Milano è la città della sharing mobility.

La mobilità condivisa ha superato lo shock pandemia ed ha ripreso a crescere: nel 2021 scooter, bike e monopattini in sharing hanno superato i valori del 2019 pre-pandemia, ed il car sharing li sta raggiungendo in queste settimane. Le iscrizioni ai servizi di sharing mobility in Italia hanno raggiunto la quota di 5. 600.000 con 158 servizi di sharing attivi in 49 città (il triplo del 2015); circa 15 milioni di Italiani possono utilizzare almeno un servizio di sharing con quasi 90.000 i veicoli in condivisione (auto, scooter, bici e monopattini. Sono solo quattro le città italiane dove sono presenti tutti i quattro servizi di sharing (car, bike, scooter, monopattini): Milano, Roma, Torino e Firenze. Milano si conferma ancora una volta la città della mobilità condivisa. I dati sui noleggi giornalieri in Italia possono essere confrontati con lo SharedMobility Index di Fluctuo che  tiene sotto osservazione 16 città europee: il trend positivo registrato in6città italiane monitorate (Milano, Torino, Roma, Bologna, Cagliari e Palermo)è in linea e addirittura migliore di quello europeo.

 

La sharing mobilità diventa sempre piu’ leggera: tra il 2019 e il 2020 c’è stato il boom dei monopattini (+65%) e degli scooter (+45%),nelle 6 città italiane monitorate si conferma marcata la crescita dei noleggi giornalieri dei monopattini in sharing. La micromobilità oggi costituisce il 91% dei veicoli in condivisione

 

La Quinta Conferenza Nazionale sulla Sharing Mobility, organizzata dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility (nato da un’iniziativa del Ministero della Transizione ecologica, del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile), e in partnership con Deloitte, RFI, Uber, Voi Technology, Share Now, Key Energy, Via, Expomove, Bit Mobility e Nordcom,  ha fatto il punto sullo stato dell’ arte della sharing mobility italiana ed ha presentato il Quinto Rapporto Nazionale sulla sharing mobility.

 

Il Rapporto nazionale offre una panoramica completa sulla mobilità condivisa in ItaliaEcco una sintesi:

Le città italiane della sharing mobility: Milano si conferma la città della sharing mobility e della multimodalità ed è prima in tutti e 3 gli indicatori (percorrenze, numero veicoli, numero noleggi) e dispone di tutte le tipologie di vehicle sharing. Cresce Roma e si classifica al secondo posto,soprattutto in termini di flotte. Al terzo posto Torino. Seguono altre città metropolitane (Bologna, Firenze, Bari, Genova). Nei primi 10 anche città medio piccole come (Pescara, Rimini, Verona). Da segnalare Brescia, con un bike sharing pubblico molto efficiente e un car sharing station based. Solo Milano, Roma, Torino e Firenze hanno tutti e 4 i servizi di sharing. Tra le città piu grandi, Napoli rimane indietro, non ha un servizio di scooter sharing, e il car sharing è di piccole dimensioni. Le città che hanno almeno un servizio sharing mobility sono così suddivise: 26 al nord, 10 al centro e 13 al sud. Il sud è la parte di Italia che ha maggiormente scelto il monopattino come modalità unica di sharing mobility con ben sei città, Catania, Enna, Messina, Trapani, Cagliari e Sassari.Le uniche città del sud con almeno 2 servizi sono Napoli e Palermo.

Muoversi con leggerezza: Nell’arco degli ultimi 5 anni il peso medio di un veicolo in sharing è passato da 400kg a 120kg. Il 91% dei veicoli in condivisione in Italia sono veicoli di micromobilità (monopattini, biciclette, scooter). Questa tendenza si spiega con la preferenza delle persone di noleggiare veicoli che non hanno problemi di parcheggio e permette di ridurre i tempi di percorrenza e azzerare o quasi gli impatti ambientali perché sono veicoli senza motore o con motore elettrico. D’altro canto le città italiane hanno bisogno di migliorare rapidamente la dotazione di infrastrutture adatte a questo tipo di veicoli, compresi parcheggi dedicati, per garantire spazi e sicurezza a tutte le modalità di trasporto.

Le nuove sfide della sharing mobility:. Nonostante i numeri che confermano la maturità raggiunta dalla sharing mobility, il futuro presenta nuove sfide. Sarà necessario aumentarne la diffusione: più del 50% dei capoluoghi italiani non dispongono ancora di un servizio di sharing; superare il divario nord/centrosud; svilupparla anche nelle città medio-piccole. Per estendere la sharing anche dove l’imprenditoria privata non riesce a garantire i bisogni della collettività, è necessario,inoltre, sostenere i servizi di sharing mobility con modelli simili a quelli con cui si sostiene il trasporto pubblico, ma con volume di risorse di scala nettamente inferiore. L’Osservatorio ha simulato quale sarebbe l’ordine delle risorse da impegnare annualmente per istituire un efficace servizio di bike sharing nei 76 capoluoghi che ancora non ne dispongono. Mettere su strada circa 35.000 biciclette in condivisione, servendo circa 7 Milioni di italiani in più rispetto ad oggi, significherebbe aumentare la dotazione di risorse del Fondo Nazionale per il trasporto pubblico locale di solo lo 0,5% all’anno. Un elemento importante emerso nella Conferenza è quello del ruolo che potranno avere nei prossimi anni le stazioni ferroviarie come “catalizzatori” di mobilità condivisa, consentendo ai vari servizi di sharing di disporre di spazi dedicati e facilmente individuabili.

