Furto dati, indagati e spiati eccellenti

Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del noto dirigente di Luxottica, è attualmente coinvolto in un’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) della procura di Milano, in collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia (Dna). L’inchiesta riguarda un’associazione a delinquere sospettata di accesso illecito ai sistemi informatici. Questo caso ha recentemente portato all’emissione di sei misure cautelari.

Tra le persone sotto inchiesta figura anche il noto banchiere Matteo Arpe. L’indagine si concentra su presunti membri di un’organizzazione criminale, il cui principale obiettivo sembra essere l’esfiltrazione di dati sensibili e segreti da importanti banche dati nazionali, come il Sistema di Indagine (Sdi), Serpico, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps), l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr), e Siva. Inoltre, tra gli indagati sono stati identificati anche ex componenti delle forze dell’ordine, il che aggiunge una nota di gravità all’intera situazione.

Da parte sua, il legale di Leonardo Maria Del Vecchio, l’avvocato Maria Emanuela Mascalchi, ha rilasciato un comunicato nel quale si esprime la fiducia del suo assistito nel rapido svolgimento delle indagini preliminari. Del Vecchio è sicuro che queste indagini dimostreranno la sua totale estraneità rispetto ai fatti contestati. Secondo l’avvocato, le accuse preliminari e l’esito negativo delle perquisizioni suggeriscono che Del Vecchio potrebbe, in realtà, essere una vittima della situazione, invece che un colpevole.

La legale sottolinea che altre persone potrebbero invece essere i veri responsabili dei reati ipotizzati. Parallelamente, l’avvocato Davide Steccanella, che rappresenta Matteo Arpe, ha difeso il suo cliente affermando che Arpe sarebbe stato coinvolto solo in una questione privata legata a incarichi professionali per la famiglia Del Vecchio, avuti dopo la morte del padre. Steccanella ha inoltre assicurato che Arpe ha sempre fornito, e continuerà a fornire, completa collaborazione con le autorità inquirenti, dimostrando così la sua trasparenza e buona fede nel contesto dell’indagine.

Un’importante inchiesta giudiziaria, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Milano e dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (Dna), ha portato alla luce un sistema di spionaggio che ha visto coinvolte figure di rilievo nel panorama economico e istituzionale italiano. Tra le persone finite nel mirino dell’indagine ci sono Paolo Scaroni, presidente del Milan e dell’Enel, e Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa depositi e prestiti. L’inchiesta ruota intorno a un’agenzia di investigazioni private chiamata Equalize. Questa agenzia è stata sospettata di avere intrapreso attività di spionaggio non autorizzate, al centro delle quali si trovano alcuni dei suoi clienti e soci. Enrico Pazzali, presidente di Fiera Milano, risulta essere il socio di maggioranza di Equalize, sebbene l’ente Fiera Milano sia dichiaratamente estraneo ai fatti contestati. Pazzali è stato posto sotto indagine, insieme a Carmine Gallo, socio di minoranza di Equalize ed ex poliziotto della squadra mobile di Milano.

Quest’ultimo è stato messo agli arresti domiciliari. L’indagine si è concentrata su diverse figure di spicco e giornalisti, le cui conversazioni, effettuate su canali come WhatsApp, sarebbero state illecitamente monitorate grazie ad accessi abusivi a dispositivi elettronici personali come telefoni, computer, e tablet. Nel voluminoso documento di 518 pagine redatto dal giudice per le indagini preliminari, Fabrizio Filice, si articolano le motivazioni alla base delle sei misure cautelari imposte. Equalize vantava tra i suoi clienti alcune delle aziende più illustri del paese, tra cui Barilla ed Erg.

Sembra che, nel caso di Barilla, un manager interno abbia incaricato l’agenzia di ottenere tabulati telefonici per confermare sospetti secondo cui un dipendente avrebbe passato informazioni confidenziali riguardanti il management aziendale a un giornalista. Questo episodio dimostra come la gestione della riservatezza delle informazioni sia di cruciale importanza per le aziende, e come possa diventare oggetto di pratiche illecite. Per quanto concerne Erg, l’agenzia è stata contattata da un manager a seguito di una segnalazione anonima che aveva generato sospetti di insider trading tra alcuni dipendenti. Insider trading si riferisce alla pratica illegale di compravendita di azioni o titoli di una società sulla base di informazioni riservate non pubbliche, che potrebbe alterare o manipolare il valore di mercato.

Questa inchiesta solleva preoccupazioni sulle modalità con cui alcune organizzazioni potrebbero cercare di ottenere vantaggi competitivi o difendersi da minacce esterne attraverso metodi non conformi alla legge. La situazione sottolinea l’importanza di una vigilanza rigorosa e dell’osservanza delle normative in ambito economico e finanziario.

Durante una conferenza stampa tenutasi presso la procura di Milano, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha espresso serie preoccupazioni riguardo all’indagine in corso sui dossieraggio da parte dei carabinieri del nucleo investigativo di Varese, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Milano e della Direzione Nazionale Antimafia (Dna). Melillo ha dichiarato che il quadro emerso dalle investigazioni è estremamente preoccupante. Nonostante le allarmanti scoperte, Melillo ha invitato alla cautela nelle valutazioni.

