In Italia troppe leggi, applicarle è un rebus.

di Achille Colombo Clerici

Quante sono le leggi italiane? 187mila quelle emanate dalla nascita dello Stato unitario a oggi – dice il Ministero per i rapporti con il Parlamento – mentre gli atti normativi attualmente in vigore sarebbero circa 111mila, secondo il Poligrafico di Stato. E parliamo solo delle leggi nazionali.

Un corpo giuridico dunque smisurato, quello italiano, che comporta difficolta’ applicative e sovente interpretative. Ma, cio’ che e’ maggiormente grave, oggi registriamo un notevole scadimento della qualita’ della attivita’ legislativa. In altri termini, nella produzione di norme giuridiche. Le leggi sono fatte male.

Quali le cause?
Molti hanno dato risposte ed anch’io mi sono fatto qualche idea.

Penso che il fenomeno si debba inscrivere, alla base, nel piu’ vasto problema costituito dalla debolezza della politica italiana e dalla arrendevolezza della burocrazia.
Corruptissima res publica, plurimae leges; dicevano sommariamente i latini.
Ma, venendo piu’ al concreto ?

Potremmo dire che ai nostri giorni non sono i partiti a seguire le idee, ma queste inseguono i partiti, premendo sugli stessi sospinte dagli interessi piu’ diversi, spesso attraverso il canale della burocrazia.

La conseguenza e’ la mancanza di centri studi legati ai partiti politici;
mentre prevalgono centri di formazione di idee spesso legati ad interessi economici.
Questo fatto si risolve in un difetto di maturazione del pensiero in sede politica ed alla fine in un difetto nella formazione della norma.
Si aggiunga l’ansia normativa a tutti i livelli amministrativi e legislativi e la conseguente proliferazione di leggi e regolamenti. Ma anche la poca chiarezza nella forma giuridica derivante dalle mediazioni politiche dalle quali scaturiscono impostazioni normative equivoche e volutamente ambigue, frutto del tentativo di mettere tutti d’accordo.
E del metodo “ex juvantibus”, soprattutto davanti a problemi nuovi di ardua soluzione, che dire ?

Tra le ragioni tecniche possiamo indicare la “comodita’ mentale” del «copia e incolla» ( con cui spesso si innestano nella normativa parti spurie e gli errori si perpetuano in via automatica). Comunque sia, l’ interferenza di politici dalla competenza giuridica incerta e’ determinante. Un tempo non c’era spazio per i “cani sciolti”, come avviene ora.
Nei partiti, per ogni materia, c’era un unico responsabile, solitamente grande esperto: questi era il referente per tutti.

In tal modo v’era una maggiore possibilita’ di tenere sotto controllo il processo di formazione delle norme.