I fatturati scendono in un clima di generale incertezza e rallentamento economico, ma le imprese brianzole si confermano in buona salute con redditività e numero di aziende in utile molto elevati.
Il fatturato complessivo delle 1.000 aziende che compongono la Classifica Top 2025 ammonta a 69,8 miliardi di euro (ricavi 2024), in lieve contrazione del 2,3% rispetto all’anno precedente, un calo relativamente contenuto in un contesto di generale rallentamento dell’economia in Lombardia e in Italia.
Una netta decelerazione rispetto agli anni precedenti è evidenziata anche dal dato del PIL di Monza e Brianza che nel 2024 è cresciuto solo dello 0,2%. Una situazione dovuta alla stazionarietà dell’industria (produzione manifatturiera a -0,3%) e al rallentamento dei servizi (fatturato a valori correnti in aumento moderato del 3,3%). Nonostante ciò, la quota di aziende in utile tra le Top 1000 resta molto importante, al 92,0%, a dimostrazione di una solida tenuta del tessuto imprenditoriale di Monza e Brianza. Anche la redditività, misurata dall’EBIT, si conferma su livelli storicamente elevati, al 5,6%.
Il sentiment delle imprese per il 2025 non si discosta molto dall’andamento del 2024: il 46% dei rispondenti prevede di chiudere l’anno con un aumento di fatturato rispetto all’anno scorso, il 20% prospetta stabilità e il 34% una diminuzione, riflettendo delle indicazioni polarizzate coerenti con l’attuale scenario globale. Nonostante l’incertezza, i margini operativi mostrano una tenuta, con due terzi delle imprese che stimano un EBIT stabile o in crescita. In questo contesto, i principali ostacoli per il 2025 sono stati la difficoltà di reperimento di personale adeguato (rischio alto per il 43%) e l’insufficienza di domanda (rischio alto per il 42%), in aumento rispetto al 2024 e dovuta ai modesti ritmi globali e alla debolezza europea; l’elevato costo dell’energia è percepito come rischio medio. In prospettiva, le previsioni di fatturato per il 2026 sono più favorevoli, riflettendo le attese che si manifesti concretamente la ripartenza economica fino ad ora posticipata. Nel prossimo anno rispetto al 2025, il 58% delle imprese intervistate prospetta un incremento delle vendite e il 33% una stabilità, mentre solo il 9% stima un calo.
Sono queste alcune delle principali evidenze dell’edizione 2025 di TOP1000, il progetto di ricerca e di analisi economico-finanziaria delle 1000 maggiori imprese per fatturato, realizzato dal Centro Studi di Assolombarda, in collaborazione con PwC Italia e con il sostegno di Banco BPM.
“Monza e Brianza, con Milano, Lodi e Pavia, forma un quadrilatero che vale 304 miliardi di euro, il 13,6% del PIL italiano – ha dichiarato Alvise Biffi, Presidente di Assolombarda -. Nello specifico, Monza e Brianza è un unicum nel panorama italiano grazie alla sua straordinaria densità e diversificazione di manifatturiero avanzato e servizi knowledge intensive radicati sul territorio. Oggi, però, la crescita economica rischia di essere limitata, oltre che dal contesto geopolitico instabile, anche dalla crescente difficoltà nel reperire personale qualificato. Agire sull’attrattività è fondamentale per risolvere questa criticità: senza competenze non è infatti possibile sostenere i processi di innovazione – in particolare quelli legati all’intelligenza artificiale – che stanno trasformando in profondità le nostre industrie. L’innovazione è la leva decisiva per quell’aumento di produttività di cui il Paese ha urgente bisogno, ed è su questo fronte che ci aspettiamo un impegno forte e concreto da parte del Governo. Le risorse sono limitate, lo sappiamo. Proprio per questo servono misure semplici, certe e facilmente applicabili, evitando di ripetere gli errori del passato, come quelli legati a Transizione 5.0. Alle imprese vanno forniti strumenti chiari e immediati per continuare a crescere, innovare e competere, sviluppando nuove eccellenze capaci di misurarsi con successo sui mercati globali”.
Il quadro economico
L’economia della provincia di Monza e Brianza (MB) ha attraversato un periodo di diffusa incertezza, con una crescita moderata e un quadro geopolitico turbolento che ha pesato sulla performance.