Ha spiegato che la procura di Milano ha saggiamente deciso di proteggere le attività tecniche investigative, astenendosi dal compiere azioni che avrebbero potuto rivelare l’andamento delle indagini. Questa scelta implica che, in certi aspetti, l’inchiesta è ancora all’inizio piuttosto che alla conclusione. Le grandi quantità di dati ottenuti dalle perquisizioni informatiche effettuate sia in Italia che all’estero richiederanno un considerevole impegno temporale e di risorse per definire con precisione i confini di questa complessa vicenda. Si sta iniziando a comprendere come operi questo mercato nero delle informazioni riservate, che si presenta drammaticamente allarmante per le sue implicazioni nel contesto imprenditoriale di raccolta illecita di dati personali e segreti. Melillo ha riconosciuto l’eccezionale capacità investigativa della procura di Milano e dei carabinieri di Varese, estendendo i suoi personali complimenti.

Tali capacità hanno permesso di cominciare a collegare alcuni punti, consentendo un’analisi più chiara del funzionamento di questo vasto mercato delle informazioni riservate.

Il procuratore ha inoltre evidenziato l’importanza di questa indagine nel contesto del coordinamento delle investigazioni legate alla sicurezza cibernetica nazionale. Ha sottolineato che quest’ambito non era mai stato esplorato in maniera così sistematica e coerente, indicando un passo avanti significativo nella protezione da attacchi alla sicurezza informatica del Paese.

La Procura di Milano ha deciso di presentare un ricorso contro l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari (gip) Fabrizio Filice, che ha stabilito sei misure cautelari in un caso complesso. Durante una conferenza stampa, il procuratore di Milano, Marcello Viola, ha spiegato che sebbene il gip abbia riconosciuto l’impianto dell’accusa, non ha accolto interamente tutte le richieste della Procura. In particolare, il giudice ha assunto una posizione differente rispetto alla Procura sia nella scelta di alcune misure cautelari, sia nella valutazione della necessità di tali misure per alcuni individui coinvolti. Viola ha comunicato la decisione della Procura di impugnare il provvedimento, sottolineando quanto sia peculiare e complessa la vicenda. L’interesse pubblico è notevole e, come ha evidenziato Viola, risulta difficile fornire informazioni precise sotto tutti i punti di vista. A causa di questa complessità, la Procura sta considerando la possibilità di rilasciare ufficialmente una copia del provvedimento per una maggiore trasparenza. Nell’ambito dell’indagine, è stata effettuata anche un’analisi patrimoniale.

Questa ha rivelato che nell’ultimo anno sono stati realizzati profitti significativi, che si stima possano ammontare a centinaia di migliaia di euro. Secondo il procuratore, l’interesse principale dell’indagine sembra essere legato al mondo dell’economia e dell’imprenditoria. Anche se ci potrebbero essere scopi di natura più privata o personale, l’attenzione si concentra principalmente sugli aspetti economici.

Viola ha anche rassicurato che, dalle informazioni attualmente emerse, non ci sono prove significative che indichino un coinvolgimento del mondo politico nel caso, rispondendo così a domande relative alla possibile implicazione di figure politiche tra le vittime di dossieraggio.

Il Copasir, secondo le informazioni ricevute dall’Adnkronos, ha deciso di intervenire in relazione a una nuova inchiesta. Questo comitato, come di consueto in situazioni simili, si attiva per raccogliere tutte le informazioni necessarie. In effetti, il Copasir si sta già occupando della sicurezza delle banche dati, un argomento che è stato oggetto di specifiche audizioni già previste. È chiaro che la sicurezza delle informazioni è una priorità, specialmente alla luce degli ultimi eventi.

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha dichiarato in un intervento tramite videocollegamento con CasaCorriere, che non saremo mai veramente al sicuro finché non riusciremo ad allineare in modo adeguato le nostre leggi e tecnologie a disposizione con quelle utilizzate dalla criminalità. La preoccupazione del ministro nasce dal fatto che gli attacchi informatici diventano sempre più sofisticati e frequenti, come dimostrato dal recente hackeraggio alla Procura di Milano.

Nordio ha sottolineato un fenomeno fondamentale: la tecnologia tende sempre a evolversi più rapidamente rispetto alla legislazione. Questo accade in molti settori, compresa la bioetica, dove le nuove scoperte possono mettere in discussione i confini definiti dalle leggi vigenti. Gli individui malintenzionati, spesso, hanno accesso a strumenti tecnologici più avanzati di quelli degli stati stessi. Un esempio eclatante citato dal ministro riguarda l’annessione del Cremlino nelle loro operazioni illecite, dimostrando la necessità di sforzi significativi per ammodernare le normative in vigore. Inoltre, l’approccio suggerito non riguarda solo il semplice aggiornamento delle leggi esistenti, ma anche l’adozione di una mentalità più creativa e proattiva. È fondamentale prevedere le mosse future delle minacce informatiche, anticipando le loro azioni, piuttosto che limitarsi a inseguirle una volta che si sono manifestate. In questo modo, potremmo rafforzare la nostra resilienza contro le minacce informatiche e migliorare complessivamente la sicurezza delle informazioni a livello nazionale.


Scopri di più da GazzettadiMilano.it

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.