Milano e AEM: una storia di inclusione sociale

È l’inclusione il tema al centro del secondo appuntamento di questa edizione del ciclo di Incontri con la Storia, il format promosso da Fondazione AEM e Fondazione Corriere della Sera per riflettere sulle sfide della contemporaneità, prendendo spunto dalla storia e dal patrimonio culturale di AEM.

L’evento, dal titolo “La città inclusiva. Dal paternalismo ai nuovi strumenti per il benessere dell’individuo”, ha visto la presenza di Lamberto Bertolè, Assessore al Welfare e Salute Comune di Milano, Valentina Pellegrini, Vicepresidente e Consigliere Delegato Gruppo Pellegrini, Filippo Petrolati, Direttore Fondazione di Comunità Milano, Pierfilippo Pozzi, Direttore Generale Fondazione Don Gino Rigoldi, Roberto Tasca, Presidente Fondazione Banco dell’energia, Daniel Zaccaro, Educatore e formatore Comunità Kayros, Paolo Rossi, attore e drammaturgo, oltre che, naturalmente, dal padrone di casa Alberto Martinelli, Presidente Fondazione AEM.

“La città inclusiva. Dal paternalismo ai nuovi strumenti per il benessere dell’individuo”. A Milano associazioni, enti filantropici e aziende da fine ‘800 a oggi hanno sviluppato un’ampia rete di solidarietà per far sì che la città potesse essere un modello di inclusione. La sua lunga tradizione di impegno civile e sociale è ben visibile non solo nelle azioni delle istituzioni, ma anche in quelle delle aziende come AEM. Milano è stata, infatti, pioniera in Italia in tante cose, non ultima l’inclusione, come ha ricordato il comico Paolo Rossi, tra gli ospiti della serata. Uno sguardo sul tema lo hanno fornito anche i rappresentanti della Fondazione Don Gino Rigoldi, della Comunità Kayros e della Fondazione di Comunità Milano, anche loro ospiti della serata: realtà milanesi che identificano oggi più di ieri tra le fasce deboli i giovani, che necessitano di una casa, un lavoro e una rete sociale, e gli anziani, che a Milano sono sempre di più e sempre più soli. Una sfida demografica che riguarda tutti. Non solo pubblico e terzo settore, però. All’incontro si è parlato anche delle attività sociali che, negli anni, l’azienda milanese AEM ha messo a disposizione di enti e istituzioni di pubblica utilità, con atti di liberalità o fornendo energia a prezzi favorevoli, opere pie, istituti di carità e l’assistenza a orfani e mutilati di guerra. Un’attenzione all’inclusività che è visibile anche nel vasto patrimonio fotografico conservato in Fondazione AEM, sia nelle immagini di Martin Parr, che nel 1989 documenta la notte a Milano e i suoi protagonisti, sia nelle fotografie di Giampietro Agostini che raccontano le trasformazioni urbanistiche, sociali e strutturali di Milano a cavallo con il nuovo millennio: una città che punta all’inclusione anche attraverso i servizi, i luoghi condivisi e la cura delle relazioni con uno sguardo discreto, ma attento, che trova spazio anche nella comunicazione visiva aziendale.

“Le quattro questioni sociali più rilevanti su cui siamo chiamati a intervenire – spiega Lamberto Bertolè, Assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano – riguardano la crescente solitudine degli anziani – con un aumento significativo delle famiglie mononucleari, passate dal 45% al 57% in vent’anni – le disuguaglianze economiche e sociali, l’invecchiamento della popolazione e i cambiamenti demografici legati all’immigrazione – oggi, una persona su quattro a Milano ha un background migratorio e ogni anno, qui, circa 8.000 adulti diventano cittadini italiani. Il sistema delle fondazioni e delle imprese che donano – ha continuato Bertolè – è fondamentale per sostenere l’inclusività. Tuttavia, uno dei principali problemi è la frammentazione degli interventi: spesso le persone in difficoltà non riescono a intercettare le opportunità disponibili, per questo è essenziale lavorare su un modello di amministrazione condivisa, promuovendo un’alleanza tra pubblico e terzo settore, attraverso la coprogettazione di interventi che mettano a sistema le risorse e le competenze. Penso, per esempio, alla salute mentale, alla povertà minorile, all’offerta abitativa e alla lotta alla violenza di genere. Una città inclusiva – ha concluso – non può limitarsi a intervenire in modo riparatorio: deve saper promuovere il benessere delle persone in un’ottica preventiva, costruendo servizi e relazioni che anticipino i bisogni e generino opportunità”.