Nel 2024, il PIL di MB è cresciuto solo dello 0,2%, una netta decelerazione rispetto agli anni precedenti, dovuta alla stazionarietà dell’industria (produzione manifatturiera a -0,3%) e al rallentamento dei servizi (fatturato corrente in aumento contenuto del 3,3%). Nonostante ciò, l’export è rimasto un punto di forza, crescendo del 4,4% in valore (raggiungendo 14,4 miliardi di euro), nettamente superiore alla media lombarda. Hanno trainato farmaceutica (+17,1%), elettronica (+14,6%) e meccanica (+4,5%), mentre settori come moda (-7,1%), design-arredo (-3,6%) e automotive (-6,4%) hanno mostrato debolezza. Sul fronte occupazionale, i lavoratori sono diminuiti marginalmente (-0,5%) e il tasso di disoccupazione è salito leggermente al 3,3%, pur rimanendo molto basso.
La debolezza è proseguita nella prima metà del 2025. Dopo una produzione industriale di fatto stazionaria (-0,5% annuo) e un export dinamico nel primo trimestre (crescita del 9,0% dovuta quasi esclusivamente alla farmaceutica), il secondo trimestre ha segnato una forte contrazione: la produzione manifatturiera è calata del 5,2% e l’export in valore è diminuito dell’1,2% (con cali a due cifre per elettronica, -36,6%, e meccanica, -14,4%).
In termini di mercati, la Germania si conferma il principale partner commerciale (1,5 miliardi di euro di export nel 2024), seguita da Svizzera e Stati Uniti. L’alta dipendenza dalla Germania rende la manifattura locale sensibile alla ripartenza dell’industria tedesca, mentre l’elevata proiezione sul mercato americano amplifica i rischi legati ai dazi statunitensi. Assolombarda stima una perdita potenziale di 146 milioni di euro in esportazioni verso gli USA in un anno per effetto delle tariffe più elevate (-1,0% di export totale, variazione quindi contenuta), che potrebbe salire fino a 315 milioni di euro nel lungo periodo.
Nel complesso, le stime di crescita del PIL per l’intero 2025 sono, quindi, ridimensionate rispetto a inizio anno e pari a un modesto +0,3%, con attese di stagnazione per la manifattura e servizi ancora deboli. Per far fronte ai rischi globali, come l’esposizione ai dazi, è cruciale per le imprese diversificare le geografie di esportazione e investire in innovazione e qualità.
“Nei numeri di oggi, seppur in un panorama internazionale in continuo cambiamento- ha sottolineato Matteo Parravicini, Presidente della Sede di Monza e Brianza di Assolombarda– emerge ancora una volta la forza del nostro manifatturiero avanzato, fondato sulla capacità di creare valore in filiere complesse e di sviluppare l’attrattività del territorio come hub per l’innovazione. Ma per supportare i processi che le imprese stanno portando avanti per essere sempre più competitive, occorrono competenze sempre più aggiornate. Una concreta e condivisa integrazione tra il mondo delle imprese e il sistema universitario è la leva per attrarre giovani talenti e garantire la produttività delle nostre aziende. Penso a quelli che definirei laboratori di eccellenza dove le sinergie tra mondo della formazione e mondo produttivo sono sempre più strette e capaci di generare un ecosistema di valore, un modello che possa essere esempio virtuoso dove istituzioni e imprese collaborino attivamente per lo sviluppo economico, mettendo a fattor comune le capacità per un futuro sostenibile e misurabile”.
Prospettive e rischi – le evidenze della survey
L’indagine condotta da Assolombarda su un campione di oltre 100 imprese di industria e servizi innovativi di Monza e Brianza evidenzia una polarizzazione e un peggioramento delle performance attese per il 2025, a fronte di prospettive più favorevoli per il 2026.
Le attese di fatturato per la chiusura del 2025 sono nettamente peggiorate rispetto alle previsioni formulate l’autunno precedente, riflettendo soprattutto il rallentamento della domanda mondiale. Il 46% delle imprese prevede un aumento di fatturato, il 20% stabilità e il 34% una diminuzione.
Questa polarizzazione è un segnale di incertezza, tuttavia si osserva una complessiva tenuta dei margini operativi, con i due terzi dei rispondenti che stimano un EBIT stabile (32%) o in crescita (34%), in parte grazie al ridimensionamento dei prezzi di alcune materie prime.
