Pd, Renzi se ne va e costituisce i suoi gruppi: ma il governo non è a rischio.

Matteo Renzi sul palco della Leopolda a Firenze in una foto d'archivio del 25 novembre 2017. ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

Oggi prova a fermarlo anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, fedelissimo della prima ora. Ma ormai Matteo Renzi sembra deciso: con un’intervista ad un quotidiano e poi nel salotto di Porta a Porta, annuncerà le ragioni che lo spingono a lasciare il Pd e a mollare gli ormeggi per il suo nuovo movimento che, affiancando i comitati civici di ‘Ritorno al futuro’, nascerà sia in Parlamento con un gruppo autonomo alla Camera e una componente nel misto al Senato, sia al governo con 2 ministri, Bellanova e Bonetti, e 2 sottosegretari, Ascani e Scalfarotto. In un’intervista di sabato scorso al Times, l’ex premier raccontava di aver lavorato quando era sindaco nell’antico studio di Machiavelli ma “posso dirvi che non sono machiavellico”. In molti, però, nel tempismo scelto nel decidere lo strappo dal Pd, vociferato da mesi ma ora imminente subito dopo la nascita del Conte bis, vedono l’accostamento con le tesi del filosofo fiorentino.

Ma, assicurano i renziani, il nuovo movimento, che potrebbe chiamarsi ‘Italia del sì’, non sarà un pericolo per il governo anzi “paradossalmente – garantisce Renzi sempre nell’intervista al Times – ne amplierebbe il sostegno”. L’ex premier avrebbe assicurato lealtà a Conte stesso, a quanto si apprende. Nessun contatto, invece, spiegano al Nazareno, con il segretario Nicola Zingaretti che anche ieri ha lanciato un nuovo appello ad evitare una scissione del Pd. (ANSA)