Si è parlato tanto a proposito della degenza del Papa al Policlinico Gemelli della “fisioterapia respiratoria”, della ventilazione meccanica e dell’ossigeno ad alti flussi a cui è stato sottoposto il Pontefice nel suo periodo di degenza al Policlinico Gemelli durato oltre un mese.
Gazzetta di Milano ne parla con Andrea Lanza, presidente ArIR, Associazione riabilitatori Insufficienza Respiratoria.
La Fisioterapia Respiratoria è uno degli ambiti della fisioterapia che negli ultimi anni ha raggiunto i più alti livelli di efficacia e di evidenza scientifica tanto che in alcuni casi può offrire benefici comparabili a quelli della terapia farmacologica
Non va però ridotta ad una mera serie di esercizi, la c.d. “ginnastica respiratoria”, pratiche che con la fisioterapia spesso non hanno nulla a che vedere.
E’ una vera e propria specializzazione del fisioterapista tanto che, come percorso di formazione, esiste un Master Universitario di Fisioterapia Cardio-Respiratoria e di Area Critica.
Il Fisioterapista respiratorio interviene in tutte le fasi del processo di presa in carico, prevenzione, valutazione, cura, riabilitazione e palliazione, nel bambino come nell’adulto ed in tutti i setting di cura, sia nell’insufficienza respiratoria acuta che nella gestione della cronicità e a seconda dei casi l’intervento del fisioterapista sarà modulato.
Nel caso di insufficienza respiratoria acuta il fisioterapista specializzato valuta a livello funzionale quelli che possono manifestarsi come segni e sintomi di insufficienza respiratoria, come la saturazione di ossigeno nei polmoni (purtroppo tristemente nota nel periodo critico del Covid-19), la frequenza respiratoria, l’utilizzo di muscolatura accessoria per la respirazione, la presenza di secrezioni a livello bronchiale, oltre alla presenza del sintomo dispnea, la cosiddetta “mancanza d’aria”, aspetti questi che indicano la difficoltà a respirare del paziente.
Fatta questa valutazione funzionale primaria corredata a tutte le altre indagini cliniche e strumentali, si individuano in equipe con i medici e gli infermieri i sistemi di supporto alla respirazione come ossigeno, ossigeno ad alti flussi, ventilazione non invasiva a seconda delle necessità del paziente. Particolarmente importante è la fase di adattamento alla ventilazione non invasiva e scelta della maschera spesso determinante per la corretta riuscita della terapia, aspetti sui quali i fisioterapisti respiratori hanno una formazione specifica. Una volta adottati se ne valuta l’efficacia. La fase del monitoraggio è fondamentale perché queste situazioni possono evolversi in maniera molto rapida. Per ogni intervento poi si valutano ad esempio le posture più idonee da far assumere al paziente per far sì che la respirazione possa essere agevolata e che le vie respiratorie risultino libere e non ostruite da secrezioni, che i polmoni risultino adeguatamente ventilati, ottimizzando l’ossigenazione. Tutto ciò può essere eseguito con strategie manuali o mediante l’utilizzo di strumentazioni. Si valuta inoltre la capacità di movimento con un adeguamento dei livelli di ossigeno o di supporto respiratorio e compatibilmente con la condizione clinica si imposta un programma di progressiva e guidata ripresa dell’esercizio.
Il fisioterapista respiratorio dov’è presente, e questo purtroppo rappresenta un limite dell’offerta sanitaria, è dunque parte integrante dell’equipe medica nei reparti di alta intensità a diretto contatto con i medici specialisti pneumologi, cardiologi, chirurghi, intensivisti, ecc ed è coinvolto in tutte le fasi del trattamento clinico. La riabilitazione è solo una di queste fasi.
E’ assolutamente importante sottolineare infine che vadano valutate le indicazioni, i benefici e tutti i rischi che l’applicazione di determinate strategie o dispositivi comportano sul paziente, serve dunque una valutazione specialistica attenta perché una tecnica non adeguata o nel momento sbagliato può essere persino dannosa per il paziente.