ICCF Italia-Cina, lo stato degli scambi tra i due paesi visto con gli occhi delle imprese

Italy China Council Foundation (ICCF) ha pubblicato la sua quarta indagine annuale sul business italiano e cinese, contenuta nel rapporto “ICCF’s 4th Annual Italian and Chinese Business Survey: featuring the study A Decade of the Belt and Road Initiative”, realizzato dal Centro Studi ICCF con il supporto della Camera di Commercio Cinese in Italia e di altre istituzioni chiave. Il volume è stato presentato ieri durante un evento organizzato in collaborazione con ITA Agenzia ICE a Palazzo Stelline, a Milano, alla presenza di imprenditori e professionisti. Tra i relatori, oltre a Mario Boselli, Presidente ICCF, Li Bin, Ministro Consigliere per l’Economia e il Commercio dell’Ambasciata cinese in Italia, e Yan Xiaoming, Presidente Camera di Commercio Cinese in Italia.

I RISULTATI DEL SONDAGGIO 2023_ Il quarto sondaggio annuale di ICCF offre un’analisi delle prospettive attuali visto con gli occhi delle comunità imprenditoriali italiane e cinesi. Dall’indagine, effettuata su circa 200 imprese selezionate (70% italiane e 30% cinesi), emerge che il 61% delle aziende italiane e il 65% di quelle cinesi considerano i rispettivi mercati come le destinazioni principali per i loro prodotti. Inoltre, le aziende cinesi considerano l’Italia come un importante centro di ricerca e sviluppo oltre che un rilevante hub regionale.

In quest’ultimo anno, la maggior parte delle aziende italiane e cinesi ha riferito di aver migliorato o mantenuto invariate le condizioni rispetto all’anno precedente, suggerendo che gli sforzi di entrambi i governi per creare un ambiente favorevole alle imprese straniere stanno dando risultati. Mentre il 57% delle aziende italiane in Cina e il 62% di quelle cinesi in Italia mantengono prospettive positive per la crescita del loro business, circa il 30% di entrambi i campioni rimane neutrale.

Le aziende italiane in Cina hanno evidenziato, per il secondo anno consecutivo, l’aumento della concorrenza da parte delle imprese cinesi locali, nonché l’aumento del costo del lavoro e l’ambiguità delle normative. Entrambi i gruppi campione incontrano difficoltà nel reperire manodopera qualificata e nell’attrarre talenti locali. La diminuzione della percentuale di aziende italiane che citano i vantaggi di costo dei concorrenti cinesi segnala che il mercato locale, dall’approvvigionamento delle materie prime, ai costi di produzione e di manodopera, sta diventando più strutturato e maturo.

Complessivamente, il 58% delle aziende italiane e il 69% di quelle cinesi hanno investito o pianificato nuovi investimenti rispettivamente in Cina e in Italia. Tra queste, il 90% delle aziende italiane e il 73% di quelle cinesi intendono espandersi ulteriormente già a partire dal 2024. Nel 2023, il 50% delle aziende italiane considera la Cina tra le prime tre destinazioni per gli investimenti attuali e futuri, mentre l’Italia figura tra le prime tre solo per il 38% degli intervistati cinesi.

Il nostro ruolo è quello di rappresentare e dar voce ai Soci e alle imprese – ha dichiarato Mario Boselli, Presidente ICCF –: va in questa direzione l’annuale sondaggio presentato oggi che rappresenta indubbiamente un punto di riferimento strategico per i rispettivi sistemi economici”.

Gli spunti raccolti dall’indagine hanno portato a una serie di raccomandazioni mirate per le istituzioni e le imprese italiane e cinesi al fine di migliorare la cooperazione bilaterale.

DIECI ANNI DI BELT AND ROAD_ La parte introduttiva del rapporto è dedicata ad analizzare l’evoluzione della portata, la diffusione geografica degli investimenti e la focalizzazione settoriale della Belt and Road Initiative (BRI) dal 2013 al 2023. Questa iniziativa emerge sullo sfondo di un’importante sfida globale: il sostanziale gap infrastrutturale del mondo, che attualmente ostacola il commercio, l’apertura e la prosperità futura. La BRI si distingue come uno dei principali sforzi di politica estera della Cina, concentrandosi strategicamente su quattro aree cardine: consultazione politica, connettività infrastrutturale, circolazione monetaria e facilitazione del commercio. Questa ambiziosa iniziativa ha mobilitato quasi mille miliardi di dollari in investimenti, interessando 151 Paesi e regioni e coinvolgendo 32 organizzazioni internazionali. Attualmente, la BRI è in fase di ridefinizione strategica, con l’obiettivo di definire la sua traiettoria per il prossimo decennio, sottolineando così il suo ruolo critico nello sviluppo delle infrastrutture globali e nell’integrazione economica.

In un viaggio che riecheggia le avventure di Marco Polo, oggi percorriamo una nuova Via della Seta, non fatta di carovane e beni tradizionali, ma di scambi digitali, relazioni economiche e connessioni culturali. Questa antica via, rinnovata e vitale, continua a unire Oriente e Occidente, testimoniando un’eredità che dura nel tempo – si legge nella prefazione firmata da Mario Boselli, Presidente ICCF -. Negli ultimi anni, la Belt and Road Initiative ha rivitalizzato questo percorso storico, trasformandolo in un corridoio di opportunità e sfide. La pandemia globale e le turbolenze economiche hanno reso necessario un adeguamento strategico, non solo per mantenere la competitività, ma anche per rafforzare le relazioni bilaterali in un contesto globale complesso”.