Inaugurazione anno giudiziario con polemiche sulla prescrizione.

Nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano si è svolta la solenne cerimonia dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2020, occasione di dibattito pubblico sull’amministrazione della giustizia nel  distretto, volta a far emergere i principali problemi del sistema giustizia e a dare conto dei più significativi orientamenti giurisprudenziali civili e penali.

Sono intervenuti, tra altri, Marina Tavassi (presidente della Corte d’Appello di Milano), Piercamillo Davigo (componente della sezione disciplinare del CSM), Alfonso Bonafede (ministro della Giustizia),  Roberto Alfonso (procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Milano), Vinicio Nardo (presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano).

Al centro degli interventi il tema dello stop alla prescrizione. Tavassi: “Fra le numerose altre riforme del settore penale, vanno certamente prese in esame le  problematiche connesse alla discussa riforma della prescrizione”   sottolineando però che “i temuti effetti del blocco o della sospensione della prescrizione avranno per la nostra sede giudiziaria una ricaduta contenuta in termini numerici e di possibile dilatazione dei tempi del giudizio”. “I dati statistici dei Tribunali e della Corte – ha proseguito Tavassi – testimoniano che il crescente miglioramento della funzionalità complessiva del sistema determina una costante diminuzione dei casi di prescrizione” che nel distretto giudiziario milanese ammontano al 2,91% del totale, una percentuale “di gran lunga inferiore al dato nazionale che è pari al 24%“. Tavassi ha però aggiunto: “Se la prescrizione rappresenta una patologia del sistema, al tempo stesso l’istituto della cosiddetta sospensione non può essere un rimedio all’irragionevole durata del processo, problema che deve essere risolto per altre vie”. Protesta contro la riforma della prescrizione anche per gli avvocati: una quarantina di iscritti alla Camera penale di Milano hanno sfilato mostrando cartelli poco prima dell’inizio delle celebrazioni

Alfonso ha denunciato “spaventosi vuoti di organico e la mancanza di risorse che contribuiscono a determinare tempi lunghi del processo”. E ancora, nel discorso del procuratore generale si legge che per l’imputato “già solo affrontare il processo penale costituisce una ‘pena'”, anche per il “disdoro che purtroppo nella nostra società massmediatica esso provoca”. E, dunque “l’inefficienza dell’amministrazione” non può “ricadere sul cittadino, benché imputato”. Da “oltre un decennio”, ha proseguito Alfonso, “denunciamo gli spaventosi vuoti di organico e la mancanza di risorse che contribuiscono a determinare i tempi del lungo processo, ma certamente la soluzione ai ritardi, alla mancanza di risorse, al difetto di organizzazione, alla inefficienza dei servizi, dunque al mancato rispetto dell’articolo 111 Costituzione da parte dei Governanti, non può individuarsi nella sospensione del corso della prescrizione, a danno dell’imputato”. Per questo “il legislatore con urgenza e con sapienza” deve adottare “una soluzione che contemperi le due esigenze: la tutela della persona offesa e la garanzia per l’imputato di un processo di ragionevole durata”.

Tensione quando è intervenuto Piercamillo Davigo, già pm nell’inchiesta Mani Pulite: protesta dei penalisti milanesi, anche con urla, che già l’avevano contestato nei giorni scorsi chiedendo di revocarne la designazione a rappresentare il Csm all’inaugurazione dell’anno giudiziario, richiesta giudicata “irricevibile” dal comitato di presidenza del Csm.  Quando Tavassi nel ringraziare i principali ospiti presenti all’inaugurazione ha nominato Davigo dicendo che “siamo lieti di accogliere chi per tanti anni abbiamo avuto protagonista nella sede giudiziaria di Milano”, nell’aula si è levato uno scroscio di applausi. Ma poi, quando ha preso la parola Davigo, gli avvocati della Camera Penale di Milano hanno lasciato l’aula.

Senza fare riferimento alle polemiche, il magistrato ha ricordato “le tristi vicende che hanno colpito il Consiglio superiore della magistratura” con il caso Palamara e ha citato il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla vicenda, ricordando la reazione dello stesso Csm e in particolare “della sezione disciplinare” per “fugare qualsiasi idea di giustizia domestica e indulgente“. Davigo ha quindi sottolineato che sono state cinque le rimozioni e 13 le sospensioni da incarichi e stipendi, tralasciando le sanzioni disciplinari minori. Questo è “un indice di fermezza” perché “l’indipendenza della magistratura implica un comportamento corretto“.

In merito alla sicurezza del Palazzo di Giustizia di Milano, dopo l’incidente capitato ad un giovane avvocato un anno fa, il ministro Bonafede ha detto che sono stati stanziati “immediatamente” dei fondi per la sicurezza. “Non è sufficiente destinare risorse, se tali risorse rimangono imbrigliate nelle reti della burocrazia” sono state le parole del ministro.   “Il problema non attiene soltanto alla sicurezza, ma alla percezione della trascuratezza che può notare chiunque passi in quel punto delle scale. Le procedure sono lunghe, ma oltre allo stanziamento dei fondi vi assicuro che è costante ed elevatissima l’attenzione su questo Palazzo e sulla vostra sicurezza”.

Tra le personalità presenti alla cerimonia la presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, il Presidente della  Regione Lombardia Attilio Fontana, il Prefetto di Milano  Renato Saccone, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, il Questore di Milano Sergio Bracco, il Presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi, il Procuratore Capo della Repubblica di Milano Francesco Greco, il già Presidente del Consiglio ed economista Mario Monti, l’Assessore regionale Giulio Gallera, la Prorettrice dell’Università di Milano e costituzionalista Marilisa D’Amico, il Presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici, l’ex presidente della Fondazione Politecnico di Milano Giampio Bracchi, Michele Saponara, Giacomo Caliendo, Lucio Nardi, Edmondo Bruti Liberati,  Benito Perrone, rappresentanti della Curia di Milano, delle Forze Armate, di Carabinieri e Polizia di Stato, nonche’ delle maggiori istituzioni pubbliche e private milanesi.