Nei primi dieci mesi del 2025, i principali fattori di rischio percepiti dalle aziende sono stati la difficoltà di reperimento di personale adeguato e l’insufficienza di domanda. Sul primo fronte, per il 43% delle imprese rispondenti alla survey si tratta di un rischio alto. Infatti, con un tasso di disoccupazione provinciale basso (circa 3%), la ricerca di candidati è una “competizione” intensa. Basti pensare che, nella prima metà del 2025, il 53% delle figure professionali ricercate è stato difficile da trovare, un dato superiore alla media lombarda e italiana.
L’Insufficienza di domanda (42% rischio alto) è in aumento rispetto al 2024 (dove era al 32%), a causa dei modesti ritmi del commercio mondiale e della debolezza dell’industria europea.
Tra gli altri ostacoli, l’elevato costo dell’energia è stato percepito prevalentemente come fattore di medio rischio (livello indicato dal 42% del campione, rischio alto per il 22%). I vincoli finanziari (rischio alto solo per l’11%) e i prezzi di materie prime/componenti (9% rischio alto) sono risultati meno impattanti.
Le attese per il 2026 sono più ottimistiche, in linea con le previsioni macroeconomiche di Assolombarda che indicano un’accelerazione del PIL provinciale al +0,8%. Per quanto riguarda il fatturato, il 58% delle imprese prospetta un incremento delle vendite nel 2026, il 33% stabilità e solo il 9% stima un calo.
Le percezioni sui rischi rimangono simili al 2025: le difficoltà di reperimento di personale (48% rischio alto) e l’insufficienza di domanda (44% rischio alto) si confermano le principali sfide. Ci si aspetta che i vincoli finanziari (rischio alto per il 14%) e i costi/reperimento di materie prime/componenti (rischio alto per il 18%) rimangano gestibili, anche grazie a politiche monetarie più accomodanti.
“Da oltre dieci anni siamo al fianco di Top 1000, la manifestazione organizzata da Assolombarda che premia le eccellenze di una delle zone maggiormente produttive del Paese – ha dichiarato Marco Aldeghi, Responsabile Direzione Territoriale Milano e Lombardia Nord di Banco BPM – Per noi sostenere questa iniziativa riveste un importante significato di dialogo e confronto con le migliori aziende di Monza e della Brianza, territorio in cui siamo radicati da sempre, dove Banco BPM ha una quota di mercato dell’11%, frutto sia di un rapporto privilegiato con la clientela sia della capacità delle nostre strutture di venire incontro alle sue necessità. Le due aree di Monza e della Brianza comprendono 3 centri imprese con circa 40 professionisti, dedicati esclusivamente alla gestione delle aziende corporate e delle PMI, che insieme alle oltre 40 filiali del Gruppo supportano la crescita economica di questo territorio”.
La classifica TOP1000-I risultati complessivi
Le “TOP 1000” imprese per fatturato della provincia di Monza e Brianza registrano un rallentamento nei ricavi nel 2024, ma continuano a dimostrare una solida struttura economica con livelli elevati di redditività e di aziende in utile.
Il fatturato complessivo riferito al 2024 delle 1.000 aziende ammonta a 69,8 miliardi di euro. Si registra una lieve contrazione del 2,3% rispetto all’anno precedente, un calo relativamente contenuto se considerato a fronte del generale rallentamento dell’economia in Lombardia e in Italia.
La soglia massima di fatturato è tornata sopra i 4 miliardi, raggiungendo i 4,1 miliardi di euro (in crescita del 3,9%), mentre la soglia minima di accesso alla classifica è salita a 8,1 milioni di euro (un aumento del 2,9% rispetto ai 7,9 milioni dell’anno precedente). Il risultato di esercizio aggregato è di 2,5 miliardi di euro, su cui. dopo il forte aumento del 2023, si osserva una diminuzione più pronunciata del 13,3%.
Nonostante ciò, la quota di aziende in utile resta molto elevata, al 92,0% del totale, confermando la solidità del tessuto imprenditoriale brianzolo in una fase poco brillante dei mercati nazionali e globali.
2024 vs 2023. Uno sguardo agli indicatori di performance
Focalizzandosi su un campione chiuso di 854 società (con lo stesso consolidamento di bilancio nella classifica passata e presente) è possibile fare qualche confronto tra i risultati conseguiti nel 2024 e quelli dell’anno precedente. Si conferma una contrazione del fatturato nel 2024, anche se più contenuta (-0,8%). A conferma di una sostanziale stabilità, poco più della metà (il 52,5%) delle aziende registra un aumento dei ricavi, una quota in calo rispetto agli anni precedenti.
