I medici ospedalieri e la libera professione

I problemi della sanità proseguono con gli organici dei medici ospedalieri : questi possono essere assunti e svolgere la loro attività a tempo pieno o non a tempo pieno: nel primo caso significa che possono esercitare la professione solo all’interno dell’ospedale detta anche libera professione intra “moenia” se non sono a tempo pieno possono svolgere la loro attività medica all”esterno come libera professione individuale,ma con uno stipendio ridotto.Le differenze di stipendio non sono attualmente e non lo sono mai state tali da incentivare un medico a scegliere l ‘attività a tempo pieno.

I legislatori hanno, a mio parere, pensato di risparmiare sulla spesa sanitaria non incentivando adeguatamente dal punto di vista economico la scelta del tempo pieno.

E qui sono iniziati i problemi: come può un medico rinunciare a raddoppiare, triplicare,o anche molto di più il proprio stipendio svolgendo la propria attività libero professionale all”esterno dell”ospedale?

Oltretutto, siamo in Italia,quasi tutti sanno che buona parte di questa attività è fatta in nero cioè senza emissione di fattura ovvero evadendo il fisco !

Perché da decenni si sparla di evasione fiscale ma da altrettanto tempo nessuno ha fatto niente . Tutto questo mi sembra immorale ed irrispettoso del paziente che oltretutto non potrebbe detrarre pienamente la mancata fattura, beffa ancora maggiore se si considera che spesso quel paziente ha una patologia grave a volte inguardabile.

Come possiamo definire quel medico?

Ma non occorre scervellarsi perché siamo in Italia ed è in buona compagnia anche in altre attività. Le fatture di visite mediche dovrebbero essere interamente detraibili nella stessa annata (magari al 110% visto che in Italia siamo degli esperti con questa percentuale) Ma non andiamo fuori tema: ritorniamo agli ospedali.

Qual è l’mprenditore privato che assume un collaboratore , gli insegna una professione , spesso sempre più specialistica, gli da una esperienza personale,ad esempio un artigiano,un gioielliere,un progettista, etc, e poi continua a stipendiarlo quando questo decide di andare a lavorare per conto proprio?

Questo è quello che oggi avviene coi medici ospedalieri! Continuano ad essere stipendiati dagli ospedali mentre fanno la loro libera professione privata all’esterno:

  • essere in mala fede se si sospetta che non diano il massimo di se stessi quando operano in ospedale ma si risparmino un pochino per svolgere brillantemente la propria libera professione privata magari nel pomeriggio?
  • mala fede pensare che posano usare in qualche modo la loro attività ed il loro ruolo ospedaliero per incrementare la loro attività “extra moenia”?

 

Quanti sono gli italiani che conoscendo le liste di attesa per ricoveri ospedalieri chiedono preventivamente una visita privata ad un medico della staff sperando così di saltare la coda? Parliamo ora degli stipendi dei medici ospedalieri: questi sono indecorosi e sono il frutto della diffusa mentalità “che tanto il medico di arrangia”.

È ora di finirla con questo sistema questa mentalità!

 

Oggi un assistente a tempo pieno ovvero che non può svolgere attività privata all’esterno, ha uno stipendio di 3200 -3300 euro

.Oggi una coppia di medici, teoricamente non gli ultimi in una ipotetica scala sociale, pur mettendo insieme i rispettivi stipendi non può permettersi a Milano un appartamento dignitoso, di avere 2 figli di mandarli dall’ inizio all’asilo nido e poi farli studiare fino all’università! Sono oggettivamente costretti ad arrangiarsi con l’attività privata

 

Perpetuando così i problemi della sanità come detto in precedenza. Il fatto grave è che non si risolve il problema aumentando lo stipendio di 300-600 euro. Sono soldi buttati via perché non risolvono radicalmente i problemi di quella coppia di medici presi come esempio in precedenza e come è di moda oggi qualcuno la definirebbe una mancetta.

 

Occorre un intervento radicale con lungimiranza sulla intera struttura della organizzazione ospedaliera.

L’organigramma ospedaliero dei medici è attualmente strutturato su tre livelli:assistenti , aiuti, un primario. Oggi non si chiamano più cosi perche’vengono definiti dirigenti di primo o secondo livello responsabili di unità semplici o complesse: in realtà esistono solo ,come detto, tre livelli ,non è cambiato niente rispetto al passato ;mi risulta che in nessun altro ambito lavorativo vi sia una strutturazione su tre soli livelli di carriera.

Livelli che comunque sono quelli che significano gratificazione economica e professionale. Quello che bisogna innanzitutto sapere è che generalmente la maggior parte dell’ organico dei vari reparti è bloccato per varie ragioni ma nella maggior parte dei casi per tentare di controllare la spesa sanitaria.

Cosa deve fare un assistente ospedaliero dopo 10-15 anni di lavoro fatto con dedizione e passione per fare un salto di livello che si traduca come detto prima in un aumento di stipendio ed in gratificazione professionale, se ha davanti nel proprio reparto un aiuto di soli 5 anni più anziano lui. Come si può pensare che continui a dedicarsi anima e corpo con il top della professionalità al proprio reparto ?

Anche perché a volte per rispetto dei ruoli è costretto ad eseguire decisioni prese dall’alto che a volte può non condividere.

Può solo pensare di mitigare la propria frustrazione ,insoddisfazione dedicandosi ai propri interessi economici facendo la libera professione privata all’esterno dell’ospedale.

Lo stesso preciso discorso si può fare anche per gli aiuti che dopo più di venti anni hanno davanti primari più anziani di solo 5 anni: non basta accendere una candela tutte le sere pregando che il primario scompaia.

Come si può pensare che dopo tutti quegli anni tirino la carretta con la stessa dedizione al reparto? E non pensino di dedicarsi ai propri interessi? Se il personale medico è frustrato difficilmente riesce a mascherarlo nell’ esercizio della attività quotidiana e questo inevitabilmente viene percepito da tutto il personale del reparto:questo può forse spiegare l’alta percentuale di assenteismo di molte unità del sevizio sanitario nazionale.

Se si continua a nascondere la testa sotto la sabbia e non si prende atto di questa crisi motivazionale presente in molti reparti si prenderanno provvedimenti solo palliativi .

Crisi ancora più gravi quando vengono calati dall’alto da partiti o da baroni universitari primari che poi nella pratica clinica quotidiana si dimostrano non all’altezza del ruolo. Questa è una procedura alquanto frequente in Italia.

Se non si interrompe questa consuetudine di posizionare a tutti i livelli i “raccomandati” nell’ambito degli ospedali come pensiamo che la sanità possa funzionare? Continuiamo a finanziare questa sanità senza minimamente tentare di intervenire sui problemi alla base.