Il partito di Giorgia Meloni è la prima forza politica in Italia dopo le ultime elezioni: Intervista a Barbara Mazzali Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia in Lombardia

-D: Quali sono i valori fondamentali per lei a cui si ispira nel suo lavoro in regione e a cui il Paese dovrebbe ispirarsi?

-R: C’è un concetto molto banale che dovrebbe racchiudere il pensiero e il lavoro di un politico ed è: bene comune, non è scontato ma importante e va calato nella realtà. Sicuramente per noi ci sono dei valori imprescindibili che partono dal concetto di famiglia e dignità del lavoro, se non c’è lavoro non c’è Dignità ed è infatti questo l’approccio che abbiamo avuto rispetto al reddito di cittadinanza che non significa non voler aiutare le famiglie che effettivamente hanno bisogno di aiuto e sono in difficoltà. Ma non crediamo che un paese possa insegnare ai giovani che si può non far niente e ricevere ugualmente uno stipendio. Vogliamo che il paese e i giovani si riconoscano in una competitività con il reso dell’Europa che è fondamentale. Il messaggio che i vecchi governi hanno lanciato è terrificante da questo uno di vista. Abbiamo un Paese spaccato in due parti che ne mortifica una parte che ha votato per questa misura… Al sud Italia abbiamo imprenditori straordinari e anche al nord abbiamo AD meridionali e vuol dire che quelle regioni sono ricche di persone valide. Ma l’idea che puoi non far nulla e percepire un reddito non è sicuramente la nostra idea di Paese. Al sud bisognerebbe sfruttare il vantaggio del territorio non rinchiudendo la gente in fabbrica ma dando ampio spazio al patrimonio del mare che va assolutamente valorizzato con forza.

-D: Si è laureata in Scienze dell’educazione a Roma, discutendo una tesi sulle comunità educative, tema di cui si è occupata anche come legislatore, artefice di una proposta che è stata approvata.
La prima legge che ha presentato come prima firmataria è proprio quella sulle comunità educative, le San Patrignano lombarde. Ci dica di più…Cosa fattivamente avverrà grazie a questa legge?

-R: Rispetto alle dipendenze si è fatto ogni tipo di tentativo ma siamo arrivati al dunque, i nostri ragazzi per uscire dal mondo della droga non hanno bisogno di una clinica, di un posto letto e l’unico modo per poterli ridonare alla società è tramite le comunità perché nelle piccole San Patrignano non solo imparano a vivere in modo sano con delle regole, ma la comunità si prodiga anche nell’accogliere le loro famiglie. Quando queste persone arrivano ad aver bisogno delle comunità vuol dire che la famiglia ha già fatto tutto ciò che poteva cercando di salvarle in tutti i modi. Ci ritroviamo quindi con un ragazzo tossicodipendente e una famiglia totalmente distrutta dal dolore. Ho voluto con questa legge inquadrare questa situazione, qui in Lombardia abbiamo un numero veramente corposo di comunità importante le più importanti che abbiamo nel nostro paese. Abbiamo voluto dare una  dignità e delle risorse che si sono tradotte in questi ultimi mesi da parte dell’ assessore Moratti in veri e propri aiuti. Queste comunità vivono quasi esclusivamente di volontariato e simili e non dimentichiamoci che in questo periodo c’è anche un numero di accessi di minori spaventoso in queste strutture…

-D: Per quanto riguarda l’iter di affido dei minori…Come lo migliorerebbe? E cosa state mettendo in campo in merito?

-R: L’affido dei minori spetta in primis a un giudice e va inserito in un contesto, l’unica cosa è che non è mai stata concretamente ipotizzata una rete di comunità esclusivamente per minori e per questo oggi abbiamo demandato la questione ancora una volta all’esperienza e generosità delle nostre comunità che hanno destinato delle aree appositamente per loro. Ma l’iter non può essere questo in modo permanente, perché un ragazzino non può convivere con un tossicodipendente adulto: il minore ha una vita davanti e devi dargli una speranza e un esempio. L’ultracinquantenne lo puoi solo accompagnare perché la sua scelta l’ha fatta. Ci deve essere un esempio educativo e strutture adeguate anche perché hanno delle famiglie alle spalle che spesso non hanno potuto/saputo aiutarli. E’ una situazione complessa e dolorosa e vanno trovate delle soluzioni per poterla gestire quanto prima al meglio.

-D: Di lei si è parlato inizialmente soprattutto per l’impegno riguardo la caccia. Cosa si sente di dire a tal proposito a chi la reputa una pratica “Barbara” e come risponde agli animalisti?

