La storia dei casinò in Italia attraversa secoli di stile e gioco. Dalla Venezia del Seicento con il Ridotto, fino alle moderne sale di Saint‑Vincent, il Paese ha saputo fondere tradizione e intrattenimento. Oggi queste case da gioco restano simboli di eleganza, innovazione e continuità culturale, illustrate da edifici unici e storie senza tempo.
Nel contesto dei nuovi standard digitali, la regolamentazione ha assunto un ruolo centrale. Già nel 1638, con il Ridotto di Palazzo Dandolo, Venezia formalizzò per la prima volta un codice del gioco pubblico. La città lagunare creò regole, limiti d’accesso e protocolli di comportamento che anticipavano le logiche dei moderni controlli. Tale modello, sostanzialmente embrionale, definì la relazione tra nobiltà, sorte e legalità. In epoca contemporanea, l’attenzione alla tutela dei giocatori ha generato anche dinamiche parallele, come l’analisi dei modelli di casino non AAMS sicuri, strutture esterne al circuito di concessione italiana ma osservate per parametri di trasparenza, tracciabilità e licenza. Nei forum tecnici si discute spesso di algoritmi, limiti di puntata e certificazioni software che ricalcano, su scala globale, le prime leggi del Ridotto.
All’interno delle sale veneziane, le regole scritte da patrizi e funzionari definivano la sobrietà del gioco. Le maschere celavano l’identità ma non le responsabilità. Nel silenzio dei tendaggi, le strategie e le puntate diventavano strumenti di teatralità più che di fortuna effimera.
Questo equilibrio tra etichetta e azzardo creò un linguaggio urbano unico. Il Ridotto non era un semplice spazio di scommessa, ma un laboratorio di comportamenti sociali. Lì nacque il concetto di intrattenimento controllato, premessa di ogni modello legale successivo.
Ca’ Vendramin Calergi: eleganza perpetua sul Canal Grande
Oggi il Casinò di Venezia trova la sua sede principale a Ca’ Vendramin Calergi, palazzo rinascimentale nato tra marmi e affreschi. L’ambiente conserva pavimenti originali e lampadari in vetro di Murano, accogliendo sale da gioco, ristoranti e spazi culturali. È anche museo, poiché ospita tracce della vita di Richard Wagner, morto proprio tra quelle mura nel 1883.
La combinazione di arte e intrattenimento offre una prospettiva diversa sul gioco. A Ca’ Vendramin ogni tavolo si colloca sotto un soffitto decorato, evocando un passato di civiltà internazionale. La struttura è gestita con rigore amministrativo e cura estetica, un connubio raro nel panorama europeo del gambling regolato.
Un nuovo volto lagunare: la sede di Ca’ Noghera
Nel 1999 Venezia inaugurò Ca’ Noghera come risposta alla richiesta di modernità. Costruita vicino all’aeroporto, la sede presenta spazi più ampi e un’impostazione architettonica aerodinamica. Qui prevalgota la logica del flusso continuo, con migliaia di giocatori internazionali e sistemi digitali di controllo, simbolo del passaggio dalla classicità all’efficienza contemporanea.
Ca’ Noghera ha segnato una rivoluzione culturale. Per la prima volta in Italia si è parlato di “casino all’americana”, con slot, roulette elettroniche e vigilanza digitale. La transizione tra Ca’ Vendramin e Ca’ Noghera racconta come Venezia abbia saputo collegare fascino antico e logistica del turismo globale.
Sanremo: Liberty, musica e carte sul mare
Il Casinò di Sanremo, inaugurato nel 1905, nasce dal disegno di Eugène Ferret, architetto francese che adattò il gusto Liberty alle curve della Riviera ligure. L’edificio domina corso degli Inglesi e ha vissuto stagioni di gala, spettacoli e letteratura. Tra gli anni Quaranta e Sessanta divenne simbolo della mondanità italiana.
Le cronache sottolineano l’intreccio tra arte e gioco. Nel teatro interno si alternarono orchestre e presentatori, fino a diventare contenitore di eventi televisivi di grande portata. Il casinò, pur modernizzato, mantiene una ritualità raffinata: nel turbinio delle luci, il tappeto verde resta il fulcro della scena.
Negli ultimi anni la casa da gioco ha rinnovato i suoi servizi, introducendo aree di ristorazione e lounge per eventi culturali. L’obiettivo è consolidare il legame con la città, non solo come luogo di scommessa ma come istituzione storica legata all’immaginario della Riviera.
Saint‑Vincent e la nascita del grande centro di montagna
In Valle d’Aosta, il Casinò de la Vallée ha scritto un altro capitolo del gioco italiano. Aperto nel 1947, all’interno del Grand Hotel Billia, rappresentò un esperimento di rinascita economica. Le sale, distese tra pareti di legno e luci soffuse, divennero una meta di lusso capace di attirare imprenditori, sportivi e turisti da tutta Europa.
Negli anni Ottanta il complesso ampliò la sua offerta, introducendo eventi di cinema e congressi internazionali. Oggi conta centinaia di migliaia di visitatori l’anno, sostenuti da sistemi tecnologici avanzati. L’armonizzazione tra il paesaggio alpino e la modernità del gioco regala un’attrazione costante per chi cerca svago in alta quota.
Campione d’Italia: la resilienza di un’icona storica
Fondato nel 1917, il Casinò di Campione d’Italia incarna la complessità di un territorio extraterritoriale. L’edificio moderno sul lago di Lugano ha vissuto periodi di splendore e difficoltà, fino alla chiusura del 2018 e alla successiva riapertura nel 2022. Lì l’azzardo non fu soltanto intrattenimento ma anche laboratorio economico.
Campione d’Italia rappresenta una casistica importante negli studi sul gioco regolamentato. La gestione transfrontaliera, la struttura fiscale e le dinamiche occupazionali riflettono come la casa da gioco possa diventare motore di equilibrio sociale se accompagnata da modelli amministrativi stabili e trasparenti.
Nella nuova fase gestionale, si punta a una maggiore integrazione con i flussi turistici del lago. Si pianificano eventi musicali e artistici, mentre la direzione lavora per superare l’immagine di semplice attrazione, cercando un profilo più orientato alla cultura e all’intrattenimento multiforme.
Il filo comune dell’eredità e del paesaggio
Osservando Venezia, Sanremo, Saint‑Vincent e Campione, emerge un tratto condiviso: la capacità di fondere scenario e gioco. Il paesaggio non fa solo da cornice ma diventa componente attiva dell’esperienza. Ogni struttura integra estetica, regole e ospitalità con una disciplina che si rinnova pur restando fedele alla sua radice storica.
Il viaggio nelle sale da gioco italiane è anche una riflessione sui luoghi. Dietro le luci e i numeri delle puntate, restano secoli di architettura, arte e comportamenti. Nell’eco delle stanze affrescate e delle piattaforme digitali, l’Italia continua a raccontare il proprio modo di intendere il gioco come linguaggio culturale.
Tra canali, riviera e montagne, i casinò italiani rimangono protagonisti discreti di una storia che unisce costume e destino. La competenza gestionale, il rispetto delle norme e la passione per la bellezza fanno ancora dei loro saloni un patrimonio di eleganza viva, in continua evoluzione tra passato e futuro.
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