Giovani e futuro: un successo la tavola rotonda Una vita autentica.

Ha registrato il tutto esaurito e un’alta partecipazione giovanile la tavola rotonda Una vita autentica, alla quale sono intervenuti nomi di spicco del mondo della filosofia, della psicologia e della psicanalisi. Durante l’incontro, che si è svolto domenica 26 settembre a Milano, si è voluto riflettere su quali strumenti educativi e sociali siano oggi necessari per favorire l’orientamento e il raggiungimento di una autentica felicità nei giovani, che troppo spesso, come ci dicono i dati e i sondaggi, sono insoddisfatti del proprio percorso accademico e di vita.

L’evento – che è stato promosso da Casa della Cultura, Fondazione Quercioli e Associazione Fortitudo, con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia – prendeva infatti le mosse da alcuni dati allarmanti: oggi in Italia il 22% della fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora, il 35,4% di chi ha tra i 18 e i 24 anni abbandona precocemente gli studi (Istat 2019) e il 38% dei giovani si dice insoddisfatto della propria vita (sondaggio Sodexo pubblicato da Il Sole 24 Ore).

 

Sono soprattutto questi giovani, i cosiddetti NEET (Not in Employment, Education of Training), a incontrare maggiori difficoltà nel cammino di autorealizzazione, come ha evidenziato in apertura della tavola rotonda Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta e fondatore del Centro “Il Minotauro”. «Essere autentici significa essere riusciti a maturare un progetto di vita che si lega a delle aspirazioni. Ci sono ragazzi che non riescono a raggiungere questo livello: saranno quindi inautentici, sofferenti. Sono in maggiore difficoltà coloro che non hanno terminato gli studi, che non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano più. Sono ragazzi “rotti”, che si riducono a idolatrare un presente fatto di giorni sempre identici, e il loro numero è aumentato con la pandemia». Quale possibile soluzione? «Bisognerebbe riuscire a mettere in piedi più progetti di co-housing, di coworking, esperienze di condivisione. Bisogna far capire a questi ragazzi che il futuro esiste ancora e lo si può raggiungere: basta un ponte».

 

A frenare la possibilità di un’autentica autorealizzazione non è solo la condanna a un eterno “ora”, a un eterno presente apparentemente privato dell’opportunità di un futuro. Anche l’eterno “qui” genera insoddisfazione e frustrazione. Lo ha evidenziato Gianfranco Mormino, filosofo e Professore Ordinario di Storia della Filosofia Morale all’Università degli Studi di Milano: «Se pensiamo che “orientare” un giovane consista nel persuaderlo a stare bene nel luogo e nel tempo che gli sono toccati in sorte, lo stiamo di fatto costringendo a scegliere, escludendo la possibilità che egli possa volere altro o non sappia ancora ciò che vuole, semplicemente perché non lo ha ancora incontrato. Credo che molto del disagio giovanile dipenda dall’idea, poco sensata, che ciò che è andato bene per noi andrà bene anche per chi abbiamo generato. L’esplorazione, invece, è necessaria per gettare quel ponte tra il Sé presente e il Sé futuro».

 

In questa ricerca di se stessi e della propria felicità, in questo orientarsi nelle scelte della vita, bisogna diffidare delle soluzioni semplicistiche e superficiali, ha ammonito Laura Nota, psicologa, Professoressa Ordinaria di Psicologia all’Università degli Studi di Padova e presidente della Società Italiana per l’Orientamento: «Abbiamo letto la notizia della creazione di un algoritmo che aiuta gli studenti a scegliere il corso di laurea giusto, ma ragionare sul futuro non può essere questo. Abbiamo bisogno invece di ricreare l’amore e la passione per lo studio, di avviare laboratori di consapevolezza e pensiero critico. La progettazione del futuro e l’orientamento richiedono tempo e approfondimento».

 

«L’aderenza alla vita autentica è sempre per approssimazione e deve lottare con le pulsioni che spingono verso l’autodistruzione – ha aggiunto nel suo intervento Marisa Fiumanò, psicoanalista e saggista – Pulsioni, queste, che sono promosse dal discorso prevalente nel nostro tempo».  Inoltre, non si può ignorare il fatto che altre difficoltà che si incontrano nel percorso di autorealizzazione dipendono da questioni oggettive: di reddito, ad esempio, e anche di genere. Su quest’ultimo punto ha messo l’accento Elisabetta Camussi, psicologa sociale e Professoressa Ordinaria all’Università degli Studi di Milano-Bicocca: «Oggi stiamo chiedendo soprattutto alle giovani donne di essere brillanti e capacissime, di essere le nuove inventrici e produttrici, di porre persino rimedio al problema della denatalità, ma senza costruire per loro nessuno spazio di progettualità e, appunto, di vita autentica».

 

A trarre le conclusioni del discorso è stato il filosofo Salvatore Natoli, Professore Ordinario di Filosofia Teoretica all’Università degli Studi di Milano – Bicocca, che è intervenuto in video collegamento sottolineando come il discorso sull’autorealizzazione di se stessi sia, e debba essere, un discorso sostanzialmente politico. «Nell’autentica scoperta delle proprie capacità bisogna che siano offerte opportunità, occasioni per sperimentarsi – ha spiegato – Viviamo però in una società in cui interessa la prestazione, non la vocazione e nemmeno la realizzazione. La società della prestazione spinge a perdersi, o comunque non aiuta a ritrovarsi nel momento in cui ci si perde. C’è una realizzazione di se stessi al ribasso, per campare. Deve esserci invece una volontà collettiva di mettere tutti nella condizione di dare il meglio di sé. Solo così si può diventare autentici».

 

L’evento, che è stato seguito in presenza da circa 80 persone e in streaming da oltre 180, si è svolto in una cornice speciale: la palestra Heracles Gymnasium di via Padova 21, che dal 2015 si propone come un centro per l’allenamento psico-fisico della persona. Qui ha sede l’Associazione Fortitudo, tra i promotori dell’evento Una vita autentica. Come gli antichi gymnasium della Grecia Classica, in cui la formazione sportiva degli atleti non poteva prescindere da quella filosofica, psicologica e culturale, anche nella palestra di pugilato di via Padova c’è spazio per incontri dedicati a filosofia, psicologia, scienze umane e arte.

 

Soddisfatto dell’evento Franco Cazzaniga, presidente di Fondazione Quercioli, che ha dichiarato: «Viviamo una fase della vita sociale e politica che ha bisogno di sperimentare nuove visioni che mettano a fuoco quelle difficoltà che non permettono alle persone di poter vivere una vita autentica. La grandissima partecipazione giovanile a questo evento, che si è tenuto in una delle periferie di Milano, conferma questa necessità. Questa iniziativa, sostenuta da contributi di altissimo livello, ci deve stimolare a proseguire su questa strada, coinvolgendo i livelli istituzionali per identificare strutture sociali che aprano nuovi scenari per aiutare i giovani a trovare la loro vita autentica». Il vasto tema dell’autorealizzazione e della ricerca dell’autenticità non si esaurisce con questa tavola rotonda: seguirà, nei prossimi mesi, l’annuncio di novità e ulteriori progetti.