Coronavirus, assalto agli ambulatori, rissa all’Ats di piazza Bande Nere.

L'ambulatorio del centro attrezzato per bambini di strada e dotato anche di docce inaugurato nel quartiere di Cinecittà a Roma, 19 settembre 2019. ANSA/CLAUDIO PERI

Ambulatori presi d’assalto, carenza di norme igieniche e di dispositivi di protezione, personale scarso e allo stremo: sale la protesta dei medici milanesi di fronte alla grande affluenza causata dall’emergenza coronavirus, tanto che in un caso è arrivata perfino la polizia.

Ieri sera, infatti, uno dei presidi dell’Ats, quello in piazza Bande Nere, è stato teatro di una violenta lite tanto che la guardia giurata ha chiesto l’intervento di una ‘Volante’ che ha calmato gli animi dei cittadini in fila.

Il caso segue altri episodi dei giorni scorsi quando gli ambulatori hanno provato a non ricevere gli utenti senza un precedente triage effettuato dalle centrali telefoniche, con cui però era quasi impossibile prendere la linea. I sindacati dei medici stanno trattando con l’azienda sanitaria la possibilità di supportare la centrale operativa della guardia medica con personale supplementare. Nel marasma anche i medici fiscali, le cui visite sono sospese, e i centri diurni per disabili.

Lo Snami ha sollecitato la distribuzione dei kit di autoprotezione, distribuiti finora non ovunque e in quantità insufficiente. “Il kit comprenderà una mascherina di tipo Ffp3, una tuta, occhiali trasparenti, guanti, materiale per la disinfezione – spiega all’ANSA Giovanni Campolongo, il responsabile provinciale – mentre si cerca di organizzare un triage per gli ambulatori potenziando la centrale operativa del servizio di continuità assistenziale. Purtroppo negli orari di apertura dei 4 ambulatori cittadini, aperti dalle 20 alle 24 e nei festivi e prefestivi dalle 8 alle 24, si scarica talvolta il peso della psicosi e di chi non è riuscito a contattare i numeri telefonici”. “E poi in questo clima generale bisogna registrare anche le pressioni sempre più frequenti dei datori di lavoro nel chiedere ai loro dipendenti di farsi rilasciare certificati di malattia come soluzione al problema della prevenzione effettuata tramite l’isolamento domiciliare. Invece ognuno deve fare la sua parte”. (ANSA)