La redditività rimane, invece, molto elevata: considerando tutte le 1000 imprese in classifica, l’EBIT mediano sui ricavi è pari al 5,6%, superato nell’ultimo decennio solo dal 5,9% dell’anno prima. D’altro canto, il ROE mediano scende dal 14,4% all’11,9%.
Le prime 16 imprese per fatturato: 9 oltre il miliardo di euro
L’analisi conferma la presenza di un nucleo di imprese di eccellenza. Per la prima volta, ben 16 aziende superano la soglia degli 800 milioni di euro di fatturato (erano 15 nell’edizione precedente). Di queste, 9 raggiungono ricavi superiori al miliardo di euro annuo (una in meno rispetto all’anno precedente).
Prima è nuovamente Esprinet S.p.A. (Vimercate); seconda STMicroelectronics S.r.l. (Agrate Brianza); terza Mediamarket S.p.A. (Verano Brianza); quarta G.A.I.A. Holding S.r.l. (Desio); quinta Candy S.p.A. (Brugherio); sesta BASF Italia S.p.A. (Cesano Maderno); settima SOL S.p.A. (Monza); ottava Decathlon Italia S.r.l. (Lissone); nona Intercos S.p.A. (Agrate Brianza), che entra a far parte delle imprese “miliardarie”. Seguono decima Roche S.p.A. (Monza); undicesima Sacchi Giuseppe S.p.A. (Desio); dodicesima Euroitalia S.r.l. (Cavenago di Brianza); tredicesima Gruppo Sapio (Monza); quattordicesima Gruppo Fontana (Veduggio con Colzano); quindicesima Prenatal Retail Group S.p.A. (Cogliate); sedicesima DS Smith Holding Italia S.p.A. (Vimercate).
La classifica conferma un capillare presidio economico sul territorio provinciale; infatti, tutti i 55 comuni della provincia ospitano almeno una delle aziende incluse nella classifica.
Sono 17 i comuni “miliardari”, ovvero quelli con imprese che superano il miliardo di ricavi cumulati. Guidano Monza, con 12,3 miliardi di euro di fatturato, e Vimercate, con 9,7 miliardi di euro; seguono Agrate Brianza (6,4 miliardi di euro), Desio (5,2 miliardi di euro) e Lissone (3,8 miliardi di euro). Rispetto a un anno fa c’è una “new entry” tra i comuni miliardari, con Roncello (1,0 miliardi di euro) che rimpiazza Nova Milanese (comunque molto vicina, con 982 milioni di euro).
Le startup innovative
La provincia di Monza e Brianza si conferma un ambiente estremamente fertile per l’imprenditoria ad alto contenuto tecnologico, con le startup innovative che fungono da indicatori chiave del dinamismo economico locale. Queste realtà non solo creano competenze avanzate e facilitano la collaborazione con la ricerca, ma rappresentano anche i potenziali protagonisti delle future classifiche TOP. Ne è un esempio Carsoon S.r.l., un anno fa prima per fatturato tra le startup della provincia e oggi presente nella TOP 1000 (505esima, con 17,8 milioni di euro di fatturato).
Il numero delle startup innovative con sede in provincia è stabile a quota 136. Un terzo di queste realtà è concentrato nel capoluogo, Monza, mentre un altro polo significativo è Seregno, che ospita 14 startup. Le restanti 77 sono distribuite in modo capillare sul territorio provinciale. La maggior parte (l’82%, pari a 111 realtà) è attiva nel settore dei servizi knowledge-intensive, con una netta prevalenza per il comparto ICT. Solo 15 startup, invece, operano nell’industria e nell’artigianato.
La propensione all’innovazione e allo sviluppo è particolarmente forte: il 66% delle realtà ha un’elevata spesa in ricerca e sviluppo. Inoltre, il 22% impiega personale altamente qualificato, e il 13% è titolare di almeno un brevetto o software registrato, a testimonianza della qualità della produzione intellettuale. Sotto il profilo demografico, la presenza femminile è elevata nel 13% delle startup, mentre la prevalenza di giovani under 35 caratterizza il 17%. Analizzando i dati economici, le startup che hanno depositato il bilancio relativo all’anno 2024 (il 68% del totale), generano un fatturato complessivo di circa 18,3 milioni di euro e un valore aggiunto che supera i 2,6 milioni di euro.
