Riscrivi la diversità

di Claudio Calcinati

La diversità, relativa alla disabilità è per me, essere di fronte ad una situazione di limitazione, nel senso di “mancanza di qualcosa”, ma allo stesso tempo abile e cioè capace in e capace di…

Entrano in gioco, quindi, le abilità e le capacità che ogni essere umano possiede, indipendentemente dalla sua specificità e particolarità.

Non bisogna perdere di vista il fatto che, ogni essere umano, porta con se un suo “mondo”, con all’interno vissuti personali, stile di vita, carattere, ecc; per questo motivo ognuno di noi è unico e speciale con conseguente diversità.

In questo senso si può intendere la diversità come una risorsa, in termini di crescita e arricchimento personali. Solo attraverso la conoscenza e l’accettazione incondizionata dell’altro, come presupposto dell’etica della gioia, esiste confronto e riflessione. Ma ciò sarebbe di poco conto se l’emancipazione del disabile verso una normale integrazione nella società avvenisse nel quotidiano, nei normali rapporti di relazione tra persone.

Purtroppo, ancora, siamo lontani dall’imparare a vedere l’handicap come risorsa e non come sofferenza; solo ultimamente molte famiglie, davanti a una situazione difficile, si rimboccano le maniche e riescono a gioire dei passi fatti e dei traguardi raggiunti.

L’obiettivo vincente sarebbe quello di riuscire a eliminare tutti quegli svantaggi che la struttura e l’organizzazione della società pone davanti alla disabilità, in maniera da passare dalla cultura dell’handicap a quella della normalità, ovverosia che afferma la diversità di ogni essere umano come condizione normale, quindi risorsa positiva, patrimonio di cultura, capacità, attitudini, vitalità.

Ritengo, però, che siamo ancora molto lontani dall’orientare la nostra mente verso la visuale del mondo disabile come risorsa e dal porre le condizioni affinché vengano predisposte specifiche campagne di comunicazione, per promuovere una nuova immagine del mondo della disabilità; disabilità come risorsa, solidarietà, partecipazione, pari opportunità, non discriminazione.

Ho considerato la mia disabilità come una risorsa, in quanto mi ha portato a dovermi misurare con i miei limiti e le mie potenzialità.

Di fronte a qualsiasi azione quotidiana, dalla più banale, alla più grande, mi sono dovuto domandare a 35 anni quando è intervenuta la mia patologia: ce la potrò fare? Questo costante interrogativo mi ha portato ad implementare le mie capacità.

Non potendo più camminare velocemente ho avuto la possibilità di soffermarmi con più attenzione su tante cose, e poi ho potuto assaporare il piacere della conquista, che non ho mai perso, sia in ambito professionale, sia in quello sentimentale. Le persone con disabilità possono diventare soggetti socialmente attivi e dobbiamo dar loro la possibilità di diventarlo.

Il dovere di tutti noi è quello di farci carico della loro stessa volontà e di assumerla socialmente, politicamente, eliminando qualsiasi ostacolo psicologico, giuridico, fisico che tenda a isolarla, abbattendo il pregiudizio, la negligenza che nasconde, umilia ed oltraggia.

E’ imprescindibile che si abbandoni l’idea dell’assistenzialismo e si guardi alle persone diversamente abili in maniera attiva, senza pietismo, ma come risorse positive della comunità. Non dovrebbe mai mancare il rispetto e l’attenzione verso chi, da una posizione differente e svantaggiata, ci dimostra di essere in grado di insegnarci volontà e forza vitale nella integrazione delle persone disabili nella nostra società, consapevoli che, solo così, sarà possibile una maggiore crescita per i singoli e tutta la comunità.

Ad un certo punto della mia vita, quando avevo 35 anni è cambiata e l’impatto non è stato facile, ma accettando le limitazioni dovute alla patologia intercorsa, sono riuscito comunque ad esprimere tutto il mio potenziale, accrescendo le mie capacità intellettuali e dimostrando sul lavoro e nella vita quotidiana di non essere inferiore ad un normodotato.

Il Pregiudizio è sempre dietro l’angolo, ma basta dimostrare con i fatti di essere uguali (se non superiori), a chi dimostra di essere limitato ed ignorante nei tuoi confronti, facendogli capire che sbaglia a considerare un disabile come un diverso.

Io quando ho incontrato persone simili mi sono sempre comportato in questo modo e debbo dire che qualcuno si è ricreduto delle sue convinzioni, purtroppo altri negano l’evidenza, ma è un loro problema di pochezza di intelletto e mancanza di informazione sulla materia, li compatisco perché non vedono il loro Handicap mentale!