Una voce, un canto in movimento nel semibuio, espresso con la forza di un rituale e scandito dalla potenza di una colonna sonora inedita, accompagna il primo look di Unstage alla Milano Fashion week: a indossarlo è l’artista Scarlett Rouge, e la sua performance dà avvio all’evento con cui l’Istituto Europeo di Design invita a decostruire la passerella.
I 50 look che Unstage presenta – frutto del dialogo tra le collezioni di 13 neo designer IED Milano – formano uno show che è azione corale e artistica, più che mostra di singole individualità.
Non c’è un palco, ma una geografia di gesti, suoni, abiti e corpi pensanti, che parte proprio dalla performance di Rouge: “UNSTAGE è moda che disobbedisce, che smonta la superficie per mostrare ciò che sta sotto: il fare, il pensare, il collaborare. Una pratica di liberazione dove la forma si destruttura e la visione si moltiplica”, commenta Umberto Sannino, Head of Fashion School IED Milano e Art Director di Unstage.
“Lo IED è un’eccellenza della formazione lombarda nei settori di moda e design, protagonista anche alla Milano Fashion Week, dove quest’anno propone un format fuori dagli schemi- afferma Barbara Mazzali, Assessore al Turismo, Marketing Territoriale e Moda di Regione Lombardia-. Dai giovani talenti ci si aspetta proprio questo: il coraggio di rompere le regole per creare nuove emozioni e visioni. Un grazie a Danilo Venturi, Direttore di IED, scuola internazionale che in 50 anni ha formato oltre 120.000 studenti, e parte di un sistema educativo di alto livello. Ricordo che in Lombardia abbiamo 15 università con corsi di Arte e Design e 26 Istituti di Alta Formazione, veri incubatori di talenti e futuri ambasciatori del Made in Italy nel mondo”.
Le creazioni, che si muovono tra buio e luce nello spazio multilivello della Galleria Lia Rumma, esprimono le riflessioni intime dei giovani designer su memoria, radici e identità, nonché visioni che intrecciano arte, natura e sperimentazione formale. Ne risulta un quadro creativo che traduce la fragilità e la forza di una generazione nei linguaggi della moda contemporanea.
“Non poteva che essere una galleria d’arte ad ospitare Unstage, un fashion show che riscrive la forma rappresentativa della sfilata: la galleria è simbolo dell’incontro tra arte e moda, ma è anche un luogo generalmente inadatto ad una sfilata, perciò nettamente più interessante – commenta Danilo Venturi, Direttore IED Milano.-UNSTAGE non è solo catwalk, ma moda che si fa arte attraverso la performance: è un atto politico ed estetico”.
IED UNSTAGE, LA PERFORMANCE
La performance artistica di Scarlett Rouge inaugura lo show in un’atmosfera sospesa, ricca di spiritualità, come in una cerimonia collettiva. Figlia d’arte (suo padre è il visionario designer Rick Owens, sua madre la poliedrica artista Michèle Lamy), Rouge ha saputo nel tempo distillare dalla verve creativa di famiglia una sua originale espressione artistica fatta di linguaggi simbolici, frutto di una pratica interdisciplinare che riflette la sua vita nomade, influenzata da miti, ambienti geografici e dall’esplorazione tra culture.
In Unstage emerge tutto questo, anche grazie alla forza del sound: la curatela sonora dello show dell’alumnus IED Giacomo Gorla, contribuisce a creare un ambiente che guida, sospende e sovverte la percezione, in un viaggio tra sonorità synthwave e nu-disco mixate con picchi di house e techno.
“È stato entusiasmante lavorare con Umberto Sannino e il team IED per creare questa esperienza unica, che ci ricorda che la moda non riguarda solo la superficie o i nostri ego; tra le pieghe dei tessuti si celano Anime profonde desiderose di connettersi con gli altri e che si intrecciano insieme diventando una comunità davvero bella e complessa” commenta Scarlett Rouge.