-R: Rispondo agli animalisti in modo molto preciso: è più etico il pezzo di carne che mangio io la domenica cacciando un animale libero in natura o quello acquistato al supermercato che ha sofferto in un allevamento intensivo? O diventiamo tutti vegetariani io mi pongo la questione: è sicuramente più etico di mangiare un pezzo di carne e prelevare in natura un animale libero che sino a quel momento ha vissuto nelle sue condizioni naturali. Venendo a mancare buona parte dei predatori ci sono degli animali che non sono autoctoni e non provengono dalle nostre zone e hanno la meglio su quelli nostrani. Anche il cinghiale non è più quello italiano: è un incrocio con quelli dell’Est dunque è più grosso, più pericoloso e si riproduce in un modo consistente e questo sta diventano un problema da non sottovalutare. Molti di questi animali stanno rovinando la nostra biodiversità. Se non facciamo un equo prelievo in natura e non portiamo la situazione a un equilibrio ci ritroveremo con la situazione attuale che degenererà. I cinghiali devastano, le nutrie hanno guastato gli argini, i piccioni creano problemi in città. La caccia in Italia come regolamentazione è tra le più severe anche come numero di capi da poter cacciare, il tutto si riduce in pratica a 3 mesi all’anno. Ci sono degli animali che vanno necessariamente prelevati, molti dei nostri territori sono completamente abbandonati e sopravvivevano proprio grazie alle pratiche di caccia oggi sono discariche a cielo aperto, dato che non sono più frequentati, abbiamo già avviato numerose denunce. Un esempio dell’utilità della caccia: in alcuni casi vigili del fuoco e protezione civile nelle situazioni di emergenza chiamano le squadre di cinghialai per dei percorsi alternativi che sanno essere quotidianamente puliti e praticabili agevolmente per poter domare gli incendi. Avere qui in Lombardia 60.000 cacciatori che sono specializzati è una risorsa ed è miope ignorare la cosa.


-D: Fa parte del primo partito italiano in questa legislatura qual è il suo rapporto con la Meloni? E in che modo la politica del centro destra potrà concretamente incidere in meglio sulla vita degli italiani, ci faccia qualche esempio pratico di priorità di punti del programma che attuerete anche per la Lombardia…

-R: Ho conosciuto Giorgia Meloni 6 anni fa era in un piccolissimo giardino a Lodi, allora la Lega era a numeri stratosferici. Ma io decisi di candidarmi con lei perché nelle sue parole avevo visto quello che poi il 30% degli italiani ha visto in queste ultime elezioni. Una donna concreta che sa esattamente qual è il suo progetto di Paese e che lo vuole attuare. Nulla per lei si può ottenere senza meriti, cioè conoscenza e capacità per attuare quella cosa. Mi sono candidata con lei anche perché incarna il mio ideale politico, i valori della destra vera e la concretezza delle donne che sono quelle che sanno prendersi cura della famiglia, lavorare, educare i figli, occuparsi della pulizia della propria casa: sono multitasking e hanno una visione a 360 gradi su tutto. Giorgia è tutto questo e lo riprodurrà anche nella sua azione politica: nella frase non sono ricattabile c’è tutta la sua determinazione nel portare avanti il suo lavoro.
Tornando alla Lombardia, oggi siamo in 6 il nostro lavoro normativo è sempre presente e costante ma domina la Lega che all’epoca era il primo partito e abbiamo sempre lavorato bene con loro., Siamo l’esempio di quello che Giorgia ha intenzione di fare. Dove stiamo governando le cose funzionano e governiamo con questo modello anche nell’equilibrio delle alleanze. Il modello lombardo può assolutamente essere replicato nel Paese.


-D
: Ci sono state delle contestazioni su Ignazio La Russa e sulla sua elezione a Presidente del Senato, vuole fare qualche dichiarazione in proposito?

-R: Io credo che il senatore La Russa non debba dimostrare nulla è stato Ministro Vicepresidente del Senato è un uomo delle istituzioni e sa benissimo interpretare il suo ruolo e non mancherà di farlo anche con quell’equilibrio che l’ha sempre contraddistinto.
È sicuramente una delle persone più equilibrate dal punto di vista istituzionale cosa ben diversa dall’aspetto politico, e secondo me sarà uno dei migliori Presidenti del Senato che abbiamo mai avuto.

-D: Per quanto riguarda la pandemia e l’evoluzione pandemica per ciò che concerne nuove restrizioni future come il green pass, qual è il vostro pensiero in merito anche alla luce delle ultime dichiarazioni shock di Pfizer?

-R: Eravamo contrari all’epoca, siamo tutti rigorosamente vaccinati e io personalmente farò anche la quarta, la quinta dose: il vaccino è quello che ci ha aiutati ad uscire da questo disastro che ha colpito in particolare come possiamo ricordare tutti, la Lombardia. Siamo 12 milioni quindi siamo il 20% di questo Paese, la regione dove avvengono i maggiori scambi economici ed è qui che ovviamente il virus ha trovato terra più fertile.
Sulla base di questo dovremmo essere più sereni nel giudizio, più di quello che abbiamo fatto non potevamo fare abbiamo dato il massimo. I letti in terapia intensiva potevamo averne all’infinito ma il punto è tutto quello che c’è intorno. Nella nostra regione non c’è stato nessuno che sia stato abbandonato nelle corsie, tutti hanno trovato un’accoglienza poi purtroppo i numeri erano quello che erano come ben sappiamo. E il punto è che nessuno sapeva con precisione cosa fosse. E’ stato veramente tremendo, ma togliere alle persone il diritto di lavorare… su questo punto io ci sarei andata cauta.