Omicidio Lidia Macchi, cassazione conferma assoluzione Binda. Familiari: insufficienza di prove.

Nella foto d'archivio, Lidia Macchi, la studentessa scomparsa e poi trovata morta, Varese, 7 gennaio 1987. Ansa/Olpix

E’ stata confermata dalla Cassazione l’assoluzione di Stefano Binda dall’accusa di aver ucciso Lidia Macchi, la giovane studentessa uccisa con 29 coltellate nel gennaio 1987 e ritrovata morta in un bosco a Cittiglio nel varesotto, un caso rimasto irrisolto da allora. In primo grado Binda era stato condannato all’ergastolo, e poi prosciolto in appello dalla Corte di Assise di appello di Milano.

Ora gli ermellini hanno dichiarato inammissibile il ricorso del pg di Milano e dei familiari di Lidia.

“Crediamo che durante il corso delle indagini e soprattutto dei processi non siano emerse prove a sufficienza per ritenere che Stefano Binda sia stato l’assassinio di Lidia e pertanto comprendiamo la sua completa assoluzione”. E’ quanto scrivono in una lettera Paola, Stefania e Alberto Macchi, rispettivamente madre e fratelli di Lidia Macchi, la studentessa varesina uccisa nel gennaio 1987 nei boschi di Cittiglio (Varese). “In noi rimarrà per sempre la ferita di non aver trovato il colpevole della morte di Lidia”, prosegue la lettera.

“Crediamo che durante il corso delle indagini e soprattutto dei processi non siano emerse prove a sufficienza per ritenere che Stefano Binda sia stato l’assassinio di Lidia e pertanto comprendiamo la sua completa assoluzione”. E’ quanto scrivono in una lettera Paola, Stefania e Alberto Macchi, rispettivamente madre e fratelli di Lidia Macchi, studentessa varesina uccisa nel gennaio 1987 nei boschi di Cittiglio (Varese), per il cui delitto oggi la Cassazione ha confermato l’assoluzione per Stefano Binda.

“In noi rimarrà per sempre la ferita di non aver trovato il colpevole della morte di Lidia”, prosegue la lettera. (ANSA).