Leoncavallo, opposizione contro Sala

La decisione del Comune di Milano di approvare le linee guida per il bando relativo all’immobile di via San Dionigi — potenziale nuova sede del centro sociale Leoncavallo — ha acceso un acceso dibattito politico e sociale in città.

Il bando prevede la cessione del diritto di superficie per un massimo di 90 anni su un immobile comunale in condizioni critiche, che necessita di rilevanti interventi di riqualificazione e messa a norma. Potranno partecipare:

  • Associazioni di promozione sociale
  • Cooperative ed enti del Terzo Settore
  • Società sportive dilettantistiche
  • Fondazioni e imprese sociali

I progetti dovranno avere finalità di interesse pubblico, includere un piano economico-finanziario e prevedere attività socioculturali, formative, sportive o ricreative. Sarà ammessa una quota massima del 30% per attività private.

L’opposizione, in particolare Lega e Fratelli d’Italia, ha reagito con durezza:

  • Silvia Sardone e Samuele Piscina (Lega) hanno definito la delibera una “porcata” e accusano il Comune di favorire il Leoncavallo nonostante debiti milionari con il Viminale e il Comune.
  • Si contesta l’uso della Fondazione Leoncavallo come “prestanome” per aggirare ostacoli legali.
  • Riccardo De Corato (FdI) ha annunciato esposti alla Procura e alla Corte dei Conti, denunciando presunte “violazioni evidenti” e un bando “costruito su misura”.

Residenti e consiglieri locali sollevano dubbi sulla compatibilità del centro sociale con il contesto urbano:

  • L’immobile è vicino al Boschetto di Rogoredo, noto per problemi di spaccio.
  • Si teme per la colonia felina presente nel capannone.
  • Alcuni cittadini hanno avviato una raccolta firme ufficiale contro l’operazione.

Questa vicenda non è solo una questione urbanistica, ma un simbolo del conflitto tra visioni opposte di città, legalità e inclusione sociale.


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