Totoministri, tecnici o politici? Le spine di Conte (e di Mattarella).

Le poltrone non c’entrano nulla: i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente al di fuori dalla politica per i Ministeri più tecnici. Il ruolo politico lo svolgeranno i sottosegretari, ognuno dovrà scegliere secondo verso cui dovrà rispondere nei fatti e sintetizzare, per ogni ministero, l’approccio ottimale e imparare a governare i “tecnici” della burocrazia che li occupano da tempo immemore”, tuona Beppe Grillo sul suo blog.

 

La trattativa per la nascita del governo giallorosso si tiene su più tavoli. Intanto, il Dem. Zingaretti e il premier Conte hanno costruito un dialogo diretto per sciogliere i nodi programmi e ministeri. Altro tavolo di trattative sembrerebbe quello tra PD con Davide Casaleggio e Beppe Grillo per ammorbidire la posizione di Di Maio che chiede l’inserimento a tutti i costi dei 20 punti del Movimento. In alternativa si vada al voto!

In questi giorni gli incontri su susseguono a raffica tra i due partiti con i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva per il M5S ed i Dem. Graziano Delrio e Andrea Marcucci.

Due scogli per il Conte bis: il Ruolo di Di Maio e il rispetto del programma. Ma tutto sembra superabile.

Viene confermata la proposta dell’incarico di ministro dell’Economia per un esponente Pd di “alto profilo” o un tecnico di area.

Intanto anche nel PD pare che Matteo Renzi abbia richiesto tre ministri. Altra questione riguarda Carlo Calenda, ostile a un accordo con il M5S, ha ventilato una possibile uscita dal Partito democratico, preannunciando che mercoledì’ marinerà la direzione Pd.

 

Si attende un nuovo vertice Di Maio-Conte-Zingaretti-Orlando prima di recarsi da Presidente Mattarella. Le questioni da affrontare riguardano la scelta dei vicepremier con il M5S che vuole mantenere lo schema a due, con il pentastellato Di Maio e il Dem. Orlando. Zingaretti vede per Conte un ruolo più politico, lascerebbe che Conte potesse scegliere un sottosegretario di sua fiducia, questo chiaramente non basta al Movimento.

Oltre alle trattative per il Premier si comincia a tracciare il profilo della squadra di governo. Sembrerebbe che l’ipotesi sia 10 al M5S 6 ai Dem, più due tecnici.

 

Viminale: Cantone in lizza

Per sostituire Matteo Salvini si accreditano come esterni il capo della Polizia Franco Gabrielli o Mario Morcone, mentre se sarà un politico Marco Minniti per il Pd o Alfonso Bonafede per il M5s.

 

Economia

Per i Dem si tratta di una partita importante ottenere l’economia, per segnare la svolta, si cita per questo incarico l’eurodeputato Roberto Gualtieri o un profilo più tecnico come Lucrezia Reichlin o Mariana Mazzucato.

 

Commissario europeo

Anche il commissario europeo, individuato nell’ipotesi di Paolo Gentiloni (ma per lui si parla soprattutto del ministero degli Esteri) o Graziano Delrio, andrebbe ai Dem. ma alla fine potrebbe essere indicato anche un profilo più tecnico come Enzo Moavero.

 

Sviluppo, Lavoro e Difesa

M5S punta allo Sviluppo economico. Luigi Di Maio dovrebbe tenere il Lavoro, se sommerà il ruolo di vicepremier, o passare alla Difesa, come vorrebbe.

 

Rapporti con il Parlamento e Scuola

Cuperlo e Franceschini ai rapporti con il Parlamento o la Scuola, Maurizio Martina o Francesco Boccia alle Regioni.

 

Altri Ministeri: Ambiente, Giustizia e Cultura

Gli altri nomi di ministri sono, negli auspici del M5s, Bonafede, Riccardo Fraccaro, Stefano Patuanelli, Francesco D’Uva, per Ambiente e Giustizia, ma dovrebbe esserci anche una rappresentanza di Roberto Fico con nomi come Giuseppe Brescia. Anna Ascani ai Beni Culturali. Quanto agli altri tecnici, si rincorrono le ipotesi, dell’outsider Mariano Nuzzo ai Beni Culturali, già in lizza per la Sovrintendenza Capitolina.

 

Renzi chiede tre ministri

Renzi rivendicherebbe una rappresentanza importante avendo buona parte dei gruppi parlamentari: si fanno i nomi di Anna Ascani, Teresa Bellanova, Lorenzo Guerini (ai Servizi). La richiesta sembra perentoria: “garanzie sul programma, tre ministri e i suoi entreranno nel governo, magari lasciando la guida di uno dei due gruppi parlamentari. Altrimenti mani libere”.

Pasquale Bisogno