Occhi puntati sul depuratore di Sant’Antonino a Lonate Pozzolo: sopralluogo di Legambiente, amministrazioni e comitati.

Si è tenuto un sopralluogo presso l’impianto di depurazione di Sant’Antonino Ticino a Lonate Pozzolo (Va). Nato dalla richiesta del Coordinamento Salviamo il Ticino, di cui Legambiente fa parte, e delle amministrazioni del territorio, la visita è stata organizzata dalla società ALFA, gestore unico del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Varese, per valutare le migliorie apportate ad un apparato che non ha mai funzionato in modo corretto. Il depuratore di Sant’Antonino, infatti, ha una lunga storia di cattiva gestione. Fino al 2020 la situazione di perenne criticità dell’impianto è stata sancita anche dai monitoraggi di ARPA Lombardia che evidenziavano una continua “non conformità”.

Nonostante gli importanti impegni economici messi in campo negli ultimi decenni da   Regione Lombardia, il depuratore di Sant’Antonino, ancora fino all’anno scorso, non aveva raggiunto la piena operatività, con molte parti dell’impianto non operative o in disuso per mancata manutenzione. Il cambio di passo si è avuto nel novembre 2020 quando a Prealpi Servizi è subentrata Alfa Srl nella conduzione dell’impianto, a seguito dell’acquisizione del ramo idrico d’azienda dal 1° gennaio 2021.

«Questo sopralluogo congiunto speriamo sancisca la fine di un incubo per il territorio – dichiara Lorenzo Baio, vicedirettore di Legambiente Lombardia –. Abbiamo finalmente visto dei risultati concreti nati da una gestione più trasparente e corretta dell’impianto. Sono state messe a sistema sezioni poco o del tutto non operative quali la filtrazione, la dissabbiatura, la disinfezione con acido peracetico e quella di co-defosfatazione con cloruro ferrico e di ozonizzazione. Potenziata tutta la linea fanghi e ripristinata la sezione di sedimentazione finale. Inoltre, sono stati impostati investimenti molto significativi che si avvicinano ai 60 mln di euro e che nei prossimi anni miglioreranno strutturalmente il depuratore».

I risultati fin qui ottenuti dal solo cambio di modalità gestionale sono anche certificati dai monitoraggi di ARPA che per la prima volta da tempo immemore, hanno registrato la conformità degli scarichi a fine settembre 2021.  Un risultato non scontato fino all’anno passato.

«Finalmente vediamo una luce in fondo al tunnel – spiega Claudio Spreafico del Circolo Legambiente di Turbigo –. A fronte di questi sette anni di tavoli di confronto, i miglioramenti andavano a rilento, erano scarsi e con troppe lacune. Nel frattempo il Canale Industriale, a Nosate, continuava a ricevere scarichi ricchi di schiume. Oggi crediamo che sia davvero iniziato un nuovo corso. Legambiente, insieme al Coordinamento Salviamo il Ticino, che si è da sempre battuta per migliorare l’impianto, manterrà una vigile attenzione».