Il coronavirus esiste da sempre.

Il coronavirus esiste da sempre. Esiste come indifferenza ironica, come strategia di esorcismo. Esiste come parassita. Un virus è un’entità biologica con caratteristiche di parassita obbligato, in quanto si replica esclusivamente all’interno delle cellule di altri organismi. Un grande genetista si chiama  Susumu Ohno ha parlato di junk DNA. «In gergo viene chiamata junk DNA e tutti gli organismi del regno animale ce l’hanno. Il termine fu coniato dal genetista Susumu Ohno nel 1972 per indicatre quelle sequenze che non codificano per proteine e caratterizzate da segmenti di lettere che si ripetono casualmente nel genoma. Molti di questi segmenti si sono generati per opera dei trasposoni, tratti di DNA che, nel corso della trascrizione, saltano da un posto all’altro del genoma, operando un copia e incolla genetico. A lungo questo DNA “spazzatura” ha goduto di pessima fama ed è stato ignorato dai ricercatori, fino almeno agli anni ’90. Oggi si sa che le regioni di DNA non codificante, junk DNA, rappresentano una preziosa risorsa per il genoma, una sorta di magazzino da cui andare ad attingere materiale che consente la ricombinazione genetica, una delle fonti principali di mutazioni genetiche e di novità evolutive.» (Francesco Suman: Quanti geni ci sono nel DNA umano?)

Il virus prede la forma dell’accidente, della panne, del collasso e poi a uno stadio ulteriore corrisponde la forma virale epidemica, la virulenza che attraversa tutto il sistema e contro la quale esso è senza difese, giacché la sua stessa integrazione provoca l’ alterazione, come scriveva Jean Baudrillard. Tutti prendono la forma dell’epidemia, del contagio, alla reazione a catena, siamo anni fa al contempo e la metastasi del virus in campo biologico è fatto.  Questo parassita o virus o meglio la virulenza s’impossessa di un corpo, di una rete o di un sistema. Persone, cose, istituzioni, sistemi, scienze, ecc, essi secernono la loro propria virulenza interna, la loro reversibilità malefica. Giunti a un certo di saturazione, assumono senza volerlo questa funzione di reversione, di alterazione, e fendono a distruggersi da sé. Cosi il corpo si consegna alle protesi e nello stesso tempo alle strane genetiche, e si disorganizzano i suoi sistemi di difesa. Anche il sistema sociale come il corpo biologico, perde le difese naturali, perché anche qui, esiste un virus nella misura stessa della sofisticazione delle sue protesi. Cosi vediamo che  tutti i sistemi integrati e sovra integrati, i sistemi tecnici, il sistema sociale, il pensiero stesso nell’ intelligenza artificiali e i suoi derivati, tendono d’ anni  verso questo limite del virus. Il virus del principio d’identità, è la pluralizzazione dei ruoli, (epidemie di massa), il virus dell’libertà fondata sulla coscienza individuale, il virus della democrazia è la teatralità sociale, della politica è la tecnostruttura (termine che allude a quando pare alla razionalizzazione capitalistica e al dominio della tecnica). Il virus della scienza sono i protocolli. Il virus dell’etica è la trasgressione. Il virus dell’economia è il debito che gira, lo spazio virtuale del debito e insieme la normattività della ragione. Il virus del valore è l’estasi del valore, il virus della sessualità è l’eccesso teatrale della sua ambiguità. Il virus della comunicazione è l’enorme condiscendenza, il virus dell’utopia è la distopia, cioè l’astrazione della nostra visione universale.

Qualche giorni fa ho letto che cosa ha scritto il filosofo  Slavoj Žižek per coronavirus. L’ultima opera di Slavoj Žižek ha il titolo Virus editore Ponte alle Grazie. Qui il filosofo e psicoanalista descrive la pandemia di coronavirus  che sta trasformando i rapporti tra individui e le relazioni internazionali tra gli Stati. Slavoj Žižek ha una logica di un bipolarismo che guida in una totale confusione. Che cosa dice: «Questa realtà ci obbliga a ridurre concretamente le nostre libertà? Certo, le quarantene e simili provvedimenti limitano la nostra libertà, e ci vorrebbero dei nuovi Assange qui per smascherare possibili abusi. Ma la minaccia di un contagio virale ha anche dato un impulso formidabile alla formazione di nuovi modi di solidarietà locale e globale, per di più ha reso manifesta la necessità di sottoporre al controllo anche lo stesso potere.» E continua con un’antitesi, – è l’antitesi della logica bipolare – «Magari si propagherà un virus ideologico diverso e molto più benefico, e che ci infetti c’è solo da augurarselo: un virus che ci faccia immaginare una società alternativa, una società che vada oltre lo Stato-nazione e si realizzi nella forma della solidarietà globale e della cooperazione.»

L’antitesi: Il coronavirus è una malattia del globalismo dei confini aperti dell’economia dello sviluppo oggi si è passati (come dice Giulio Tremonti) da quello che era considerato il giusto global order a qualcosa di oggettivamente diverso che taluni chiamano global disorder.

La nostra epoca segna un ulteriore passaggio dall’ utopia alla distopia. Il coronavirus è la distopia che viene. Slavoj Žižek accetta quello che sosteneva Rahn Emanuel «mai lasciare che una buona crisi vada sprecata» e cosi vede una opportunità di avere un nuovo comunismo. Non è un comunismo politico, ma un comunismo della solidarietà. Che cosa non capisce Slavoj Žižek? Il comunismo è un sistema politico dei rapporti sociali, mentre l’epoca della pandemia è una vita a distanza, non ha visto la differenza  Slavoj Žižek? Peccato. Non ha visto il “grande” filosofo, che non esiste la solidarietà?  Basta vedere che cosa è successo in Europa. Per esempio la Germania preparava il divieto di export dei dispositivi di protezione: guanti, mascherine, occhiali, tute. Dov’è la solidarietà Slavoj Žižek? Ancora non vedi Slavoj Žižek la realtà?  Non vedi lo sfacelo dell’Europa?

