L’arte dell’India alla Casa degli Artisti

In questi giorni due progetti, entrambi legati all’India ma con origini e finalità differenti, animano Casa degli Artisti.

Uno è la residenza di Vipul Prajapati, artista di Ahmedabad, in corso fino al 25 novembre, che nasce dallo scambio tra Casa degli Artisti e la galleria 079 Stories.

Si tratta del secondo capitolo della collaborazione iniziata la scorsa estate con la mostra dell’artista italiano Roberto Rup Paolini ad Ahmedabad. Vipul porta avanti un lavoro poetico e rigoroso sulla memoria dei materiali e sull’architettura simbolica della città, che culminerà con un Open Studio previsto per il 20 novembre

Sino al 24 novembre 2025, Casa degli Artisti ospita tredici artisti provenienti dall’India per un progetto di residenza ideato in collaborazione con il PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano.

La residenza rappresenta la prima fase del progetto espositivo India. Di bagliori e fughe, a cura di Raqs Media Collective e Ferran Barenblit, che aprirà al PAC il 25 novembre e sarà visitabile fino all’8 febbraio 2026.

Per il periodo antecedente alla mostra gli atelier di Casa degli Artisti, si trasformeranno in un laboratorio di incontro e scambio culturale, dove gli artisti lavorano fianco a fianco a nuovi progetti site-specific sviluppati in dialogo con la città, i suoi spazi, la sua storia materiale e sociale.

La residenza diventa così un luogo di relazione e di ascolto, in cui le ricerche individuali si intrecciano con il tessuto urbano e con la comunità artistica locale, secondo la missione di Casa degli Artisti di favorire la produzione contemporanea come esperienza condivisa.

Nel corso delle settimane, gli artisti avranno la possibilità di aprire i propri studi al pubblico attraverso workshop, performance, incontri e momenti di confronto che saranno annunciati nel calendario del Public Program @Casa degli Artisti.

 

Gli artisti in residenza:

  • Niroj Satpathy esplora il tema del ciclo dei materiali e del riciclo, raccogliendo rifiuti e scarti urbani per trasformarli in sculture che riflettono sulle economie della città.
  • Gyanwant Yadav indaga la relazione tra territorio, suolo e memoria, studiando la composizione delle terre milanesi e la loro stratificazione culturale.
  • Mohit Shelare la cui ricerca unisce ecologia e politica: osserva le tossine e le tracce industriali nella città come segni di tensione tra corpo, ambiente e capitale.
  • Aasma Tulika lavora con il suono, la tecnologia e la migrazione, costruendo paesaggi sonori e dispositivi di ascolto collettivo in dialogo con artisti e musicisti locali.
  • Anju Acharya, interessata alle dinamiche naturali e agli ecosistemi minori, esplora i boschi e le aree verdi intorno a Milano osservando insetti, piante e mutazioni ambientali.
  • Kaur Chimuk indaga la memoria delle lotte civili e dei movimenti queer e trans, elaborando archivi e anti-performance sul diritto alla visibilità e alla parola pubblica.
  • Kaushal Sapre, artista sonoro e teorico della tecnologia, costruisce ambienti immersivi dove le reti digitali diventano luoghi psico-sociali di contatto e migrazione.
  • Il collettivo Gabaa intreccia pratiche tessili e memoria industriale, indagando la storia dei tessuti e della moda milanese come metafora di identità in trasformazione. Il lavoro condiviso attraversa linguaggi e media diversi per costruire un racconto corale dell’India contemporanea.
  • Maksud Ali Mondal la cui ricerca intreccia scultura e antropologia, indagando l’impatto delle infrastrutture e dei sistemi produttivi sulla vita quotidiana.
  • Jithinlal N. R. riflette sulla spiritualità e sulle comunità diasporiche, esplorando il buddhismo e la presenza indiana a Milano attraverso pratiche partecipative.
  • Suvani Suri, artista del suono e delle pratiche performative, costruisce dispositivi di ascolto collettivo e spazi di esperienza sensoriale condivisa.
  • Pinak Banik lavora sugli archivi e sulle immagini storiche, creando nuove narrazioni tra avanguardia, memoria coloniale e cultura pop. Inoltre, durante la residenza e l’esposizione sarà il portavoce della Panjeri Artist Union, collettivo artistico che collabora a diversi progetti dedicati a tematiche come le caste, gender, sopravvivenza e resistenza.

 

Durante la residenza, gli artisti abiteranno gli atelier del primo piano della Casa e parallelamente le serre del Giardino Pippa Bacca, che ospiteranno parte delle attività preparatorie alla mostra.

 

Working on “INDIA. Of Glimmers and Getaways” è un progetto che intreccia pratiche, culture e discipline e che fa della residenza un laboratorio di trasformazione reciproca, dove il contatto con l’altro genera nuove forme di pensiero e di linguaggio: un esercizio di prossimità e immaginazione che anticipa la mostra India. Di bagliori e fughe al PAC, restituendo l’immagine di un’India plurale, contraddittoria e in movimento, lontana da ogni stereotipo.

