Nell’Italia del coronavirus e del crollo del turismo ricorre il cinquecentennale della morte di Raffaello.

di Achille Colombo Clerici
Il 2020 si annuncia come l’annus horribilis del turismo italiano. Già nel 2019 si è registrata una flessione rispetto all’anno precedente che ha interrotto la ripresa iniziata nel 2016. Nell’ultimo anno l’Italia è stata superata dalla Germania nella classifica europea per numero di pernottamenti scendendo al quarto posto dopo Spagna, Francia e Germania, appunto.
Adesso si è aggiunto il Coronavirus. Le stime più prudenti parlano di una perdita di 5 miliardi di euro, ad oggi, ma è impossibile calcolare l’impatto finale. Anche nel caso di una rapida soluzione del problema, la stagione è compromessa: oltre alle migliaia di cancellazioni, si aggiungono le mancate prenotazioni per tutto il secondo semestre 2020.
E’ l’occasione per ripensare la politica di promozione internazionale del turismo italiano, caratterizzato da enormi potenzialità, che tuttavia faticano a dispiegarsi pienamente. Non sono più sufficienti le nostre bellezze naturali – in tutto il mondo ci sono spiagge belle quanto le nostre (e, per citare, gli ambiti turisti cinesi rifuggono dalla tintarella) – ma occorre puntare sull’offerta culturale, vero plusvalore del Paese (siamo primi al mondo, con la Cina, per numero di siti Unesco).
L’esempio viene dalla Francia la quale propone, quale icona turistica
del Paese, non la spiaggè di Biarritz né la Tour Eiffel, ma la Gioconda.
Ricorre quest’anno il cinquecentenario della morte, a soli 37 anni, di Raffaello Sanzio, un fenomeno universale, un artista globale. Grande filosofo dell’arte che sapeva utilizzare tutto ciò che gli capitava tra le mani: un pennello, uno stilo, una tavola; ma capace di muoversi anche nell’architettura, nella pittura ritrattistica, nell’affresco e persino nell’incisione. Questo era, è, e sarà sempre Raffaello: un genio senza confini.
In Italia viene celebrato con una serie di eventi che coinvolgono l’intero Paese: da Urbino a Perugia, da Trento a Città di Castello, da Roma a Milano, da Pesaro a Jesi e Loreto, da Mondovì a Rimini. Ma, come è giusto che sia, mezzo mondo sta celebrando Raffaello: Londra, Parigi, Chantilly, Monaco di Baviera, Francoforte sul Meno, Bruxelles, Berlino, Mosca, Washington. La strada è tracciata perché Raffaello diventi l’icona del turismo culturale in Italia.