riceviamo e pubblichiamo
Al Signor Presidente della Repubblica
Ill.mo Sig.Presidente,
mi chiamo Filippo Maria Borsellino e sono il portavoce del Comitato Famiglie Sospese di Milano, che oggi rappresenta oltre 4.500 nuclei familiari direttamente colpiti dal blocco urbanistico della nostra città.
Le situazioni che ci riguardano sono diverse, ma accomunate da un unico destino: la mancanza della casa o della sua sicurezza. Nel nostro Comitato, infatti, ci sono:
- Acquirenti di appartamenti in cantieri oggi sotto sequestro e, quindi, non finite e non abitabili;
- Famiglie che vivono in case già consegnate e abitate, ma successivamente inquisite e quindi a rischio;
- Cittadini che hanno comprato “su carta”, corrispondendo caparre importanti, ma i cui progetti sono bloccati negli uffici comunal, per cui la costruzione non può nemmeno iniziare.
Ad aggravare ulteriormente la situazione vi è il fatto che oltre 1.100 edifici, costruiti a Milano dal 2013 a oggi, presentano una o più delle caratteristiche contestate dalla Procura della Repubblica e potrebbero quindi, da un giorno all’altro, ritrovarsi al centro di indagini per abusivismo edilizio, come già accaduto, poche settimane fa, alle 67 famiglie di via Serlio, nella periferia di Corvetto. In totale, si tratta di circa 50.000 appartamenti, attualmente abitati da oltre 100.000 persone: famiglie, bambini, anziani, cittadini comuni che ogni giorno contribuiscono al valore sociale ed economico della città e del Paese.
Quella casa che avevamo inteso acquistare regolarmente, non occupare, investendo i risparmi di una vita (nostra o dei nostri Genitori o Nonni), firmando contratti preliminari e accendendo mutui per acquistare e abitare una casa a Milano, oggi non possiamo viverla (come nel mio caso), o non possiamo viverla serenamente perché a rischio abusivismo come in altri casi nonostante l’intervento all’atto di quel pubblico ufficiale (il Notaio) che viene appositamente officiato (e pagato) per garantire l’acquirente di acquistare bene. Siamo diventati, nostro malgrado, le Famiglie Sospese.
Alcuni di noi vivono temporaneamente da parenti; altri hanno dovuto rinunciare a progetti familiari o professionali; altri ancora rischiano l’insolvenza dei debiti.
Per richiamare l’attenzione sul nostro dramma, nella notte tra il 5 e il 6 novembre scorsi abbiamo affisso, in diversi punti della città, centinaia di manifesti con la scritta “Colpevoli di aver acquistato casa a Milano”.
È stato un gesto simbolico, forse non completamente conforme alla legge e di cui mi assumo personalmente ogni responsabilità. Ma è stato anche un gesto disperato, compiuto per gridare alla città la nostra sofferenza, dopo oltre 500 giorni di silenzio e attesa.
In uno di quei gruppi, Signor Presidente, c’ero anch’io. E c’erano anche persone diverse tra una giovane donna pronta a iniziare la propria vita indipendente.
Nel cuore della notte abbiamo girato i cantieri di Milano, là dove i cartelloni recitavano frasi che vendevano un sogno; lì abbiamo affisso i nostri manifesti per denunciarne la fine e l’inizio del nostro incubo. Le mani tremavano quando attaccavamo i poster, il cuore sussultava quando, ai lati della strada, passava qualche macchina, ma il giorno successivo i giornali hanno finalmente riparlato di noi.
Per un momento siamo tornati ad esistere. Sì perché, Signor Presidente, se la stampa non parla di noi, noi non esistiamo, il nostro problema non esiste. Ed ecco che i nostri rappresentanti politici (parlamentari, consiglieri regionali e comunali) sono tornati a darci ragione, a pubblicare articolati interventi sui social. Ma dal giorno successivo la situazione è tornata quella di sempre: i cantieri restano fermi, le soluzioni mancano e il tempo continua a passare.
Abbiamo ascoltato con attenzione il Suo intervento all’assemblea dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, in cui ha ricordato “l’importanza dell’ente territoriale come termometro della partecipazione civica e, dunque, della fiducia nelle Istituzioni della Repubblica”.
Le chiediamo, Signor Presidente: quale fiducia possiamo avere oggi nelle Istituzioni, anche locali, se siamo vittime di un problema politico che la stessa politica sembra incapace, o peggio ancora non disposta, a risolvere per meri calcoli di convenienza?
Non chiediamo privilegi, ma giustizia, equità e attenzione.
Sappiamo che la legalità deve fare il suo corso, ma crediamo che la legalità non debba mai trasformarsi in una pena per gli innocenti, così come decretato dalla nostra Costituzione repubblicana.
Oggi, a pagare concretamente, siamo soltanto noi: famiglie che hanno acquistato una casa firmando un contratto -preliminare o definitivo- davanti a un notaio.
Per la prima volta, cittadini onesti e in buona fede si trovano sospesi tra un procedimento penale su atti amministrativi e l’assenza di una norma che li tuteli.
Non siamo imputati, ma non siamo nemmeno tutelati. Siamo solo cittadini che vorrebbero continuare a credere nello Stato, nella giustizia, nella dignità e nella responsabilità delle Istituzioni, su cui legittimamente basare i propri progetti di vita.
Per questo ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, come supremo garante della Costituzione e dell’unità della Nazione, affinché voglia far sentire la Sua voce di attenzione e di incoraggiamento alle Istituzioni competenti in modo che si trovi una soluzione normativa immediata che restituisca dignità, certezza e serenità a migliaia di famiglie oneste.
Siamo cittadini che vogliono ancora credere nello Stato, nel proprio futuro e nella propria città, che nel nostro caso è la bella e cara Milano.
Le chiediamo, con profondo rispetto, di aiutarci a non restare invisibili.
Con gratitudine e fiducia,
Il Comitato “Famiglie Sospese – Vite in Attesa”
Filippo Maria Borsellino
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