50 anni di sostegno a distanza PIME.

Sono decine di migliaia i bambini che grazie al sostegno a distanza, anche nei territori più insanguinati dalla guerra e devastati dalla povertà, hanno un futuro, e i giovani e gli adulti, che, grazie a piccole ma significative cifre mensili inviate per anni dall’Italia in lontani Paesi, oggi non solo sono sopravvissuti, ma hanno un’esistenza completa, un lavoro, una professione, una famiglia.

Il sostegno a distanza promosso dai Missionari del PIME al momento conta oltre 12 mila bambini, giovani e disabili, sostenuti in 14 Paesi del mondo, per un totale di 90 progetti, distribuiti dal Bangladesh ad Haiti, dalle Filippine alla Costa d’Avorio, dal Brasile all’India.

Fu proprio il PIME a proporre per la prima volta questa forma di aiuto nel 1969, poi in cinquant’anni l’esempio è stato seguito da tante altre realtà.

Mezzo secolo di impegno però non è bastato a risolvere le emergenze, che sono in aumento costante. E purtroppo non vanno in vacanza!

Un SOS arriva dal Camerun, martoriato dalle violenze dei gruppi islamisti di Boko Haram e  dal 2016 scena di una sanguinosa crisi politica e sociale tra forze governative francofone e la parte anglofona della popolazione. Ecco due testimonianze da questo Paese, di come il sostegno a distanza sia molto di più di un aiuto economico. Le due storie sono riportate nell’ampio reportage sul Sostegno a Distanza- SaD, del mensile del PIME, MondoeMissione, la più antica rivista missionaria d’Italia.

Bernadette Maipa e Marcel Diele, camerunesi congolesi di 24 e 26 anni, furono accolti da bambini nel Centro Monsignor Yves Plumey fondato dalla religiosa del luogo, suor Nicole Nshombo a Marza, a pochi chilometri da Ngaoundéré; Maipa, dopo aver ottenuto la licenza in Scienze infermieristiche all’università, lavora nella stessa struttura che le aprì le porte quando era piccola. Un percorso simile a quello di Marcel, quarto di nove fratelli, laureatosi in Analisi biomediche e che ora è a capo del Laboratorio del Centro.  

Così, i figli ‘a distanza’ diventano a loro volta propulsori di sviluppo per la loro comunità, “non solo – si legge sul periodico MondoeMissione – perché le quote versate dai donatori garantiscono spesso anche lo stipendio agli insegnanti o il cibo alla mensa scolastica, allargando i benefici dal singolo alla collettività, ma soprattutto perché ogni giovane che ha ricevuto istruzione e cure mediche, assistenza spirituale e affetto si trova poi nelle migliori condizioni per rimboccarsi le maniche e cercare di dare il meglio di sé nel contesto in cui vive” .

Da Monza, il filippino Fel Catan racconta come il sostegno a distanza ha cambiato la sua vita. Il giovane viene dalla città di Sirawai, una zona che subisce la violenza islamica. Aveva 7 anni quando “persone lontane” iniziarono a prendersi cura di lui, e ha potuto così conseguire la Laurea in Ingegneria civile. Suo zio è stato il primo sacerdote del PIME nelle Filippine e Fel vuole seguire il suo esempio. Adesso vive in Brianza e a Settembre diventerà diacono.

Dichiara il Direttore del PIME a Milano, Padre Mario Ghezzi, quasi vent’anni missionario in Cambogia: “Queste persone diventano ‘scintille del cambiamento’. Per questo il PIME ha sempre creduto e crede nell’importanza dell’educazione delle nuove generazioni come primo strumento per strappare famiglie e Paesi interi alla povertà. Per questo attualmente promuoviamo anche programmi di Borse di Studio per il sostegno di studenti universitari».

Come adottare un bimbo o un disabile

Nel 2018 il PIME ha contato 15.709 benefattori. Grazie al sistema di tracciabilità online “Segui il tuo euro”, ognuno può -in tutta trasparenza- verificare il percorso della sua donazione fino alla destinazione; può vedere come sono state utilizzate le offerte attraverso la scheda e la rendicontazione del progetto e stampare le ricevute fiscali dei versamenti.

Per quanto riguarda i sostegni a distanza, il donatore riceve puntualmente lettere, foto, pagelle del soggetto assistito. E nascono esperienze che aprono orizzonti nuovi, che creano ponti tra culture e Paesi diversi favorendo una maggiore conoscenza dei Paesi di missione, contro pregiudizi e paure.

Per sostenere a distanza con il PIME bastano 230 euro all’anno, meno di 20 euro al mese e di 1 euro al giorno!, perché non ci sono intermediari. Le donazioni transitano direttamente dal Centro Missionario di Milano ai missionari in loco.

L’unica trattenuta sulle elargizioni per spese di gestione, verifica e rendicontazione è dell’8%. Le quote sono destinate all’Istruzione ma anche all’alimentazione e alle cure mediche.

Ai bambini si garantiscono una adeguata educazione, una corretta alimentazione, le cure per uno sviluppo armonico e integrale della persona e l’aiuto pertanto è allargato all’intera comunità.

Per dare continuità ai progetti, al benefattore si richiede un impegno morale almeno di 3 anni. “Un impegno sul medio-lungo termine fa la differenza per chi è aiutato, – chiarisce Padre Ghezzi-, perché permette di progettare un percorso di studi con una tranquillità che altrimenti molti giovani non avrebbero. L’incertezza economica è uno dei primi motivi di abbandono scolastico”.