Non siamo in una situazione di emergenza come crede Slavoj Žižek ma siamo in una nuova epoca. Questo non può capire Slavoj Žižek. E come possiamo dire  il topo non vede più il gatto, ma soltanto il formaggio, cosi si comporta in modo analogo  anche Slavoj Žižek.

Il coronavirus, è una vera pandemia, che dovrebbe spingere tutti i Paesi in una crisi mondiale. Infine Slavoj Žižek non ha capito niente. Sicuramente Slavoj Žižek si chiama principe della balordaggine o della sciocchezza.

Byung-Chul Han, filosofo e saggista sudcoreano che insegna all’Università delle Arti di Berlino. Ha scritto «Žižek afferma che il virus ha inferto al capitalismo un colpo fatale, ed evoca un oscuro comunismo. Crede persino che il virus potrebbe far cadere il regime cinese. Žižek si sbaglia. Niente di tutto ciò accadrà. La Cina potrà adesso vendere il suo stato di polizia digitale come modello di successo contro la pandemia. La Cina esibirà la superiorità del suo sistema con ancora più orgoglio. E dopo la pandemia, il capitalismo continuerà ancora più vigorosamente. E i turisti continueranno a calpestare il pianeta. Il virus non può sostituire la ragione. È possibile che lo stato di polizia digitale in stile cinese arriverà anche in Occidente. Come ha già detto Naomi Klein, la confusione è un momento propizio che consente di istituire un nuovo sistema di governo. Anche l’istituzione del neoliberismo fu preceduta da crisi che hanno causato shock. Questo è quello che è successo in Corea o in Grecia. Si spera che dopo lo shock causato da questo virus, un regime di polizia digitale come quello cinese non arrivi in Europa. Se ciò dovesse accadere, come teme Giorgio Agamben, lo stato di eccezione diventerebbe la situazione normale. In quel caso, il virus avrebbe raggiunto un obiettivo che nemmeno il terrorismo islamico è riuscito del tutto a ottenere. Il virus non sconfiggerà il capitalismo. Non ci sarà nessuna rivoluzione virale. Nessun virus è in grado di fare la rivoluzione. Il virus ci isola e ci individua. Non genera alcun sentimento collettivo forte. In qualche modo, ognuno si preoccupa solo della propria sopravvivenza. La solidarietà che consiste nel mantenere le reciproche distanze non è una solidarietà che ci permette di sognare una società diversa, più pacifica e giusta. Non possiamo lasciare la rivoluzione nelle mani del virus. Speriamo che dopo il virus arrivi una rivoluzione umana. Siamo noi, persone dotate di ragione, che dobbiamo ripensare e limitare in maniera radicale il capitalismo distruttivo, e anche la nostra illimitata e distruttiva mobilità, per salvare noi stessi, il clima e il nostro bellissimo pianeta.»

Gli intellettuali sono dovunque eppure ci chiediamo dove sei. Il coronavirus esiste da sempre. William S. Burroghs ha critto una tesi con titolo Between of Grammatology 1967, e sostiene che il primo virus è la lingua scritta. Anche il virus del computer si presenta insieme con la letteratura di fantascienza. Nel 1972 David Gerrold scrisse un romanzo di fantascienza. David Gerrold nella sua opera descrive: «La macchina di D.I.O. (When H.A.R.L.I.E. was One), dove è presente una descrizione di un programma per computer chiamato VIRUS che adotta il medesimo comportamento di un virus. Nel 1975 John Brunner scrisse il romanzo Codice 4GH (The Shockwave Rider) in cui sono descritti programmi chiamati tapeworms che s’infiltrano nella rete con lo scopo di cancellare tutti i dati. Nel 1973 la frase “virus del computer” era stata usata nel film Il mondo dei robot (Westworld). Il termine virus del computer con il significato corrente è inoltre presente anche nell’albo a fumetti Uncanny X-Men n. 158, pubblicato nel 1982. Si può dunque affermare che Cohen fece per primo uso della parola virus solo in campo accademico, dato che questa era già presente nella lingua parlata.» (Secondo Wikipedia). E come scriveva William.S. Burroghs il primo paziente 0 del’ virus era lui. E’ il supplemento di Jacques  Derrida, il gene egoistico  Richard Dawkins, la post moderna società secondo Deleuze, il desiderio mimetico René Girard, le nostre azioni sono determinate di volta in volta da un desiderio che non è genuinamente nostro, ma è sempre di qualcun altro che noi imitiamo.

Oggi viviamo un hypervirus. Il hypervirus della nostra epoca è un’operazione modellizzata e indicizzata sulla gamma differenziale degli-segni. Il hypervirus è questo un-far –sentire – parlare – volere –amare – odiare –  rivendicare ecc. Cioè il volere stesso è mediato da modelli della volontà, da un far-volere. Tutti i verbi sono stati per cosi dire sottilizzati da una sola modalità ausiliaria, è quella del “fare”. Ecco il hypervirus è quando l’ uomo ha perso la sua ombra. Le conseguenze del hypervirus oggi  sono: Strade deserte, negozi chiusi, per le strade scattano i controlli anche i militari potranno svolgere i controlli e fermare le persone in strada. I cittadini nella quarantena, ma la quarantena equiparata a malattia, anche la civiltà occidentale da ora in poi avrà il nostro  burqa,  il nostro  niqab, sono le mascherine igieniche. Ma come diceva Lucio Anneo Seneca anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegli la speranza.

 

 

Apostolos Apostolou

Scrittore e professore di filosofia .