Il vino torna protagonista nella capitale lombarda con l’ottava edizione della Wine Week, inaugurata sabato scorso tra sorrisi, brindisi e una pioggia di benedizione che ha accompagnato la banda e gli ospiti. Un evento che non è solo celebrazione, ma anche riflessione: il bere diventa atto culturale, esperienza sensoriale e scelta identitaria.
Il vino come esperienza: gusto, qualità e racconto
Presso I Dazi, enoteca di riferimento scenograficamente incorniciata dall’Arco della Pace, il sommelier e ambasciatore del gusto Nello Gatti guida i visitatori in un percorso di scoperta.
“Con 10 euro puoi assaggiare diverse etichette, scegliere con il calice in mano, farti consigliare o seguire il tuo istinto. È come fare shopping, ma del gusto”, racconta Gatti.
Un format che valorizza il territorio, educa alla qualità e trasforma il bere in cultura. L’approccio è libero e coinvolgente: ci si avvicina al banco, si ascoltano le storie delle cantine, si assaggia, si sceglie. Il vino non è più solo prodotto, ma narrazione, esperienza, identità.
Bere consapevolmente: un gesto di responsabilità
La Wine Week 2025 promuove anche il concetto di bere consapevole, invitando il pubblico a vivere il vino con attenzione, rispetto e misura.
La scelta di qualità non riguarda solo il prodotto, ma anche il modo in cui lo si consuma: con consapevolezza, in contesti adeguati, valorizzando l’esperienza piuttosto che la quantità.
Un messaggio che trova particolare risonanza tra i giovani adulti, sempre più attenti alla salute, alla sostenibilità e al valore delle proprie scelte.
Il linguaggio del vino a Milano: verso una comunicazione più autentica
Le etichette e le campagne pubblicitarie dovrebbero evolversi sempre di più, abbandonando le presentazioni patinate e le promesse euforiche.
Il futuro della comunicazione enologica punta su autenticità, cultura e legame con il territorio.
Come già avviene nel settore della birra, il vino si racconta attraverso storytelling, eventi esperienziali e contenuti educativi, promuovendo un consumo consapevole e rispettoso.
“La figura del sommelier è solo da tramite, l’anello di congiunzione tra il produttore, l’espositore e il consumatore”, continua Gatti.
“Da creativo qual è, se potesse, agirebbe al fianco del produttore. Che sia questa la sfida da lanciare verso una nuova figura professionale?”
Un brindisi al cambiamento
Il vino nel 2025 è cultura, scoperta e relazione.
Un cambiamento che parte dal calice e arriva fino alla coscienza sociale, tra esperienze, narrazioni e nuovi linguaggi.
La Wine Week è appena cominciata a Milano . Gustiamoci le emozioni. Cheers!
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