riceviamo e pubblichiamo
Gentile Redazione,
mi chiamo Mario Lorenzo Stoppa e sono residente in prossimità del parco di City Life.
Desidero sottoporre alla Vostra attenzione quanto sta accadendo in questi mesi nell’area di City Life, accanto al cantiere ormai noto dell’Atlante Arena, il padiglione dedicato al padel.
Se il progetto originario parlava chiaramente di una struttura architettonica con sette campi da gioco coperti, ciò che oggi colpisce l’occhio del visitatore è ben diverso: a fianco del padiglione principale, infatti, si sono moltiplicati campi da tennis già operativi e addirittura nuove colate di cemento armato, destinate ad ospitare ulteriori campi da padel.
L’impressione – e il sospetto – è che il disegno urbanistico iniziale stia lasciando spazio, quasi in sordina, a una vera e propria espansione della superficie sportiva a discapito di quella verde. Parliamo di migliaia di metri quadri che, osservando l’andamento del parco confinante, sembravano destinati a completarne in modo naturale la continuità paesaggistica.
Oggi invece ci troviamo di fronte a un mosaico disordinato di cantieri, rattoppi, terra smossa, passaggi di camion all’interno delle aree già aperte al pubblico e, soprattutto, nuove superfici impermeabilizzate che cancellano la percezione stessa di un parco urbano.
In un momento in cui la città di Milano si interroga sul destino dei suoi spazi pubblici, tra rigenerazioni urbane e trasformazioni non sempre limpide, questa vicenda solleva domande inevitabili: – era previsto fin dall’inizio che l’Atlante Arena inglobasse via, via nuove aree del parco? – quali autorizzazioni hanno consentito l’estensione dei campi all’aperto e le nuove gettate di cemento? – quale destino attende gli spazi verdi residui, già fortemente sacrificati dalla densità edilizia della zona?
Non è compito di un semplice cittadino rispondere a queste domande, ma credo che qui vi sia materia per un’inchiesta che potrebbe toccare corde molto sensibili dell’opinione pubblica: la trasparenza dei processi urbanistici, la tutela del verde cittadino, e la gestione degli interessi privati in un’area che avrebbe dovuto rappresentare un modello di sostenibilità.
Ritengo che questo tema possa offrirvi l’occasione per portare alla luce una vicenda che rischia di passare inosservata dietro l’entusiasmo sportivo, ma che solleva interrogativi ben più profondi sul futuro di Milano.
Con i migliori saluti e in attesa di un vostro gentile riscontro
Prof. Mario Lorenzo Stoppa
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