Stop ai canili lager, oltre 7.000 firme nelle piazze italiane.

Oltre 7mila firme raccolte in poche settimane per la petizione contro i canili lager, promossa da Fondazione CAVE CANEM. Prosegue la battaglia per impedire l’aggiudicazione di bandi al ribasso d’asta e al tempo stesso si diffondono sul territorio esempi virtuosi alternativi. Dopo Modena, Magreta, Roma e Napoli, già coinvolte nel programma #nessunoescluso della Fondazione, Milano, Spoleto e Trani si candidano a modello per le best practice

Abbiamo scritto al Presidente ANCI – dichiara Federica Faiella, Vicepresidente di Fondazione CAVE CANEM – e offerto l’aiuto dei nostri professionisti per definire un modello di bando per l’aggiudicazione dei servizi di custodia, gestione, accudimento e recupero psico-fisico di animali abbandonati che tenga conto delle caratteristiche etologiche della specie seppur in un contesto detentivo e che consideri prioritari il recupero psicofisico e adozione di ogni individuo e il corretto utilizzo dei fondi pubblici. Non si è fermata la nostra azione di supporto alle Amministrazioni Comunali virtuose, alle Associazioni e ai Gestori lungimiranti, per efficientare i canili rifugio e favorire il virtuoso circolo delle adozioni”.

 

Da Nord a Sud Italia si registrano altri incoraggianti risultati. A Milano il nuovo gestore del Parco Rifugio ha coinvolto la Fondazione per favorire il circolo virtuoso delle adozioni, accompagnare gli operatori, gli educatori cinofili e i volontari in un percorso di crescita professionale e fare da ponte con il territorio. Il programma, iniziato lo scorso mese di agosto, prevede di aiutare singoli cani a superare le proprie paure, ponendo fine ai disagi manifestati: la gestione in concreto di casi critici consente al tempo stesso di trasmettere competenze, conoscenze e un metodo di lavoro efficace, alle risorse coinvolte. Tra queste, anche tre studenti dell’Università Bocconi di Milano, nell’ambito del programma “Dai un senso al profitto”. In futuro diventeranno operativi anche giovani autori di reato e persone detenute, nell’ambito di un più ampio progetto di inclusione e riscatto sociale, attraverso il lavoro con gli animali. Il piano prevede anche il supporto giuridico da parte dei professionisti di Fondazione CAVE CANEM, per la tutela degli animali interessati da situazioni giuridiche particolari, in modo da renderli adottabili: il Parco Rifugio di Milano, infatti, ospita circa 130 animali, tra cui alcuni cani sotto sequestro perché vittime di maltrattamenti o detenzione incompatibile.

 

A Spoleto si raccolgono i frutti di un percorso cominciato già due anni fa, che ha dato vita a un circolo virtuoso che coinvolge Canile, Comune e Casa di Reclusione. Grazie al progetto Fuori dalle Gabbie, alcune persone detenute sono state formate da un team di educatori cinofili e assunti formalmente dalla nuova gestione del Canile Comunale, insediata proprio in questi giorni. Una fase delicata, accompagnata dagli esperti della Fondazione. Prosegue e si implementa l’attività della sede secondaria del canile, realizzata nell’ambito dello stesso progetto in una zona adiacente al carcere: il piccolo rifugio ha appena accolto otto nuovi cani, che saranno affidati alle cure di altre persone detenute, affinché ricevano una concreta possibilità di inclusione lavorativa. Al tempo stesso Fondazione CAVE CANEM sta lavorando per implementare un sistema di accoglienza al pubblico, finalizzato alle adozioni. Attuato come promesso dalla Fondazione, il coinvolgimento di alcune figure chiave nel Canile Comunale di Spoleto, tra cui educatori cinofili preposti alla pianificazione e realizzazione di percorsi di recupero comportamentale per i cani “difficili”. Anche la struttura stessa subirà dei cambiamenti, per migliorare le condizioni di permanenza dei cani, attraverso una redistribuzione degli spazi e grazie al lavoro delle persone detenute.

 

Da Trani, invece, arriva la storia di un Comune disposto a sostenere le spese per il recupero di un cane interessato da alterazioni comportamentali grazie al trasferimento in un centro specializzato, valorizzando così l’idea secondo la quale ogni individuo ha diritto di godere di servizi qualitativamente elevati che favoriscano il percorso verso l’adozione.  . La storia è quella di Tyson, un pitbull di tre anni, entrato nel Canile Sanitario da circa un anno. Tyson aveva aggredito varie volte volontari e operai della struttura, tant’è che la Asl aveva già attivato la procedura di valutazione per il recupero o la soppressione. Per mesi il cane è rimasto chiuso nel suo box, peggiorando giorno dopo giorno. In una prima fase, manifestava la propria esasperazione scagliandosi contro le grate del box e ferendosi sul volto, in seguito ha cominciato a rifiutare il cibo e si lasciava deperire. A seguito della segnalazione della Lega Nazionale del Cane, Sezione Trani, Fondazione CAVE CANEM è stata individuata come l’ente migliore per garantire a Tyson un percorso di recupero comportamentale. Il pitbull ha raggiunto il Canile Rifugio Valle Grande di Roma all’inizio di ottobre e oggi è seguito da un educatore cinofilo dedicato. Esce in passeggiata e al momento non ha mai mostrato segnali di aggressività. Verrà sottoposto a visite specialistiche in quanto ha manifestato i disagi di un individuo ipovedente e con problemi di udito; deficit che se non gestiti, possono sicuramente date vita a disagi del comportamento.

 

“Negli ultimi anni, abbiamo visto Amministrazioni comunali bandire, e in alcuni casi aggiudicare gare, prevedendo l’affidamento secondo il criterio del massimo ribasso o purché il prezzo fosse inferiore o, al massimo, pari a quello a base d’asta prevedendo quotazioni che oscillano tra € 1,73 giornaliero per cane e € 2,70 al giorno a cane (IVA esclusa) – sottolinea Faiella – importi totalmente insufficienti a garantire l’erogazione di servizi qualitativamente elevati a favore di animali già costretti a patire la condizione di costrizione in un contesto detentivo quali sono i canili rifugio.

Basti pensare – prosegue la Vicepresidente di Fondazione CAVE CANEM – che l’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione, riprendendo una nota del Ministero della Salute, già nel 2016 ha dichiarato di ritenere appropriato che il Comune preveda un importo oscillante, approssimativamente, tra € 3,50 e 4,50 giornalieri per cane. In caso di aggiudicazione a un prezzo inferiore ai 4 euro, anche considerando l’inflazione, risulta alto il rischio che le cure e la gestione fornite agli stessi cani risulti non ottimale e, anzi, esponga a rischi di maltrattamento o detenzione incompatibile con la natura degli animali e produttiva di grave sofferenza: si tratta di due reati previsti e puniti agli articoli 544 ter e 727, II comma, del codice penale”. La petizione è online sul sito internet della Fondazione: https://fondazionecavecanem.org/landing/emergenza-deportazione-firma-la-petizione/