Modello condominiale e solidarietà.

MILANO 05/06/2019 - VIA SAN VITTORE MUSEO DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA - PRESENTAZIONE RIVISTA CIVILTA DELLE MACCHINE- FOTO ACANFORA NEWPRESS - IN FOTO ACHILLE COLOMBO CLERICI
di Achille Colombo Clerici
Fino a tutti gli anni ’70 del Novecento negli edifici urbani era presente un modello coabitativo improntato ad uno spiccato mix sociale. Era una sorta di proiezione della societa’ in miniatura.
Il portiere, qualche artigiano o commerciante, il notaio, il medico, il padrone di casa. Mix sociale significava vita comune e solidarieta’ nel momento del bisogno. Nell’ultimo scorcio del secolo, le condizioni politiche di sfavore nei confronti della locazione abitativa privata hanno generato il diffuso fenomeno delle dismissioni.
Per citare, piu’ di 5.000 palazzi a Milano sono stati venduti dalle famiglie proprietarie e frazionati. Si e’ diffuso il modello del condominio che ha portato come ulteriore conseguenza la selezione qualitativa degli utenti della casa.
Oggi gli edifici urbani, soprattutto quelli della nuova edilizia, presentano un modello coabitativo ‘monoculturale’ e ‘monofunzionale’. I nuclei familiari sono omogenei fra loro e convivono senza interfacciarsi. Sono monadi che non hanno interesse a relazionarsi tra loro.
Va detto anche che si e’ contemporaneamente verificato su vasta scala il fenomeno del dissolvimento della famiglia patriarcale accompagnato da un progressivo invecchiamento della popolazione. Oggi il nucleo familiare monopersonale rappresenta un modello sociale assai diffuso: sicche’ nelle case delle nostre citta’ abitano moltissimi anziani soli.
E’ una condizione estrema di vita urbana, che nella attuale emergenza sanitaria presenta disagi e rischi senza pari. Se sono presenti disabili la situazione è ancora più grave.
So di molte situazioni in cui portieri, condomini, amministratori, proprietari immobiliari, vicini di casa, cercano di essere utili, soprattutto nei confronti di anziani bisognosi e soli, di famiglie con disabili, cercando di sovvenire alle loro necessita’ quotidiane:
portando a casa la spesa, svolgendo piccole incombenze burocratiche, o semplicemente dichiarando la disponibilità ad accogliere segnalazioni di disagio fisico o psicologico; ovviamente riservando i casi più gravi all’intervento delle preposte autorità sanitarie.
In un periodo di estrema emergenza sono piccole azioni, ma esempi lodevoli di solidarieta’, cui dovremmo, oltre che tributare il dovuto riconoscimento, cercare di ispirarci in spirito di civilta’ e di fratellanza.