 

Informazioni

Working on “INDIA. Of Glimmers and Getaways”
28 ottobre – 24 novembre 2025

Parallelamente, Casa degli Artisti ospita tredici artisti dall’India in residenza fino al 24 novembre, nell’ambito del progetto “Working on INDIA. Of Glimmers and Getaways”, realizzato in collaborazione con il PAC Milano.

Si tratta della fase preparatoria della grande mostra India. Di bagliori e fughe, curata da Raqs Media Collective e Ferran Barenblit, che aprirà al PAC il 25 novembre.
Gli artisti stanno lavorando a Milano a nuove opere site-specific, in dialogo con il territorio e la comunità artistica locale.

La collaborazione tra Casa degli Artisti di Milano e la 079 Stories Art Gallery, avviata con la mostra Jyot di Roberto Rup Paolini ad Ahmedabad alla fine dell’estate scorsa, prosegue in Italia con la residenza di Vipul Prajapati, uno tra i più significativi artisti della scena indiana contemporanea. Dal 21 ottobre al 25 novembre 2025 prossimo, Prajapati è ospite dell’Atelier di Casa degli Artisti, dove sviluppa il progetto Traces of Milan: A Minimalist Exploration, una ricerca che intreccia il minimalismo come linguaggio universale capace di unire culture e geografie, la memoria dei materiali e la stratificazione urbana della città. Le sue opere diventano ponti visivi tra India e Italia, tra architettura e spiritualità, tra memoria e rigenerazione.

 

Nato ad Ahmedabad, Vipul Prajapati ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il National Lalit Kala Akademi Award, il Pollock-Krasner Award e l’Arte Laguna Prize.

La sua pratica si fonda sull’uso di materiali residuali – grafite, carbone, oggetti trovati, frammenti industriali – che l’artista sottrae all’oblio per trasformarli in narrazione visiva. Il gesto del raccogliere e del rigenerare diventa in Prajapati un atto estetico e politico: dare nuova forma alla materia equivale a dare continuità alla memoria.

Attraverso il progetto Traces of Milan, l’artista intende esplorare l’anima della città di Milano, dal punto di vista architettonico e simbolico. Ed è proprio dal simbolo che nasce il nucleo dell’opera che sarà realizzata durante la residenza: la cupola come archetipo.

La cupola, elemento ricorrente tanto nell’architettura italiana quanto in quella indiana (lo stupa), diventa per Vipul un ponte tra due culture e un segno universale che collega la dimensione terrena e quella celeste: forma che racchiude e protegge, che richiama il cosmo e allo stesso tempo il costruire umano – due mondi, un unico mondo – uniti sotto una stessa volta che simboleggia l’idea di totalità e di armonia universale.

 

Durante la residenza, l’artista alterna momenti di lavoro in studio a esplorazioni urbane, raccogliendo segni, residui, materiali e immagini dal tessuto della città.

Il mio obiettivo – afferma Prajapati – è quello di inserire una prospettiva indiana nella cultura materiale milanese, trasformando i suoi resti in opere essenziali che parlano di resilienza e di esperienza condivisa.” Le opere realizzate nascono come impronte visive, testimonianze minime e stratificate della relazione tra individuo e spazio urbano. Traces of Milan propone così una riflessione sul tempo, sull’equilibrio e sulla rigenerazione, restituendo Milano come una città palinsesto: un luogo che conserva, assorbe e trasforma la propria memoria materiale.

 

Biografia

Vipul Prajapati (Ahmedabad, India) proviene da una famiglia di agricoltori con una lunga tradizione artistica. Fin da giovane coltiva una profonda passione per l’arte, che lo porta a formarsi in pittura presso la Sheth C. N. College of Fine Arts di Ahmedabad. Il suo talento si afferma precocemente: nel 2005 vince il suo primo State Lalit Kala Award, seguito dalle selezioni nazionali nel 2008 e 2009. Nel 2016 ottiene due importanti riconoscimenti internazionali – il National Lalit Kala Akademi Award e il prestigioso Pollock-Krasner Award – che ne consolidano la presenza nel panorama dell’arte contemporanea. Nel 2021 riceve anche l’Arte Laguna Prize a Venezia. La pratica di Prajapati si fonda su una costante tensione tra rigore formale e ricerca sperimentale, in cui materiali come grafite, carbone e oggetti trovati assumono una valenza narrativa e simbolica. L’artista è noto per la sua capacità di combinare linguaggio manuale e tecnologie contemporanee, dando vita a opere che riflettono sull’idea di memoria, resilienza e trasformazione. Affascinato da temi legati al viaggio, alla costruzione e al lavoro umano – dalle navi e dai cantieri ai paesaggi industriali – Prajapati elabora una poetica che trasforma la materia in traccia e la forma in testimonianza.

Due prospettive diverse ma complementari su un dialogo sempre più vivo tra Italia e India.

Casa degli Artisti

Via Tommaso da Cazzaniga, angolo Corso Garibaldi, 89, Milano

info@casadegliartisti.org


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