Italia: un Paese in ginocchio per la carenza delle norme “Nimby” docet (Not in My Back Yard), il rapporto di Fare Ambiente.

Come una costante, nell’ultimo decennio, l’Italia è in emergenza rifiuti, dal Nord al Sud la situazione non trova soluzione. Analizzando i dati di ISPRA si denota la necessità di procedere all’applicazione di misure di emergenza che possano risolvere i problemi attuali, ci vantiamo che la nostra raccolta differenziata è la più alta in Europa, di fatto siamo il fanalino di coda per il riutilizzo, le norme sull’End of Waste balzano drammaticamente indietro di 20 anni, di fatto mettendo in ginocchio le imprese che fino a ieri avevano la soluzione applicando le norme vigenti, dalla prossima settimana diventeranno magicamente fuori legge a causa dell’applicazione dell’emendamento “ End fo Waste” contenuto nel decreto sblocca cantieri.
L’esportazione dei rifiuti, inoltre, aumenta facendo lievitare i costi per le famiglie, ma questo trend non è più sostenibile nemmeno pagando il conferimento dei rifiuti a prezzi da boutique, una Nazione piena di contraddizioni e paure grazie al maestoso effetto “ Nimby” (Not in My Back Yard), “non nel mio giardino”.

“Il nostro dito, oggi, non è solo puntato contro le discariche a cielo aperto della nostra capitale- spiega il coordinatore dell’area centro nord Luigi Dalla Pozza – ma verso tutte quelle realtà che non riescono a gestire il problema; siamo disgustati della poca sensibilità del non affrontare una situazione paradossale tanto da divenire una vera e propria “emergenza” per le tangibili conseguenze sanitarie e ambientali. Non solo, lasciare i rifiuti per strada o ancor peggio permettere alla malavita organizzata di “oscurare i cieli” con incendi di stoccaggi abusivi intossicando la cittadinanza . Questo è davvero un fatto è sconcertante!.

“FareAmbiente” è deciso a dire : Basta! A questo punto serve coraggio da parte della classe politica con la “P maiuscola” e tanta collaborazione da parte degli amministratori locali, poiché siamo il paese con il maggior numero di leggi che regolamentano questo settore, ma come spesso accade chi opta per la burocrazia lascia intere praterie agli affari illegali.
FareAmbiente sollecita “tutte”, infatti, tutte le forze Politiche a rivedere al più presto i provvedimenti attuati in quanto non idonei ad una cultura ambientale e ragionevole, servono con urgenza impianti adeguati e soprattutto bisogna permettere alle imprese di svolgere bene il proprio lavoro come di fatto avviene, e per combattere gli illeciti servono maggiori controlli, collaborazione con le organizzazioni locali, e utilizzare le tecnologie ad oggi disponibili, meglio un termovalorizzatore in più che un rogo incontrollato per strada, per non parlare del contributo che alcune attività produttive quali, cementerie, centrali a carbone potrebbero contribuire a risolvere buona parte di questo problema riducendo notevolmente i rischi ambientali e sanitari, il Dm 22/13 relativa ai Combustibili Solidi Secondari è stata adottata dagli enti ma nessuno l’ha mai fatta applicare, eppure è una legge dello stato.
Il Responsabile di FareAmbiente per l’area centro nord, Luigi Dalla Pozza rincara la dose evidenziando il divario tra Lazio e Lombardia, la prima in perenne emergenza ormai dalla chiusura di Malagrotta (sicuramente rimpianta dagli stessi Romani) e la Lombardia che ha sempre sopperito alle proprie necessità senza mai ricorrere a estremi rimedi, basti pensare al recente problema fanghi da depurazione risolto in men che non si dica senza dover “esportare” valuta all’estero. “Imitare quel che c’è di buono per poi migliorare” è la cura che questo paese deve imparar e- bacchetta Luigi Dalla Pozza-.
I dati riportati dalle principali fonti di informazioni ci dicono che Roma produce ogni giorno circa 4.600 tonnellate di rifiuti, di cui solo il 43 per cento – circa duemila tonnellate – è raccolto in modo differenziato. Tutto il resto va ai tmb; è necessario ricordare come meno una città riesce a differenziare i rifiuti alla raccolta, più tmb servono: il grosso problema di Roma è che differenzia troppo poco”.
È fondamentale, conclude il vicepresidente Anna Zollo, che vi sia un presa di coscienza da parte della politica: quello fatto finora è stato inutile e/o insufficente! Semplificare l’iter autorizzativo per gli impianti, in particolare quando si tratta di rewamping tecnologico, questo potrebbe essere il primo passo per migliorare la situazione attuale. Inoltre è fondamentale una partecipazione attiva dei cittadini; se non si riesce a coinvolgere la comunità il problema resterà sempre.