Internazionalizzazione: Quale Futuro? Il ruolo dell’Etiopia e dei Paesi Africani. Intervista al Presidente di Confapi Milano e Console Onorario dell’Etiopia a Milano, Nicola Spadafora.

-D: Ci parli del recente evento in collaborazione con Ethiopian Airlines… Come è nato il progetto e perché l’Etiopia?

-R: È un progetto più ampio che la nostra confederazione ha intrapreso oltre un anno fa perché abbiamo avuto la lungimiranza di creare dei rapporti con il continente africano, abbiamo intravisto questa opportunità, nessun’altra confederazione aveva contemplato questo nuovo mercato per le proprie aziende.

Abbiamo cercato di creare una serie di incontri a livello internazionale per unire il mondo dell’imprenditoria europea e italiana in particolare con il mondo dell’imprenditoria africana e al contempo cercando sensibilizzare le istituzioni dei due paesi per fare in modo che si sviluppassero sinergie e forme di collaborazione

Perché l’Africa? L’Africa è un continente in grandissimo sviluppo demografico, sociale, industriale e commerciale abbiamo creato un Summit internazionale al quale hanno preso parte la classe imprenditoriale di entrambi i paesi e poi si è fatto un follow up organizzando una serie di iniziative che potessero far incontrare le due realtà, tra cui l’evento del 3 Novembre a Malpensa.

Perché L’Etiopia? Sono coinvolto in prima persona sia come Presidente di Confapi sia con il ruolo diplomatico di Console onorario della Repubblica di Etiopia in particolare qui a Milano.
L’Etiopia rappresenta in qualche modo il motore dell’intero continente africano un paese che sta viaggiando con un incremento di PIL di oltre il 10% l’anno da oltre un decennio…

Ha inoltre avuto un incremento demografico senza precedenti, arrivando a contare oltre 100 milioni di abitanti negli ultimi dieci anni e ha avuto uno sviluppo industriale come poche altre Nazioni nel continente africano.
A partire da questo si è voluto dare, porre risalto all’Ethiopian Airlines che obiettivamente è una testimonianza dello sviluppo di questo paese e della sua innovazione.

La compagnia ha visto una notevole crescita in termini di tecnologia, sviluppo della flotta e presenza delle sue rotte in tutto il mondo, tanto da diventare una delle compagnie più all’avanguardia del globo.
A Malpensa è stato presentato un airbus di ultima generazione del valore di 250 milioni di Euro che per tecnologia, sostenibilità ambientale e comodità in questo momento non ha eguali al mondo.

Un’occasione per la compagnia di presentarlo con la volontà di farlo proprio in Italia, perché si stanno intensificando le rotte commerciali tra l’Italia è tutta L’Africa.
E Addis Abeba tramite questo nuovo velivolo (uno dei 32 già acquistati dalla compagnia) sarà il ponte tra l’Italia e il continente africano.

Tutte queste indicazioni hanno fatto sì che tramite le nostre aziende della filiera del turismo abbiamo deciso di optare per muoverci in questa direzione.


-D: Cosa intendete per internazionalizzazione nel pratico? 

-R: Ci sono dei mercati soprattutto in Africa che hanno bisogno di industria, conoscenza, know how, nuovi materiali e nuovi prodotti e c’è una classe media che si sta sviluppando a riprova della crescita economica e finanziaria.

Non solo quindi individuare mercati nei quali trasferire beni e prodotti ma creare delle condizioni per l’imprenditoria italiana di creare dei veri e propri progetti di presenza italiana su questi mercati.

Stiamo cercando infatti di attivare delle sinergie e collaborazioni con imprenditori locali
L’internazionalizzazione è proprio la sinergia tra questi due mondi.

L’Italiano che deve trasferire idee know how e materiali e quello africano deve recepirle tramite una collaborazione costante e a stretto contatto delle realtà industriali tra il mondo italiano e quello africano


-D: E Cosa state facendo per portare le aziende fuori dall’Italia e investire in altri paesi?

