Pietro Lingeri Astrazione e costruzione, da venerdì 8 in Triennale.

Triennale Milano presenta la mostra Pietro Lingeri. Astrazione e costruzione, uno speciale percorso espositivo dedicato all’architetto Pietro Lingeri (1894-1968), a cura di Gabriele Neri e con progetto di allestimento di Onsitestudio, sviluppato nell’ambito di un lavoro di digitalizzazione e valorizzazione dei materiali dell’Archivio Pietro Lingeri, frutto di una collaborazione con l’archivio stesso.

Afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano: “Dedicare una mostra a Pietro Lingeri significa portare la dovuta attenzione su una figura chiave del mondo del progetto e, al contempo, proporne nuove letture e interpretazioni, coerentemente col percorso di promozione e valorizzazione dei grandi Maestri che Triennale Milano sta portando avanti da alcuni anni. Un altro elemento centrale della mostra è la proficua collaborazione con l’Archivio Pietro Lingeri. La nostra istituzione vuole così confermare il suo ruolo di collettore del patrimonio archivistico diffuso su tutto il territorio italiano con la volontà di porsi sempre più come un riferimento e un centro attivo e propositivo dedicato al design e all’architettura italiani”.

Elena Lingeri, responsabile dell’Archivio ha dichiarato: “Sono veramente contenta che le opere di mio nonno, tante volte premiate in Triennale, tornino nuovamente in Triennale nell’ambito del progetto di digitalizzazione, processo conoscitivo entusiasmante in grado di allargare la fruizione, le prospettive ed il valore culturale del corpus archivistico.”

La mostra si propone di leggere l’opera di Lingeri – uno degli esponenti più significativi dell’architettura italiana del XX secolo, autore di alcuni dei progetti più rilevanti del razionalismo italiano negli anni trenta e di una lunga serie di opere nella Milano del dopoguerra – coniugando la prospettiva storica con una lettura attuale, capace di evidenziare le questioni che le sue architetture sollevano oggi.

Il percorso espositivo intreccia infatti due livelli interpretativi. Il primo – attraverso schizzi, disegni, fotografie, modelli, lettere e materiali originali spesso inediti provenienti dall’Archivio Pietro Lingeri e altre istituzioni – consente di ripercorrere l’opera dell’architetto facendone emergere il contesto storico, la ricerca compositiva e costruttiva, il rapporto tra modernità e tradizione, l’influenza sul disegno della città, il ruolo nel dibattito architettonico italiano, i riferimenti artistici e le molteplici collaborazioni progettuali, tra cui quelle con Giuseppe Terragni, Luigi Figini, Gino Pollini, Cesare Cattaneo, Piero Bottoni, Mario Sironi, Mario Radice. In concomitanza con le celebrazioni per l’anno dantesco, tra i materiali in mostra spiccano le tavole di progetto e il modello originale del Danteum, l’irrealizzato tempio per il sommo poeta previsto di fianco al Colosseo, ideato insieme a Terragni. In mostra, inoltre, un particolare rilievo è dato all’opera di Lingeri nel secondo dopoguerra, che sarà esposta al pubblico per la prima volta in maniera ampia e articolata, in modo da fornire una visione organica della sua intera parabola progettuale.

Il secondo livello interpretativo è invece composto da contributi eterogenei che osservano l’opera di Lingeri da una prospettiva aggiornata, facendo emergere la stratificazione che ogni architettura porta con sé. Tra questi contributi vi sono le opere fotografiche realizzate per la mostra da Filippo Romano e Mattia Balsamini, chiamati a rileggere rispettivamente gli edifici di Lingeri nel loro stato attuale e il modello del Danteum, che negli ultimi ottant’anni è stato raramente esposto al pubblico. Visioni artistiche come quelle di Lisa Borgiani evocano inediti modi di rielaborare l’eredità di Lingeri, mentre progetti di architetti contemporanei (tra cui Alessandro Scandurra-Scandurra Studio Architettura, David Chipperfield Architects, Herzog & de Meuron e Onsitestudio) fanno riflettere sul riuso dei suoi edifici e sull’attualità dei temi da lui esplorati.

L’accostamento di queste due prospettive punta così a mostrare ogni architettura non come un episodio isolato e dunque congelato nel passato, ma come la somma di un’incessante stratificazione di significati, attori, mezzi di rappresentazione, storie e interpretazioni, anche in conflitto tra loro, privilegiando un approccio diacronico che possa valorizzarne la complessità e stimolare domande sul presente e sul futuro di una Modernità con ormai molti decenni alle spalle.