“Mobilityas a service”,un nuovo paradigma della mobilità: ilMaaSè una soluzione in grado di integrare diversi servizi di mobilità in un’unica App che consente, con un solo clic, di programmare i propri spostamenti, pagarli e ricevere informazioni durante il viaggio, anche se questi si fanno con modalità di trasporto differenti e sono gestiti da operatori diversi. L’obiettivo delle piattaforme MaaS è facilitare l’uso di tutti i servizi di mobilità condivisa, e in questo modo incentivarne l’utilizzo. L’Italia, nel quadro degli investimenti del PNRR, sta puntando a far decollare un proprio ecosistema “MaaS” attraverso un progetto pilota,gestito dal MIMS e dal MITD, del valore di 40 milioni di euro, che nel 2022 coinvolgerà3 città metropolitane “leader” e 7 città/territori “follower”.

Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili: “Per rendere più sostenibili le città, i servizi di mobilità condivisa giocano un ruolo cruciale insieme al trasporto pubblico locale. Anche grazie all’evoluzione delle tecnologie digitali, la mobilità alternativa offre maggiori soluzioni per lo spostamento dei cittadini a minore impatto ambientale. Il Mims, attraverso l’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobiliy e il progetto ‘Mobilityas a Service’,che prevede la selezione di 3 città leader e 7 territori “follower” per sperimentare il nuovo modello di mobilità integrata, avvia una importante e necessaria transizione”.​

Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: “Investire nella green mobility non significa solo investire in nuovi veicoli e in infrastrutture, ma anche sostenere direttamente nuovi servizi di mobilità urbana condivisa, come il traporto pubblico e la sharing mobility, che possono ridurre il numero di auto circolanti e ridurre gli effetti ambientali e sociali negativi per le nostre città. Il momento è favorevole, e la transizione ecologica da realizzare nei prossimi 5 anni lo richiede ”.

Raimondo Orsini, Direttore Fondazione Sviluppo Sostenibile:La Conferenza di oggi ha dimostrato che la sharing mobility italiana ha superato l’esame di maturità: nel periodo della pandemia ha sofferto meno del trasporto pubblico e della mobilità privata ed ha fornito soluzioni utili per la mobilità sostenibile. Milano e le altre città italiane sono leader in Europa e questo ci rende orgogliosi. Ma ora la sharing mobility può fare ulteriori passi in avanti e cambiare  passo: aumentando il numero di veicoli e servizi, uscire dai centri storici, estendersi alle città medio-piccole, diffondersi anche nel centro-sud.”.

Luigi Onorato, Senior Partner di Monitor Deloitte: “Considerando che, per più di 3 cittadini su 4, circa l’80% dei viaggi avviene all’interno del contesto urbano non si può pensare di far evolvere la mobilità senza una contestuale evoluzione dei modelli cittadini. Secondo la nostra indagine, oggi il 95% dei cittadini vuole servizi di prossimità, mentre l’89% considera l’inquinamento quando si sposta: siamo, insomma, di fronte a una grande trasformazione della mobilità. Grazie alle risorse del Recovery Fund possiamo guidare questa mutazione per creare nuovi modelli, coerenti con l’evoluzione delle città e dei contesti sociali”.

Lorenzo Pireddu, general manager Uber Italia; “Il ritorno alla normalità post pandemia non è ancora completo ma è già evidente come le persone abbiano ripreso a muoversi utilizzando l’auto privata oltre i già elevati livelli pre-covid. Per vincere la sfida di avere meno auto per le strade delle nostre città i sistemi di ride sharing e più in generale di sharing mobility dovranno essere sempre più attrattivi, non solo a livello di servizi e funzionalità, ma soprattutto in termini di flessibilità, trasparenza dell’offerta e accessibilità per i cittadini”

Sara Venturoni, Direttore Stazioni RFI:”Mobilità dolce, pubblica e condivisa sono alleate della nostra visione della stazione ferroviaria come hub della mobilità sostenibile e integrata. Oggi sono 256 le stazioni coperte da almeno un servizio di sharing mobility. Ma le stazioni attive sono 2200, di cui 620 interessate da un piano di investimenti epocale, grazie alle risorse messe a disposizione dal MIMS anche attraverso il PNRR. Un’occasione unica per riconnettere le stazioni con le città, riplasmandone gli assetti spaziali, con forme più rispondenti alla mobilità che vogliamo si affermi per un vivere urbano più sostenibile. Più spazio ad una pedonalità continua e sicura, più ciclabilità, più TPL, più sharing con aree di sosta e attrezzature dedicate. Tuttavia, affinché questi investimenti vadano a buon fine è necessario aumentare la diffusione dei servizi di sharing in più città e definire nuovi modelli di gestione integrata”.