 -R: Non possiamo dettare le politiche. Individuiamo tutto ciò che le istituzioni da ogni punto di vista mettono in campo e che può agevolarci in questo compito.
Quello che stiamo facendo sono in primis due cose: informare il piccolo e medio imprenditore che non conosce le opportunità che si possono cogliere soprattutto all’estero in particolare nel continente africano quindi attuando una vera e propria divulgazione di opportunità.

E seconda cosa vogliamo affiancare al progetto teorico quello pratico: il summit che abbiamo organizzato lo scorso anno e gli eventi che stiamo organizzando in questo momento si muovono esattamente in questa direzione.  Vogliamo mettere a contatto concretamente l’imprenditore italiano e quello etiope per creare condizioni tramite cui l’imprenditore italiano viene informato e può cogliere queste opportunità e per fare ciò abbiamo creato dei rapporti istituzionali e con la nostra presenza un vero e proprio ponte.

   

In questo momento post pandemia e con i rincari dovuti alla situazione geopolitica relativa alla guerra, effettivamente l’imprenditore italiano è già afflitto da queste problematiche che si riflettono direttamente sulla sua azienda, quindi non si è affatto interessato ad altre opzioni e opportunità. E’ necessario e fondamentale che nonostante le difficoltà si vada avanti, individuando i nuovi orizzonti che il mondo offre.

Per fare impresa bisogna avere una visione che non può essere circoscritta.

Il 98% dell’impresa italiana è costituito da piccole imprese, sicuramente nella maggior parte dei casi di eccellenza, ma questo nanismo dimensionale è un limite rispetto a concorrenti esteri che per dimensioni e capacità finanziaria sono a tutti gli effetti dei giganti. Quindi concorrere diventa sempre più complicato.

In questa situazione dobbiamo offrire qualcosa in più tramite l’informazione, anche perché purtroppo la percezione che si ha dell’Africa e di quelle zone è sempre legata a problematiche economiche, civili e politiche.

Bisogna avere curiosità…

Quando 10 anni fa parti per l’Etiopia all’epoca atterrai in un piccolo aeroporto che oggi è invece decuplicato. Notai che ogni 20 metri c’era un cantiere, realizzavano infrastrutture, dighe, autostrade e sviluppavano la linea ferroviaria.

Un territorio 8 volte più vasto dell’Italia: la capitale è enormemente sviluppata, un aeroporto che oggi è diventato un hub internazionale. Dieci anni fa c’erano 3 catene di alberghi internazionali ora otre 100, c’erano 8 milioni di abitanti oggi 12, non c’era la metropolitana oggi c’è, né l’autostrada né la rete ferroviaria.
Ciò significa che c’è un’innegabile crescita su tutti i fronti…

Alcune imprese hanno colto queste opportunità altre stanno valutando attualmente di coglierle.


 

-D: Come mai è diventato Console onorario dell’Etiopia?
Quali sono i progetti su Milano? 

R: Questo riconoscimento è nato da questa visione che ebbi nell’andare in Etiopia. All’epoca non c’erano consulenti che facessero la spola tra Italia e il Paese. Ho portato degli investimenti che determinarono un arricchimento in loco e mi riconobbero questo sforzo compiuto.

Sono passati oltre 6 anni, pandemia di mezzo, ora è tutto più complicato ma quello che cerchiamo di fare a Milano è di essere in primis il punto di riferimento per la comunità etiope qui, che è molto fiorente oltre 2.000 persone perfettamente integrate che svolgono attività professionale, lavorativa e ovviamente in secondo luogo continuiamo a fare attività di promozione divulgando presso l’imprenditoria italiana e facendo conoscere le opportunità che il territorio etiope rappresenta. Cerchiamo di creare tramite le istituzioni locali col consolato e l’ambasciata etiope a Roma il terreno per poter concretizzare e finalizzare questi investimenti.