Smog: ozono fuori controllo tra Brianza e Lecchese, previsioni in peggioramento su tutta la Lombardia. Imputati ancora una volta i motori diesel.

Torna implacabile, come il susseguirsi delle stagioni, l’allerta smog fotochimico in Lombardia. Protagonista con l’innalzamento delle temperature e l’aumento dell’irraggiamento solare è l’ozono troposferico, potente ossidante pericoloso per la salute. Procede, così, la conta dei giorni di superamento dei livelli di riferimento per l’inquinamento da ozono, fissato in 120 microg/mc come media di otto ore, da non superarsi per più di 25 giorni all’anno, ma con l’acutizzarsi del fenomeno si segnalano già livelli massimi preoccupanti, superiori alla soglia di informazione (180  micro/mc) e vicini ai livelli di allarme (240 microg/mc), come nel caso di Erba, che ieri ha raggiunto il picco orario di 225 microg/mc.

In natura più del 90% dell’ozono si trova nella stratosfera (fascia di atmosfera che va indicativamente dai 10 ai 50 km di altezza), dove costituisce un’indispensabile barriera protettiva nei confronti delle radiazioni UV generate dal sole. Nella troposfera (fascia di atmosfera che va dal suolo fino a circa 12 km di altezza) l’ozono si forma a seguito di reazioni chimiche in cui sono implicati inquinanti tradizionali, come gli ossidi di azoto e composti organici volatili. Si tratta, quindi, di un inquinante secondario i cui precursori sono generalmente prodotti da combustioni e da processi che utilizzano o producono sostanze chimiche volatili, come solventi e carburanti. Ancora una volta hanno un ruolo prevalente i motori diesel che rappresentano la fonte emissiva primaria di ossidi d’azoto in Lombardia.

 

Ieri le concentrazioni più alte sono state misurate tra Monza e l’alta Brianza, ma anche nel varesotto, nelle Alpi Lariane e in Lomellina, ma nessun territorio della pedemontana e pianura lombarda è immune. Le condizioni peggiori sono previste per i prossimi giorni della settimana, specialmente nelle fasce pedemontane: stando alle stime di ARPA Lombardia, la situazione appare destinata ad aggravarsi con il crescere della canicola. In queste zone, oltre che nei bacini dei laghi, è necessario essere particolarmente prudenti e consapevoli che, nelle ore del pomeriggio e della prima serata, è bene astenersi da attività fisiche intense e all’aria aperta per limitare il contatto con aria inquinata.

 

«Non ci stancheremo, come ogni anno, di denunciare la grave sottovalutazione dell’inquinamento estivo da ozono – dichiara Marzio Marzorati, vicepresidente di Legambiente Lombardia. Le politiche di moderazione del traffico, da attuare anche in estate, si devono integrare con la gestione delle emissioni industriali, delle centrali termoelettriche e degli inceneritori A caldaie domestiche spente, ma con alta domanda di elettricità per la climatizzazione, questi consumi insieme al traffico pesano complessivamente per la quasi totalità delle emissioni di NOx»

 

Legambiente ricorda che gli orari più critici per gli alti livelli di ozono sono quelli del pomeriggio, ma anche della prima serata, perché questo inquinante resta nell’aria anche nelle prime ore dopo il tramonto del sole. Dunque, se possibile, le attività all’aperto dovrebbero essere limitate alle ore mattutine, mentre nel resto della giornata è consigliabile tenere ben chiuse porte e finestre di casa. Un’attenzione particolare va posta ad anziani e bambini, i soggetti più a rischio. È bene anche fare attenzione al fumo e ad altre sostanze irritanti presenti in ambienti domestici e lavorativi, considerando che la tossicità dell’ozono aumenta considerevolmente la vulnerabilità delle mucose respiratorie. Se nelle città l’ozono esercita la sua azione nociva in combinazione con gli altri inquinanti da traffico, la situazione non migliora in aree verdi e montane: perché a differenza delle altre sostanze, l’ozono tende ad avere valori molto alti proprio in aree aperte e spazi rurali, anche in montagna o sulle rive dei laghi.