La Procura di Milano ha presentato un’istanza per l’amministrazione giudiziaria del gruppo Tod’s, in seguito a un’indagine condotta dl Pm Storari su presunti casi di sfruttamento del lavoro nella filiera produttiva.
Secondo quanto emerso, alcune aziende subappaltatrici avrebbero impiegato manodopera in condizioni irregolari, con turni estenuanti e compensi al di sotto dei minimi contrattuali.
L’istanza non coinvolge direttamente la proprietà o la dirigenza di Tod’s in ipotesi di reato, ma mira a tutelare la continuità aziendale e a garantire il rispetto delle normative sul lavoro.
L’amministrazione giudiziaria, se accolta, consentirebbe a un soggetto terzo nominato dal tribunale di affiancare l’azienda nella gestione, con l’obiettivo di sanare le criticità riscontrate.
Questo tipo di misura, prevista dal Codice Antimafia, è stata già applicata in passato a grandi marchi del tessile e della moda, come segnale di attenzione verso la legalità nella catena di fornitura.
La richiesta del pubblico ministero Storari è rivolta alla Corte di Cassazione che ha fissato un’udienza per il 19 novembre dopo l’iniziale rigetto della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano.
Il coinvolgimento di Tod’s, nel cui board siedono anche figure come Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete, nelle inchieste sul caporalato e gli opifici cinesi utilizzati nell’alta moda italiana era già emerso a luglio 2025 nell’indagine che ha portato all’amministrazione giudiziaria del marchio Loro Piana controllato da una delle 10 famiglie più ricche del mondo (gli Arnault).
La società non è formalmente indagata nel fascicolo del pm con i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano ma risponde in base all’articolo 34 del codice antimafia sulle “carenze organizzative” e “i mancati controlli” che agevolano “colposamente” appaltatori e subappaltatori gravemente indiziati di caporalato.
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