Eurolega, troppo Fenerbahce per l’Olimpia

La fisicità del Fenerbahce stritola l’Olimpia sul piano delle energie: alla quarta gara in sette giorni, tutte contro avversarie del livello più alto, Milano ci ha provato davvero, arrivando a meno uno all’ingresso nel quarto periodo e poi tentando ancora l’assalto con i missili di Brooks e le entrate di Ellis, ma il Fenerbahce – oltre a mostrare la sua difesa d’elite, tenendo l’Olimpia a 72 punti, lontana dalla soglia che normalmente le permette di vincere, con tanti errori al tiro, non sempre determinati dalla difesa – ha avuto anche una grande serata di tiro soprattutto con Biberovic e Bonzi Colson che ha completato il gioco aggressivo di Talen Horton-Tucker.

Alla fine è stato 87-72 per il Fenerbahce, un divario maturato alla fine, ingiustamente rispetto all’equilibrio della gara.

IL PRIMO TEMPO – L’Olimpia manda a canestro Devin Booker su un passaggio alley-oop schiacciato a canestro, ma poi le difficoltà a trovare il canestro tolgono alla squadra ritmo e coesione. Cinque buoni tiri consecutivi sono respinti dal ferro così nonostante la difesa svolga un buon lavoro, il Fenerbahce scappa sul 9-2. La risposta arriva da Armoni Brooks. Un 7-0 ristabilisce la parità, ma attaccare contro la pressione e la fisicità del Fenerbahce è durissimo. Le percentuali basse non aiutano. Una tripla dall’angolo di Brandon Boston e poi una di Tarik Biberovic spaccano la partita spingendo Milano sotto 19-11 alla fine del primo quarto. Nel secondo, il Fenerbahce allunga subito oltre la doppia cifra. Anche senza ritmo in attacco, Milano si riavvicina a meno quattro. Ma Colson centra due triple consecutive e ripristina i dieci di differenza. Dopo il time-out, Ellis e Booker con quattro tiri liberi rimettono l’Olimpia in partita Un canestro di rapina di Guduric la riavvicina fino a meno quattro, ma la terza tripla – con fallo – di Colson restituisce il più otto al Fenerbahce che lo porta fino all’intervallo, sul 40-32. La differenza sono le sette triple del Fenerbahce contro due.

IL SECONDO TEMPO – Anche nella ripresa, l’Olimpia parte forte in difesa, genera diversi stop, ma non riesce a mordere con il tiro. Una tripla di Brooks vale solo il meno sei, poi Biberovic allenta la pressione, Horton-Tucker attacca l’area come se fosse indemoniato. La sua combinazione di fisicità e tecnica è letale. Una tripla di Guduric tiene Milano in partita. Poi succede qualcosa: Brooks mette i due liberi del meno cinque e Shields con due triple consecutive, la seconda sulla sirena, piazza il parziale che porta l’Olimpia sui talloni del Fenerbahce, 55-56, dopo tre quarti. E’ l’inizio del quarto periodo quello che decide la partita, perché l’Olimpia avverte i morsi della stanchezza contro il logorio cui la sottopone il Fenerbahce. Il parziale è di 7-0 così Milano affonda e la partita sembra chiusa. La tengono in bilico i missili di Brooks e i canestri acrobatici di Ellis. A 7:40 dalla fine in qualche modo l’Olimpia è ancora a meno cinque 61-66. Ma la benzina è finita quando il Fenerbahce torna ad armare i suoi giocatori più in giornata come Bonzi Colson. Coach Poeta prova a giocare piccolo, con Shields da 4, poi molto piccolo con LeDay da 5, ma la differenza nelle percentuali costruisce la differenza nell’87-72 finale che assume sembianze pesanti solo a partita finita.

Così Coach Peppe Poeta ha commentato la gara con il Fenerbahce: “Diamo credito al Fenerbahce. Sono i campioni in carica e oggi ci hanno fatto vedere perché lo sono. Cambiavano su tutto e non ci hanno mai fatto entrare in ritmo. Contro di loro non hai mai un mismatch. Mi aspettavo alla quarta gara in sette giorni contro squadre di questo livello una partita con un livello di energia più basso. Invece, i ragazzi mi hanno sorpreso perché ci hanno provato davvero con tutto quello che avevano. Ma loro sono forti e non ci hanno concesso nulla. Mi spiace solo che all’inizio abbiamo costruito tanti tiri aperti ma non sono entrati: erano quelli che potevano darci magari un po’ di fiducia. Il divario finale è bugiardo, ma loro sono stati migliori. Non è stata la nostra miglior partita offensiva ma contro di loro non era facile fare di più”.

Su Quinn Ellis: “Era il migliore per attaccare i cambi e arrivare al ferro. Il problema è che loro non aiutano, vivono opponendosi al tiri al ferro e quindi non ci costruivamo vantaggi, infatti abbiamo dato via solo 11 assist. E’ chiaro che la differenza tra il ritmo di Ellis e quello di Lorenzo Brown oggi è evidente. Brown ci aveva dato tanto contro il Real Madrid, ma ha bisogno di stare bene. Contro una squadra fisica come il Fenerbahce devi essere a posto fisicamente e lui non lo è ancora”.

Sull’utilizzo dei centri: “Booker credo possa aprire il campo meglio giocando da 5 perché ha bisogno di tempo e spazio. L’aveva fatto contro Milutinov e l’Olympiacos, ma loro con i cambi gliel’hanno impedito. Alla sua età con la sua taglia da 4 credo farebbe fatica in difesa contro avversari più dinamici e veloci. Dunston ci sta dando tanto in spogliatoio, ma oggi è il nostro terzo centro. Lo considero tale, non credo di allargare la rotazione dei 5 nelle singole partite. Ma tra i lunghi non avverto emergenza”.

Sulla situazione degli esterni: “Spero che a Cantù possa rientrare con la maschera Nico Mannion ma per il resto giocheranno gli stessi. Non recuperiamo nessun altro quindi dobbiamo proteggere la condizione di quelli che abbiamo”.

Sul confronto coni grandi allenatori: “E’ stimolante. Per un allenatore l’EuroLeague è il massimo. Quando affronto una squadra e vedo quattro o cinque partite vedo tutto quello che fanno loro e provo a recepire qualcosa. Sono allenatori di alto livello. Jasikevicius, che vede il gioco da ex playmaker, lo considero un modello”.

Sul rapporto con gli arbitri: “Non credo di dover urlare a nessuno, non sono così e non credo che cambierò. Ognuno deve essere se stesso e io sarò me stesso. Forse è un aspetto sul quale migliorare ma non ce l’ho nelle corde. Voglio sperare che non porti benefici, mi piace di più un dialogo costruttivo. E’ la mia personalità”


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