Un catalogo, a cura di Gabriele Neri ed edito da Electa, accompagnerà e completerà il percorso espositivo.

I Partner Istituzionali Eni e Lavazza, l’Institutional Media Partner Clear Channel e il Technical Partner ATM sostengono Triennale Milano anche per questa mostra.

Pietro Lingeri

Nato a Bolvedro di Tremezzo (Como) nel 1894, Pietro Lingeri inizia la sua carriera artistica come stuccatore nella settecentesca Villa Sola Cabiati, dove viene notato per il suo talento. Si trasferisce a Milano nel 1906 e l’anno successivo si iscrive alla Scuola superiore d’Arte applicata all’Industria del Castello Sforzesco, mentre frequenta come “decoratore scultore” la Scuola degli Artefici all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dopo aver partecipato alla guerra, dal 1922 frequenta il corso speciale di Architettura a Brera. Nel 1926 consegue il diploma di professore di disegno architettonico e apre uno studio in corso Vittorio Emanuele. Nel 1930 ottiene l’iscrizione all’Albo degli architetti di Milano. Appartengono a questo periodo, tra gli anni Venti e l’inizio del decennio successivo, una serie di significative opere milanesi (tra i quali il negozio Al Principe di Galles, l’Istituto di bellezza Biancardi, l’Hotel Manin, l’Hotel Europa, la Galleria del Milione) mentre prosegue la sua attività sul lago di Como con ville, alcuni monumenti ai caduti, edicole funerarie ed edifici. Dal 1930 è membro del gruppo italiano dei CIAM (Congressi Internazionali d’Architettura Moderna) e del MIAR (Movimento Italiano di Architettura Razionale); nello stesso anno vince il premio della Triennale di Monza con i salottini di prova per la “Sartoria Moderna”. Con il Gruppo di Como firmerà, nel 1933, la Casa sul lago per artista alla 5ª Triennale, che gli varrà il Gran premio per l’architettura. Sempre nel 1933 è tra i fondatori di “Quadrante”, rivista portavoce dell’astrattismo e dell’architettura razionale diretta da Bardi e Bontempelli, e nel 1937 di “Valori Primordiali”. Negli anni Trenta progetta insieme a Terragni quattro case d’abitazione a Milano (Casa Rustici, Casa Toninello, Casa Lavezzari, Casa Ghiringhelli) e progetta da solo la Casa Rustici-Comolli. Nel 1932 Rino Valdameri, presidente dell’Accademia di Brera, lo incarica del progetto delle case per artisti sull’isola Comacina e nel 1938 di quello per il Danteum, tempio in onore di Dante da erigersi sulla via dell’Impero a Roma, che disegnerà insieme a Terragni. Dal 1935 al 1951 lavora a diverse soluzioni per la nuova sede della Reale Accademia di Belle Arti di Brera insieme a Terragni (per le prime versioni), Figini e Pollini. Nel 1943 il suo studio milanese viene distrutto dai bombardamenti ma la sua attività prosegue. Dopo la guerra è coinvolto nella ricostruzione di Milano: nel 1945 è membro della commissione generale per il piano regolatore. Nel 1946 costituisce l’MSA ( movimento studi per l’architettura) con Magistretti, Albini ,Bottoni ed altri. Nel secondo dopoguerra Lingeri progetta una lunga serie di opere a Milano che contribuiscono alla definizione tipologica dell’architettura cittadina degli anni Cinquanta e Sessanta: dai quartieri “autosufficienti” (Vialba I, Comasina e Forlanini Nuovo a Milano; altri a Como, Biella e Abbiategrasso) ai condomini d’abitazione (in via Legnano, piazza Buonarroti, corso Sempione, via Melchiorre Gioia, via Lomellina, piazzale Dateo, piazza Durante, viale Umbria ecc.); dai palazzi per uffici (Palazzo De Angeli Frua in via Paleocapa, “La Centrale” in piazzetta Bossi, Sede della Cassa di soccorso ATM ecc.) ai negozi, alle ville e agli arredi. Nel 1964 è nominato Accademico di San Luca. Nel 1967 riceve dal Presidente della Repubblica il Premio nazionale di architettura. Muore nel 1968 a Tremezzo.