Tra innovazione e forma: viaggio nella Milano del design

Le vie e le piazze dedicate ai maestri della progettazione raccontano la città che ha fatto del design un linguaggio universale

C’è una Milano che non si racconta soltanto con le fabbriche e i palazzi, ma con gli oggetti, le luci e gli spazi che hanno definito uno stile di vita. È la Milano del design, nata negli anni Trenta tra le aule del Politecnico e gli atelier artigiani, cresciuta nel dopoguerra insieme alla rinascita industriale, e diventata a partire dagli anni Sessanta una capitale culturale internazionale. Qui il design non è mai stato solo forma: è un modo di pensare la città e le sue relazioni. Le aziende, i progettisti, i redattori e i critici hanno dato vita a un ecosistema unico, in cui la creatività dialogava con la produzione e la sperimentazione diventava linguaggio collettivo. La Triennale, le fiere, i laboratori, le riviste e le scuole hanno fatto di Milano un laboratorio del quotidiano, dove anche una lampada o una sedia potevano incarnare un’idea di progresso.

Piazza Gae Aulenti 

Piazza Gae Aulenti è la materializzazione del dialogo tra architettura, design e città. Inaugurata nel 2012 e dedicata all’architetta e designer Gae Aulenti, sorge nel cuore di Porta Nuova, l’area che ha trasformato un ex quartiere ferroviario in una delle zone più moderne d’Europa.

Laureata al Politecnico di Milano nel 1954, Aulenti è stata una figura chiave della cultura progettuale italiana. Collaborò con Olivetti, insegnò architettura e firmò progetti in tutto il mondo, come il Musée d’Orsay a Parigi e la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia. A Milano, oltre a numerosi allestimenti per la Triennale, lasciò un segno tangibile nel modo di concepire lo spazio pubblico come luogo di incontro e rappresentazione.

La piazza che oggi porta il suo nome, con la sua grande fontana circolare, le passerelle pedonali e la vista sui grattacieli, è un tributo alla capacità del design di farsi città, fondendo funzionalità, estetica e senso civico.

Via Fratelli Castiglioni 

A pochi passi da Porta Nuova, via Fratelli Castiglioni rende omaggio a tre protagonisti che hanno incarnato l’anima ironica e sperimentale del design milanese: Livio, Pier Giacomo e Achille Castiglioni.

Tutti formatisi al Politecnico di Milano, seppero coniugare cultura, tecnica e umorismo in una sintesi perfetta. I loro oggetti, prodotti da aziende come Flos, Zanotta e Cassina, hanno ridefinito il concetto di funzionalità: la lampada Arco, con la sua base in marmo e l’arco metallico che porta la luce sul tavolo, è un’icona riconosciuta in tutto il mondo; la seduta Sella, con il sellino da bicicletta montato su una barra metallica, unisce ironia e ingegnosità.

Il loro studio, in Piazza Castello 27, oggi è una fondazione-museo che custodisce progetti, disegni e modelli, offrendo ai visitatori la possibilità di entrare nel laboratorio mentale di tre progettisti che vedevano nel design un atto di intelligenza e leggerezza. La via che porta il loro nome, nella zona Garibaldi, segna idealmente la continuità tra la Milano della ricostruzione e quella della creatività diffusa, dove l’oggetto quotidiano diventa espressione culturale.

Via Gio Ponti

Tra Bande Nere e Lorenteggio si trova via Gio Ponti, dedicata a colui che più di ogni altro ha definito la figura moderna del designer-architetto. Nato a Milano nel 1891, laureato al Politecnico e fondatore della rivista Domus nel 1928, Gio Ponti fu teorico e instancabile divulgatore. Credeva che il design dovesse essere “un atto d’amore verso la perfezione”.

A Milano firmò edifici simbolici come il Palazzo Montecatini in via Moscova, con le sue linee pulite e i dettagli di marmo e metallo, e soprattutto il Grattacielo Pirelli, progettato negli anni Cinquanta con Pier Luigi Nervi: un capolavoro che coniuga leggerezza strutturale e forza espressiva, simbolo dell’Italia industriale.

La via a lui intitolata, situata in un quartiere residenziale della Milano ovest, ricorda non solo il maestro dell’architettura ma anche l’uomo che portò la cultura del progetto oltre i confini disciplinari, trasformandola in un linguaggio per l’abitare e per l’industria. In Ponti convivono la precisione tecnica e l’amore per l’arte, il gusto per la decorazione e la disciplina della funzione: un’eredità che continua a definire l’immagine stessa della città.

Via Vico Magistretti

Spostandosi verso nord-ovest, nel Municipio 8, via Vico Magistretti celebra un altro protagonista assoluto del design milanese. Nato nel 1920 e formatosi anch’egli al Politecnico, Magistretti appartiene alla generazione che ha portato il design dentro le case, trasformandolo in una forma di cultura domestica.

Dopo la guerra collaborò con architetti come Ernesto Nathan Rogers e iniziò una lunga carriera di designer per aziende milanesi come Artemide, Cassina e De Padova. Creò oggetti diventati classici, come la lampada Eclisse o la sedia Carimate, nei quali la semplicità delle forme si unisce a un’attenzione poetica per i materiali.

Il suo studio di via Vincenzo Bellini, oggi sede della Fondazione Studio Museo Vico Magistretti, conserva schizzi, prototipi e modelli che raccontano il processo progettuale di un autore che cercava sempre “l’idea che semplifica”. La via a lui intitolata, nella zona Certosa, è un segno concreto della gratitudine della città verso chi ha saputo dare al design un’anima quotidiana, fatta di equilibrio, misura e bellezza accessibile.Vico Magistretti designer


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