Benedetto XVI, lo Ior ed il giallo sulla lettera di dimissioni, intervista al vaticanista Franco Bucarelli.

Intervenuto a “FESTA PRIVATA” condotta da Antonio Romano con Marco Scordo e Valentina Bernardini, il giornalista e vaticanista di lungo corso Franco Bucarelli (ha incontrato e intervistato ben 6 pontefici), amico della famiglia Ratzinger, ci racconta del suo incontro in Baviera con il fratello di Benedetto XVI durante il quale gli raccontò che due giorni prima delle Sue dimissioni Papa Ratzinger chiamò, appunto, il fratello dicendogli di essere molto turbato perché era successo qualcosa di grave con la banca vaticana IOR. Lui non ci vedeva chiaro sui conti e su molte questioni legate alla banca tanto è vero che al suo insediamento cambiò il direttore e la presidenza della banca. Era un uomo puntiglioso e meticoloso.
Tutti in vaticano erano in fibrillazione e gli proposero, di fatto, di firmare le proprie dimissioni.

Il documento, con cui firmava le dimissioni, conteneva tre madornali errori di lingua latina e quando Ratzinger lo fece notare – era un grande latinista e teneva molto alla forma – gli dissero che non c’era tempo e che doveva firmarlo così com’era.

Secondo il prof. Diego Fusaro, anche lui in collegamento telefonico durante l’intervista, è una puntualissima ricostruzione che sottoscrive in pieno, per quello che gli compete, con una diversa interpretazione però e cioè che quegli errori non furono dell’ultimo momento ma voluti da Ratzinger per invalidare il testo perchè secondo il diritto canonico per essere valida la declaratio deve essere espressa “Rite”, dice il testo canonico, cioè ritualmente, in forma corretta.

E bene, gli errori che in realtà sono quaranta nel testo, più di tre quindi, invalidano quella dichiarazione.

Ecco, quindi, che Ratzinger usando un codice particolare ha, da quel momento, continuato a segnalare che il pontefice era lui e non Bergoglio.

Franco Bucarelli continua dicendo che addirittura Papa Ratzinger era terrorizzato dopo le Sue dimissioni, che aveva paura di uscire dal vaticano anche solo per prendere un caffè e che voleva e pretendeva gli stessi quaranta gendarmi che vigilavano prima sulla sua persona. Era atterrito e aveva paura per la Sua stessa incolumità.

Bucarelli continua poi il suo racconto e qui di seguito alleghiamo il link dell’intervista completa: