È disponibile da oggi online il documento “Fede e accoglienza: l’oratorio come luogo di incontro interreligioso”, elaborato da vari soggetti diocesani: il Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo, l’Ufficio per la Pastorale dei migranti, la Fondazione Oratori Milanesi e la Caritas Ambrosiana. È il frutto di un percorso di riflessione e collaborazione volto a sostenere le comunità ambrosiane nell’impegno di vivere l’oratorio come spazio educativo capace di coniugare identità cristiana, apertura al dialogo e responsabilità evangelica in una società sempre più plurale.
La scelta di diffondere il documento oggi non è casuale: il 28 ottobre di 60 anni fa veniva infatti pubblicata la dichiarazione conciliare Nostra Aetate, grazie alla quale la Chiesa si aprì formalmente a un più ampio dialogo con le altre religioni.
Gli oratori, chiarisce in apertura il documento, «svolgono un servizio sociale formidabile e sono ampiamente apprezzati per questo, ma la loro funzione religiosa risulta agli occhi di molti sbiadita e non sempre pienamente compresa. La percezione psicologica che talvolta circola sottotraccia è che l’accoglienza di tutti, sulla spinta di ragioni umanitarie e sociali, contribuisca ad indebolirne l’identità cristiana, anziché rafforzarla. Questa preoccupazione va ascoltata (…) e richiede un lavoro educativo di riconnessione delle comunità stesse con il contesto culturale attuale. Allo stesso tempo, però, anche le identità sono in cammino, per cui occorre evitare ogni restrizione preconcetta nei confronti di un rinnovamento che si mostra sempre più necessario nell’attuale società plurale».
Il documento invita dunque a considerare l’oratorio come laboratorio di dialogo e di vita condivisa, in cui la fede diventa parola, messaggio e incontro. È un luogo dove ragazzi, famiglie ed educatori imparano a riconoscere nell’altro non una minaccia, ma una risorsa, e dove l’esperienza cristiana si esprime nel rispetto, nel servizio e nella solidarietà.
L’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione — quattro parole chiave indicate da papa Francesco — sono presentati come criteri pastorali fondamentali per una comunità capace di costruire ponti e non muri, di educare all’ascolto e alla fiducia reciproca, di generare legami di fraternità nella diversità.
Da queste premesse discendono una serie di indicazioni pratiche per sacerdoti responsabili della pastorale giovanile, educatori, comunità educanti utili a gestire soprattutto il periodo dell’oratorio estivo che nella Diocesi di Milano coinvolge ogni anno circa 300 mila bambini e ragazzi e 40 mila tra educatori, animatori, preti e religiosi.
Numerose famiglie di religione islamica lasciano i loro figli in oratorio riconoscendo nell’esperienza estiva uno spazio sicuro di cura e di accoglimento, dove si condividono valori comuni come il rispetto, l’amicizia e la solidarietà.
In questi periodi, ma anche durante le attività ordinarie nel corso dell’anno, l’obiettivo è che l’oratorio resti “casa aperta a tutti”, luogo dove la fede si esprime nella capacità di accogliere e di lasciarsi trasformare dall’incontro. Questo anche grazie a progetti educativi interreligiosi che non siano estemporanei ma integrati in un percorso pastorale condiviso all’interno delle comunità. In questo senso l’invito è ad esempio a creare legami con le realtà musulmane e le altre comunità religiose del territorio, cercando occasioni di incontro e a curare in modo più mirato la formazione di animatori e volontari.
Partendo da situazioni vissute in questi anni in alcuni oratori il documento suggerisce di evitare l’esclusione di ragazzi musulmani dal ruolo di animatori e sconsiglia di obbligarli a partecipare a momenti propri della tradizione cristiana, ma mette anche in guardia da aperture improprie o sincretismi, come improvvisare preghiere islamiche o utilizzare testi sacri di altre religioni. Si suggerisce invece di promuovere laboratori interculturali, che favoriscano la reciproca conoscenza tra ragazzi di diverse culture e fedi.
Oltre agli orientamenti per l’estate, nel documento sono proposte alcune indicazioni per l’intero anno pastorale, soprattutto nei contesti in cui l’esperienza dell’oratorio per ragazzi non cristiani non si limita al cortile pomeridiano, al doposcuola o alle attività sportive. Questi giovani partecipano spesso infatti anche a laboratori, momenti comunitari e iniziative formative, condividendo la vita quotidiana dell’oratorio e, in alcuni casi, prendendo parte anche a tappe significative del percorso pastorale.
Il desiderio – conclude il documento – è quello di «mettersi in ascolto e riconoscere un appello dello Spirito nelle pieghe della storia: per scoprire il Vangelo vivente, nel nostro tempo così caratterizzato da una convivenza multireligiosa a tutti i livelli, la quale è, sì, sfida per tutti i credenti, ma anche occasione per ridestare negli uomini il desiderio di Dio».
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