di Mary Le
Quarant’anni. Quarant’anni senza il profumo del cibo preparato con amore, senza il suono dei tamburi che fanno tremare l’aria, senza gli abbracci della mia gente. Da bambina, il Capodanno vietnamita era un ricordo sfocato: la voce di mia madre che mi raccontava storie, le mani esperte che piegavano foglie di banano per i dolci, la luce soffusa delle lanterne. Ma non avevo mai vissuto davvero quella magia. E quest’anno, per la prima volta, ho sentito nel cuore cosa significa essere parte di qualcosa di grande, di una comunità che resiste, che si ama, che si ritrova.
L’Area Eventi Spineda di Treviso si è riempita di calore, di sorrisi, di volti che parlavano una lingua comune: quella dell’appartenenza. La danza del leone ha dato il via alla festa, e nel rullo dei tamburi ho sentito tutta la forza del nostro popolo, la nostra storia fatta di sacrifici e speranza. Ogni passo, ogni ruggito sembrava dire: siamo ancora qui. Ho guardato intorno e ho visto la stessa emozione nei volti di tutti, negli occhi lucidi di chi, come me, aveva aspettato questo momento per tutta la vita.
E poi la sfilata… che spettacolo! Un fiume di seta e colori, un inno alla nostra cultura che continua a vivere attraverso le nuove generazioni. Le nostre ragazze italovietnamite hanno camminato con fierezza, portando con sé il peso e la bellezza delle loro radici. E quando mia nipote Giulia e mia figlia Benedetta hanno attraversato la sala sfilando con grazia, mi sono sentita sopraffatta dall’orgoglio. Belle, forti, consapevoli di chi sono. In quel momento ho capito che la nostra eredità non si perderà mai.
Non posso trattenere la gratitudine. Il comitato organizzativo ha lavorato instancabilmente per rendere tutto questo possibile, e il loro impegno ha acceso un fuoco nei cuori di tutti noi. Abbiamo condiviso cibo, storie, abbracci. Abbiamo riso insieme, ci siamo commossi insieme. Per una giornata, il Vietnam non era un luogo lontano, ma qualcosa di vivo, presente, reale.
Il momento più toccante è stato l’incontro con l’ammiraglio della nave Stromboli e i rappresentanti della nave Doria e Vittorio Veneto. La loro presenza mi ha emozionata fino alle lacrime. Quegli uomini, quelle navi, sono stati il nostro rifugio nei momenti più bui, la mano tesa quando tutto sembrava perduto. L’Italia ci ha salvati, ci ha accolti, e oggi più che mai sento nel mio cuore che questa è anche casa nostra. Parlare con loro, sentire il rispetto e l’affetto reciproco, è stato un onore che non dimenticherò mai.
E poi c’è mio fratello Anthony. Vederlo servire la comunità con una luce negli occhi, con un entusiasmo che contagiava tutti, mi ha fatto capire quanto siamo fortunati. Ha aiutato, ha sorriso, ha ispirato i giovani con il suo esempio. È stata una gioia vederlo felice, sapere che anche lui sentiva, nel profondo, quanto questa giornata fosse speciale.
Le nostre famiglie hanno vissuto qualcosa di unico, qualcosa che rimarrà nei nostri cuori per sempre. Ci siamo stretti, abbiamo riso, abbiamo pianto. Abbiamo ricordato da dove veniamo e abbiamo guardato con speranza al futuro. Questo non è stato solo un evento: è stato un ritorno a casa.
Buon Tết 2025! Viva il Vietnam! Viva la nostra comunità! Viva l’Italia!