Amazon nel mirino della Procura: ipotesi rete di “70 prestanome” per importazioni dalla Cina

Indagini su presunto contrabbando: sequestri, perquisizioni e ipotesi di responsabilità per dirigenti e società

epa07183044 A general outside view of the Amazon logistic and distribution center in Werne, Germany, 22 November 2018. Online retailers are preparing for the Black Friday shopping event which sees people all over the world getting discounted products as retailers slash prices. EPA/FRIEDEMANN VOGEL

La procura di Procura di Milano ha aperto un nuovo fronte d’indagine nei confronti di Amazon: in base agli elementi raccolti dalla Guardia di Finanza di Monza e dall’Agenzia delle Dogane, il colosso dell’e-commerce sarebbe coinvolto nella movimentazione di prodotti importati dalla Cina senza il pagamento dell’IVA e dei dazi doganali.

L’ipotesi accusatoria è quella di “contrabbando per omessa dichiarazione”.

Nella mattinata del blitz, effettuato anche presso la sede italiana di Amazon a Milano e un hub logistico a Cividate al Piano (provincia di Bergamo), le forze dell’ordine hanno sequestrato circa 5.000 prodotti.

Si tratta di una parte del materiale già bloccato nei mesi precedenti: secondo le autorità, il totale dei beni confiscati ammonta ormai a qualche centinaio di migliaia di articoli.

La rete dei “prestanome”: 70 società fittizie nel mirino

Secondo l’accusa, lo schema illecito si fonda su una rete di circa settanta soggetti “prestanome”, ovvero società riconducibili a venditori formalmente indipendenti ma, di fatto, funzionali al sistema di importazione irregolare.

Queste entità — spesso considerate “di facciata” — avrebbero gestito in modo fittizio la vendita dei prodotti, permettendo al gruppo di aggirare gli obblighi fiscali.

Gli investigatori ritengono che la merce, dopo l’arrivo in Italia, fosse smistata attraverso la logistica di Amazon, consentendo la circolazione nel mercato nazionale senza il versamento di IVA o dazi doganali.

Le merci in questione riguarderebbero articoli a basso prezzo — spesso tra 1 e 5 euro — ma l’ampiezza del fenomeno potrebbe aver generato un’evasione fiscale di larga scala.

I documenti acquisiti: verso identificazione dei responsabili

Le perquisizioni hanno portato al sequestro non solo dei prodotti, ma anche di materiale informatico, contratti, dati societari e organigrammi.

L’obiettivo è individuare i manager e i responsabili del settore logistico e commerciale che — secondo l’accusa — avrebbero consapevolmente organizzato e permesso la distribuzione delle merci irregolari.

Questo nuovo filone d’indagine nasce da un precedente – già in corso – che contestava ad Amazon una presunta evasione fiscale da 1,2 miliardi di euro. Il sospetto è che le due vicende siano collegate: lo schema con prestanome e importazione illegale di merci extra-UE potrebbe essere stato utilizzato su ampia scala negli ultimi anni.

Le conseguenze potenziali e le scelte per il futuro

Se confermate le ipotesi, l’azienda rischierebbe pesanti conseguenze sia a livello penale (per i dirigenti coinvolti) sia a livello amministrativo: la legge sulla responsabilità degli enti prevede la sanzione anche per la società stessa.

L’inchiesta — che coinvolge la logistica, la fiscalità e la struttura commerciale del marketplace — potrebbe costituire un caso pilota nella regolamentazione delle importazioni online e della vendita di merci extra-UE.

Amazon, interpellata in merito, ha dichiarato di collaborare con le autorità e di operare secondo le normative vigenti, pur senza fornire commenti su dettagli specifici dell’indagine.


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