reale valorizzazione dei dipendenti e un impegno a rinnovare il CCNL della sanità privata AIOP.

La sanità di qualità non si improvvisa e non si appalta “a pezzi”. L’Ospedale San Raffaele deve tornare ad essere
sinonimo di eccellenza anche per le condizioni di lavoro e per la sicurezza assistenziale. UIL Lombardia e UIL FPL Milano seguiranno la vicenda con la massima attenzione, chiedendo che su sicurezza, personale e appalti si faccia
chiarezza subito e con atti conseguenti.

<<Quanto sta emergendo al San Raffaele di Milano non è un episodio isolato,
ma il sintomo di un sistema che da tempo mostra criticità”. Così il Segretario Generale della UIL FPL, Daniele Ballabio.
<<Negli ultimi anni, il crescente ricorso a modelli organizzativi diversificati, dal pubblico, al privato accreditato, fino ai servizi affidati in appalto – prosegue Ballabio – ha creato una filiera complessa che, senza adeguati controlli e investimenti, rischia di compromettere la qualità dell’assistenza. Il tema non è demonizzare alcun soggetto, perché ogni componente, pubblico, privato e cooperazione, può contribuire in modo positivo al sistema sanitario. Ma è fondamentale ricordare che il privato, di qualsiasi natura, non può sostituire le funzioni essenziali del servizio pubblico, che è il garante dell’universalità e dell’equità dell’assistenza: il suo ruolo deve essere complementare e integrativo, mai sostitutivo>>.

Non da meno il commento che arriva dalla UILFPL Nazionale.
<<Il punto centrale – precisa Rita Longobardi, Segretaria Generale Nazionale UILFPL – è assicurare standard uniformi e monitorati, affinché il servizio erogato sia sempre reale, efficace e sicuro. Quando gli operatori non sono adeguatamente formati, o quando le condizioni di lavoro non permettono di svolgere le attività con continuità e qualità, a pagarne il prezzo sono i cittadini e gli stessi professionisti>>.

La UIL FPL ribadisce che la formazione deve essere uguale per tutti, indipendentemente dal datore di lavoro o dal contratto applicato: servono standard nazionali certi e omogenei, perché solo così si possono garantire sicurezza, qualità e tutela dei pazienti.
<<Preoccupa continua Longobardi – inoltre l’introduzione della figura dell’assistente infermiere: senza una definizione chiara di ruoli, competenze e percorsi formativi, si rischia di generare confusione e abbassare ulteriormente gli standard assistenziali. Chiediamo da anni assunzioni stabili e programmate, percorsi formativi solidi e valorizzazione del personale sanitario e sociosanitario, che ogni giorno sostiene un sistema sempre più fragile” continua la Segretaria generale. La salute è un bene essenziale: non può essere trattata come una voce di costo da comprimere. Qualsiasi modello organizzativo
deve tenere al centro qualità, sicurezza e dignità del lavoro. Solo così si garantisce un’assistenza all’altezza delle esigenze dei cittadini>>.


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