Le prime 15 startup, di cui nove già presenti lo scorso anno e sei che entrano per la prima volta nella top 15, totalizzano da sole 13,1 milioni di euro di ricavi. Sebbene le realtà con fatturato 2024 superiore al milione di euro siano scese a 3 (rispetto alle 4 precedenti), si nota un trend positivo di “spostamento verso l’alto” dei valori economici. In particolare, aumenta il numero di quelle con ricavi tra 500 mila euro e il milione di euro, passate da 2 a 7. In cima alla classifica si posizionano: Retail Booster S.r.l., produttrice di software per il comparto food, con 3,3 milioni di euro di fatturato; Oversonic Robotics S.r.l, sviluppatrice di robot umanoidi, con 2,1 milioni di euro; Epsilen Bio S.r.l., new entry dell’edizione 2025 che effettua R&S in ambito biotech-pharma, con 1,1 milioni di euro.
“L’Intelligenza Artificiale cambierà il modo di fare impresa in Italia – ha affermato Stefano Bravo, Partner di PwC Italia– La sfida non è capire se innovare, ma come innovare subito: investendo su persone, competenze e modelli organizzativi. Nei prossimi anni il lavoro sarà più flessibile, collaborativo e attento al benessere. Chi saprà adeguarsi ai cambiamenti attirerà i migliori talenti. Il territorio di Monza e Brianza può diventare un hub nazionale dell’innovazione, se imprese e istituzioni collaboreranno. È il momento di passare dall’analisi all’azione”.
Il focus tematico
Il focus tematico dell’analisi TOP 1000 di quest’anno riguarda i giovani e il mondo del lavoro e la capacità delle imprese di attrarli. L’analisi demografica per la provincia di Monza e Brianza evidenzia dinamiche cruciali che richiedono strategie di adattamento per preservare la competitività economica del territorio di fronte all’invecchiamento progressivo della popolazione. Al 1° gennaio 2025, la provincia conta 879.752 abitanti, risultando la quinta più popolosa in Lombardia. La composizione attuale vede il 12,4% di residenti tra 0 e 14 anni, il 63,7% nella fascia 15-64 anni e il 23,9% di over 65. Interessante è la popolazione straniera (il 9,5% del totale), che presenta una struttura anagrafica molto più giovane: il 76,5% è in età attiva e solo il 4,9% ha più di 65 anni.
Nello scenario al 2050, la popolazione di Monza e Brianza è prevista in crescita del 3,1%, raggiungendo i 907 mila residenti, in controtendenza rispetto al calo atteso a livello nazionale. Tuttavia, questa crescita non compensa i profondi squilibri generazionali: i giovanissimi sono attesi in calo del -0,3% (da 109,3 mila a poco meno di 109 mila), la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) calare drasticamente dell’11,3% (da 560,4 mila a 497 mila), mentre la fascia over 65 crescere sensibilmente del 43,3% (da 210 mila a 301 mila). La nuova struttura della popolazione nel 2050 vedrà solo il 54,8% in età attiva (in crollo dal 63,7% attuale) e ben il 33,2% over 65 (in forte aumento dal 23,9%).
Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono significative: mantenendo l’attuale tasso di occupazione, nel 2050 si prevedono quasi 45 mila occupati in meno tra i 15 e i 64 anni per il solo effetto demografico.
Per affrontare queste dinamiche, è fondamentale rafforzare la capacità di attrazione di capitale umano. Nel 2024 la provincia ha registrato un saldo migratorio positivo di 6.000 persone (con oltre 5.300 arrivi dall’estero, su un totale di 35.900 trasferimenti verso la provincia). Ma è cruciale monitorare i crescenti trasferimenti all’estero di cittadini della provincia, in aumento del +43% dal 2019, con oltre un quarto di questi che ha tra i 18 e i 34 anni. Le esperienze all’estero, infatti, pur essendo preziose per la formazione dei giovani, rischiano di tradursi in una perdita di competenze se non sono accompagnate da un ritorno in provincia o da un analogo fenomeno in ingresso. Le imprese devono elaborare strategie di adattamento tempestive, dall’attrazione di talenti alla riorganizzazione dei modelli di business, facendo leva sulla vitalità economica dell’area e sulla vicinanza a poli di ricerca e atenei per trasformare la criticità demografica in una leva di sviluppo.
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