È un grande onore per me – spiega Valentina Pellegrini, Vicepresidente e Consigliere delegato della Pellegrini – partecipare ad un convegno che tratta temi che sento particolarmente vicini in virtù dei valori che la mia famiglia mi ha trasmesso con l’esempio e dell’impegno della nostra Fondazione Ernesto Pellegrini Onlus in favore delle nuove forme di povertà. La missione della nostra Fondazione, partendo dalla centralità del momento della cena presso il Ristorante Solidale Ruben, è quella di favorire percorsi di ripartenza facendo rete con il Territorio di Milano per dare ai nostri assistiti, anche in presenza di lavoro povero, la speranza di una prospettiva futura”.

“Serve un nuovo vocabolario della generosità. Siamo chiamati a lavorare affinché la parola beneficenza venga sostituita dalla parola filantropia. – dichiara Filippo Petrolati, Direttore Generale Fondazione di Comunità Milano – La complessità del tempo in cui viviamo richiede un approccio strategico e un’azione collaborativa, non paternalismo né frammentazione. In questo senso, Fondazione di Comunità Milano ha nella cooperazione con donatori, organizzazioni filantropiche, istituzioni pubbliche la sua missione e in strumenti come i fondi solidali i dispositivi per valorizzare il bene comune”.

“Una città può essere accogliente e inclusiva se riesce ad adattarsi ai cambiamenti di chi la abita: una città flessibile, dunque, capace di creare spazio per tutti e opportunità di cittadinanza per chi si trova ai margini. Il successo dei percorsi di inclusione – che la nostra Fondazione offre attraverso opportunità di studio, di lavoro e di residenzialità – dipende principalmente da due fattori: l’adattamento di ogni intervento alle caratteristiche individuali e la volontà di intermediare con le istituzioni, la cui rigidità può essere di ostacolo per chi si trova ai margini”. Pierfilippo Pozzi, Direttore Generale Fondazione Don Gino Rigoldi.

“L’inclusione è una delle sfide per le città contemporanee e Milano, con la sua lunga tradizione di impegno civile e sociale, può continuare a essere un modello. Ciò significa rafforzare i legami di comunità, garantire pari opportunità di accesso ai servizi e valorizzare le differenze. La storia di AEM testimonia come il mondo industriale abbia saputo guardare con lungimiranza al benessere collettivo. Rileggere oggi quell’esperienza ci aiuta a orientare le scelte del presente affinché la crescita delle città vada di pari passo con la giustizia sociale e l’equità”. Roberto Tasca, Presidente Fondazione Banco dell’energia.

“Milano è al tempo stesso inclusiva ed esclusiva – racconta Daniel Zaccaro, Educatore e formatore Comunità Kayros ad esempio oggi la situazione degli affitti e il costo della vita in generale colpisce fortemente le fasce deboli della città, soprattutto i giovani.  Kayros è nata in un quartiere periferico di Milano, su iniziativa di Don Claudio Burgio, con l’obiettivo di offrire supporto e alloggio a minori in difficoltà segnalati dal Tribunale per i Minorenni, dai Servizi Sociali e dalle forze dell’Ordine. Oggi sosteniamo più di 50 ragazzi con l’opportunità di risiedere in comunità ma anche e soprattutto con attività correlate allo sport, alla musica e al teatro, per garantire loro un valido reinserimento in società”.

“Ogni volta che torno a Milano, la trovo cambiata – racconta Paolo Rossi, attore e drammaturgo – forse 30 anni fa Milano era più inclusiva ma forse perché c’erano meno problemi o erano di più facile risoluzione. Sicuramente è una città pioniera, nel bene e nel male, rispetto alle altre città italiane. Stiamo però perdendo molti teatri e questo è un male perché quando c’è un teatro in un quartiere, vuol dire che c’è una luce. E noi dobbiamo occuparci di queste luci, anche quelle più piccole, perché dove c’è luce c’è meno pericolo. La corrente elettrica per mantenerli è la volontà delle persone, di tutti noi”.

Quarto ciclo di Incontri con la Storia. Dopo questo secondo appuntamento con Incontri con la Storia, il terzo e ultimo di questa edizione 2025 sarà a novembre e avrà al centro lo sport, uno strumento per raccontare la contemporaneità, riflettendone le questioni politiche e identitarie. L’incontro, dal titolo La febbre dello sport. Competizione e cooperazione tra identità, politica e spettacolo si terrà in occasione dell’inaugurazione della mostra annuale di Fondazione AEM dedicata al rapporto dell’impresa con lo sport per la XXIV Settimana della Cultura d’Impresa, attraverso la testimonianza di celebri sportivi e personaggi legati al mondo dello sport.


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