Il virus svela l’ipocrisia dell’Europa.

di Achille Colombo Clerici

Alla luce di quanto sta avvenendo a seguito dell’emergenza coronavirus, con una serie di fatti che smascherano ipocrisie, egoismi e opportunismi dei vari Stati, sono sempre più numerosi coloro che si chiedono se esista ancora l’Europa.

La domanda in sè è ingenua, retorica e suscita nei più convinti europeisti la risposta di prammatica, secondo cui l’Italia senza l’Europa sarebbe perduta, incapace con i suoi soli mezzi di competere sul piano internazionale. Su questo potremmo anche convenire, tenendo ben presente che resterebbe però aperta la possibilità a livello globale di alleanze alternative. Staccarsi ora però è quasi impossibile, poichè il nostro Paese, oltre ad avere un pesante debito pubblico , è anche fortemente indebitato verso l’Ue per impegni finanziari già assunti: il che non viene mai detto.

Perché mai? É questa la vera situazione di avvitamento in cui ci troviamo. Abbiamo bisogno di moneta, ma, senza sovranità monetaria, l’otteniamo a debito. L’Europa resta una mera evidenza teorica in ambito geo-politico.

Bisognerebbe invece parlare sempre di Unione Europea, la quale non è uno Stato neppure confederale. L’Unione è solamente come possiamo dire? un “mercato”, una “moneta” un’ “area economica”.

Un’ istituzione, senza un Governo, visto che a decidere sulle questioni strategiche non è la Commissione, ma il Consiglio dei rappresentanti degli stati membri; che appunto sono dei “competitor” tra loro e non perseguono gli interessi dell’Unione, bensì ì propri.

Inoltre, il meccanismo del voto all’unanimità è una bella scappatoia per l’Unione che, invece di fare da cuscinetto, gioca a scaricabarile, addossando la responsabilità dell’inazione ai vari stati.