I DESIGNER E LE CREAZIONI DI UNSTAGE
I 50 look protagonisti alternano outfit di singoli designer a look creati dal dialogo tra capi di più collezioni. A esaltarli ed accompagnarli sono le scarpe di due eccellenze del made in Italy, Marsèll e Vic Matié.
Li Chien
Mai dimenticare il luogo da cui si proviene: la collezione Memoria errante si ispira al nonno della designer, che fuggì a Taiwan durante la Rivoluzione Culturale ricostruendo la propria vita dopo settimane in mare. La collezione trasforma la sua resilienza in un simbolo di forza condiviso con milioni di rifugiati nel corso della storia.
Andrea Putzu e Rosamaria Simonetti
Suspiriae si ispira alla fragilità delle bambole di porcellana per indagare l’ossessione della società per la perfezione. Nel segmento finale della collezione, “Epilogue”, forme distorte e volumi ampliati trasformano la femminilità vittoriana, convertendo la bambola passiva in soggetto attivo.
Giovanni Piccirilli
Cruising Time mette in discussione la nostra percezione del tempo, celebrando memoria, desiderio e piacere. Nelle sue creazioni, la moda diventa linguaggio capace di abbattere i confini temporali e di riconnettersi con l’esperienza umana.
Aurora Perinelli
Corpo vulnerabile esplora questo aspetto, la vulnerabilità, trasformando il corpo in una tela di dolore ed emozione. I tessuti proteggono e al tempo stesso assorbono, deformandosi con i sentimenti di chi li indossa e diventando testimoni silenziosi della sofferenza, ponte tra ciò che si indossa e ciò che si prova.
Teresa Giannattasio
Nei campi d’autunno che svaniscono, i crisantemi fioriscono come stelle, simboli di speranza e rinnovamento. La collezione riflette su fragilità e decadenza in contrasto con la vitalità della giovinezza, un intreccio di memoria, famiglia e terra d’origine.
Simone Griffa
In Escapismo, l’evasione diventa un viaggio di trasformazione, un abbraccio morbido e rassicurante in cui ali un tempo tarpate possono ora sfidare la gravità. Forme fluide, stampe vorticose e texture eteree portano movimento e magia, spargendo sogni come semi.
Gaia Carlomagno
“Rovine” trasforma il caos urbano in calma rurale, stratificando tessuti riciclati, tinture naturali e texture per cristallizzare la memoria. Pendenti in argilla e dettagli all’uncinetto celebrano l’artigianato e la moda circolare.
Giacomo Galluccio
La collezione celebra il bambino interiore, ispirandosi alla fiaba Rosaspina per trasformare la giocosità perduta in immaginazione, gioia e una forza che restituisce speranza e ispira cambiamento.
Riva Karin Migita Ficici
“Rosy Retrospection Clinic” analizza l’impatto degli standard di bellezza misogini e del consumismo in Asia orientale, traendo ispirazione da due importanti movimenti della moda giapponese: Lolita e Gal.
Luca Procopio
Replica deviante esplora il vero e il falso, dove l’auto-riconoscimento si frantuma, si costruiscono maschere e le identità si moltiplicano. I corpi si frammentano e si ricompongono, mentre la chiarezza lascia spazio all’ambiguità. Abiti formali e figure replicate sfumano la realtà, lasciando echi imperfetti e interfacce dell’essere.
Giacomo Sica
“Sunriders” è un viaggio nella mascolinità moderna, che decostruisce il machismo biker e ridisegna la virilità. Strutture circolari, che riecheggiano ruote, fari e il sole, reinventano il NUOVO UOMO.
Alan D’Isola
“La Camatta” è una collezione streetwear che affonda le sue radici nel piccolo paese d’origine del designer, Lambrinia (Pavia). Riciclo, memoria e natura modellano capi che raccontano storie di vita rurale, eredità e ritorno alle origini.
Scopri di più da GazzettadiMilano.it
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.